mercoledì 31 dicembre 2008

Buon 2009

Doverosi gli auguri di fine anno, e che il 2009 sia un anno prospero per tutti voi. Gli "speriamo che" li lascio a chi spera. Vorrei che per la nostra passione ci sia più di una gratificazione, vorrei vedere che il nostro lavoro, il lavoro di tutti noi, non sia fatica sprecata... Eppure la realtà è ben diversa da come la vorremmo. Il caso dei soldi mai dati da Edoardo Costa ad una associazione che si occupa dei bambini brasiliani, è soltanto la punta di un iceberg per quello che riguarda la beneficenza. Un offesa per chi come noi, artisti di strada, cerca di divertirsi e nel contempo di dare una mano. L'unico modo per tentare di riempire un teatro è la solidarietà, altrimenti i gruppi amatoriali sono visti con diffidenza, lasciati a se stessi e alle loro follie.
Ma ancora ci ritroviamo qui, a cercare di dare vita ad un idea, pensando alla prossima cosa che canteremo sul palco, al prossimo vestito da indossare, alla ricerca di quel battito che ci accompagna prima di entrare in scena.
Buon anno pagliacci, attori, mimi, cantastorie, musicanti, ballerini, cantanti, maestri d'arme, comparse, tecnici, maschere... e buon anno anche a te, pazzo sognatore...

sabato 13 dicembre 2008

Buon Natale


Buon Natale ragazzi. Buon Natale a tutti voi! Che ognuno di voi possa trovare sotto l'albero almeno uno dei desideri che avete, almeno uno dei sogni, o solamente un pò più di felicità.
Buon Natale dal più folle dei folli, che ancora crede a qualcosa, e in qualcosa... Buon Natale artisti senza nome, e che Dio ci benedica.

domenica 7 dicembre 2008

Lo sciopero delle vanità

Quando Robespierre instaurò la ghigliottina durante i moti della rivoluzione francese, tutti i torti non l'aveva. In un certo qual modo decapito un pensiero, e non lo fece soffocando le menti, ma ne tagliò le teste, cosicchè non potessero più pensare. E' un inizio un pò macabro, ma scorrendo per locandine e spettacoli leggo che una rappresentazione postuma e inedita di uno spettacolo del grande Gaber, all'Auditorium di Milano, è saltata per "sciopero artistico" dell'attore Claudio Bisio. Conseguentemente, è saltata anche la rappresentazione in quel di di Genova, anche per il volere della figlia che avrebbe voluto la prima nella città natale del padre. Ora però l’occasione è sfumata, e così quei sei monologhi con canzone che un Gaber già malato aveva composto, tra il ’99 e il 2000, senza riuscire a portarli sulle scene o alla radio, sono stati di nuovo bloccati. E forse il Signor G riderebbe, di questo ennesimo sgambetto che chiude il sipario in faccia al suo ultimo sforzo di raccontare con ironia la storia del nostro Paese (un monologo a decennio). Perché la paralisi di uno spettacolo comicamente corrosivo e anarchicamente poetico per sciopero generale sarebbe una geniale trama per uno sketch, se non fosse realtà. Evidentemente, dire che Gaber è un maestro, che aveva ragione «anche quando lo fischiavi» (Bisio dixit) è di sinistra. Non averlo fischiato prima e rendersi conto che boicottarne lo spettacolo in nome di uno sciopero è insensatezza, un’offesa alla cultura e forse anche all’intelligenza, deve essere di destra. Claudio Bisio forse ci ha provato a trovare una soluzione che, per una volta, non portasse cucita sopra la solita trita etichetta politica. Aveva accettato di andare in scena rifiutando il cachet. Ma ai sindacalisti Cgil del «Piccolo», i quali già avevano ottenuto che lo spettacolo finisse fuori dal loro teatro, questo non è bastato. Hanno insistito a colpi di comunicato, hanno fatto capire che Bisio era «insensibile» alle loro istanze, allo sciopero. Così Bisio che non è Gaber, ma si limita a recitare Gaber, ha deciso di lasciar perdere, di dimenticarsi che «l’appartenenza/ non è un insieme casuale di persone/ non è il consenso a un’apparente aggregazione/ l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé». Peccato. Ritengo Bisio una persona inteligente e arguta, e a parte quando a presentato il 1 maggio, abbastanza equilibrista per stare a Mediaset e professarsi di sinistra. Ma lo sgambetto che ha fatto a Gaber, in nome di uno sciopero, se lo poteva benissimo risparmiare, ma forse il grande "cantattore" se lo poteva anche immaginare pensando anche ad una delle sue più celebri canzoni: "...ma cosa è la destra, cos'è la sinistra...". Robespierre dove sei?

venerdì 5 dicembre 2008

Quando alle volte si dice


Lascio a voi la lettura e il giudizio di questo articolo. Una cosa la devo dire: l'arte non deve avere confini ideologici. Chi li ha avuti e chi ancora li ha, rischia di fare la fine di Chiambretti. Bella da un lato, brutta dall'altro.

Milano - Un brindisi con il lambrusco. Servito in bicchieri da osteria. Sotto una gigantografia di Gramsci. E tutt’intorno tendaggi rossi e tavolacci su cui mangiano la zuppa operai e impiegati stupiti dall’inedito caos.
Non è da tutti i giorni - anzi è la prima volta - vedere il primogenito della famiglia Berlusconi pasteggiare in un circolo Arci piuttosto che in una saletta riservata di un noto ristorante milanese. L’occasione è stata la presentazione del nuovo programma di Piero Chiambretti, in onda su Italia Uno dal 20 gennaio. Pierino la peste ha organizzato il singolare incontro in un antico «covo» dei comunisti per provocazione, ma soprattutto per sdrammatizzare. Dopo mesi di chiacchiere e accuse sul «traditore», sull’uomo di sinistra, il «Portalettere» e il «Laureato» che da Raitre (passando per la tv dei «fighetti» di La7) approda al nemico Mediaset, lui (per cui comunque è stata una decisione sofferta) ci ha voluto giocare sopra, battezzando il tutto come un nuovo «compromesso storico». E Pier Silvio ha accettato di presenziare alla conferenza sorridendoci su pure lui: «Mi fa piacere andare in un circolo Arci, visto che non ci sono mai stato». Il circolo prescelto è stato l’Arci di via Bellezza, sede storica milanese di ritrovo del popolo di sinistra, un tempo «società di mutuo soccorso». Che è stata presa d’assalto da telecamere e cronisti come mai nella sua storia, sia per l’evento Chiambretti sia per «interrogare» il vicepresidente Mediaset sulla questione dell’aumento dell’Iva a Sky e anche al digitale terrestre della casa del Biscione. «Si tratta - ha detto il vicepresidente - di un caso di conflitto di interesse al contrario. La nostra azienda subisce un danno dall’aumento dell’Iva per gli abbonamenti di Mediaset Premium, tra l’altro in un momento di start up, ma non abbiamo protestato. Sky ha avuto una reazione scomposta e ha coinvolto anche i telegiornali, cosa che noi non abbiamo mai fatto».
Del programma di Chiambretti è presto detto: sarà un ideale proseguimento di Markette in onda fino alla scorsa stagione su La7. Ma, invece di stigmatizzare la pubblicità che si fa in Tv, si metteranno alla berlina i falsi numeri uno, cioè le star che tali non sono, per «certificare» invece i veri idoli. Il giudizio finale sarà dato da Diego Abatantuono, coinvolto a pieno titolo nel programma. Chiambretti night, così si intitolerà lo show, andrà in onda dal 20 gennaio in seconda serata (alle 23,45) al martedì, mercoledì e giovedì e tornerà anche a settembre.
Ma è il passaggio in sé di Chiambretti a Mediaset a suscitare scalpore. Su cui Pierino ha ricamato regalando ai giornalisti una serie di battute che da sole basterebbero per un mini show. «Perché siamo qui?» - ha esordito lo showman - «perché siamo arci-contenti di un nuovo programma e perché alcuni tra noi sono arci-miliardari». E ancora: «Ho fatto due scommesse: una, portare in un circolo comunista Pier Silvio Berlusconi. E ci sono riuscito. L’altra, più difficile da vincere, è quella di portare il figlio di Bossi all’università». Se non bastasse: «Pier Silvio era preoccupato di venire qui, ma l’ho rassicurato: ci sono solo comunisti, nessun abbonato Sky». Poi un po’ più seriamente Piero ha spiegato che, dopo la fine del contratto su La7 (non rinnovato per problemi di budget), gli erano state fatte varie offerte. «Raiuno mi aveva chiesto di condurre Affari tuoi su Raiuno, Raidue una serie di seconde serate, Raitre non si fa sentire da 15 anni, Sky di sperimentare nuovi show, ma tra tutte, quella più allettante è stata la proposta di Italia Uno: tre sere a settimana sulla rete giovane dove posso realizzare uno show ideato da me e non condurre un format già precostituito». Problemi politici? «No, come ha detto anche Moretti, destra o sinistra, non importa, basta che mi facciano lavorare come voglio io». Insomma «sono e resto un uomo di sinistra, ma un conto è quello che si vota nell’urna e un conto il lavoro. Mediaset non mi impone niente, l’unico limite che mi è stato chiesto è quello del buon gusto e mi sembra che non mi manchi».

lunedì 24 novembre 2008

Julian Beever


Per chi di voi (come me fino a poco tempo fa) non conoscesse l'anamorfosi, vi invito a visitare il sito di Julian Beever http://users.skynet.be/J.Beever/index.html, uno street artist che ha fatto di questa tecnica una vera e propria arte.

L'anamorfosi, usata anche da Leonardo da Vinci è una tecnica di disegno che permette di ottenere immagini che riescono a ingannare l'occhio di chi osserva, fino al punto di fargli vedere immagini tridimensionali, anche se dipinte su di un piano. L'immagine che ho allegato, non è altro che un esempio su questa tecnica pittorica, e se navigate in rete ne troverete altrettante.

Guardando le foto, rimando letteralmente rapito da quello che l'ingegno umano possa fare, anche soltanto con una serie di gessetti colorati! Ovviamente Beever disegna in diverse parti del mondo, ma non in Italia, perchè considerato alla stregua dei più famosi "madonnari".

E pensare che siamo la culla dell'arte....

giovedì 20 novembre 2008

Il mare d'inverno

E' un concetto che il pensiero non considera... Lo so, mi piaceva il titolo, inevitabile il proseguo... L'ultimo post ha la data del 31 Ottobre. Credo che postare o scrivere non debba essere per forza quotidiano, altrimenti rischieremo di scrivere banalità. In fondo all'interno di questo blog ci sono tanti post che sono sempre attuali, quindi non resta che scorrere la ruzzola del mouse per tornare indietro. Niente di nuovo sul fronte occidentale lo scriveva Remarque, niente di nuovo in vista lo scrivo io. Stamani mi sono incontrato con una simpatica signora di un associazione che per adesso non nomino, e come sempre, chi è coinvolto in queste associazioni, ci entra spesso per dolori vissuti sulla propria pelle, e le associazioni fungono come catalizzatore di un dolore comune, e il gruppo si opera per raccolta fondi per quelli un meno fortunati. Sapete già che il nostro gruppo è stato e sarà testimonial degli "Gli amici di Lapo (Pro sindrome Kawasaki)", e la conoscenza con il mondo della solidarietà, ci ha un aperto le porte su cosa realmente è la solidarietà in generale. E così abbiamo scoperto che a volte grossi nomi nascondono grosse bugie, e magari i più piccoli, quelli non sponsorizzati da nessun personaggio famoso, vivono sulla vera solidarietà delle persone più vere, quelle che per intendersi, si sporcano le mani. Nel discorrere con la signora, è ritornato fuori il vecchio tema di quanto difficile sia per piccole onlus, imbastire qualcosa di importante, a discapito del risultato finale. E' vero che oggi ti bombardano di richieste per donazioni, ma è anche vero che spesso si cerca di offrire un prodotto come contromarca, uno spettacolo, una cena, una mostra... Purtroppo non tutti si possono permettere il gettone di presenza per il personaggio famoso, cosicchè chi tenta strade più "oneste", si trova a fronteggiare cifre importanti, con compagnie poco blasonate, ma di sicuro impatto e riuscita finale. Non vi nascondo che avrei voluto aiutare ancor di più la simpatica signora, purtroppo nonostante i numerosi attestati di stima da parte di tutti voi, non siamo ancora abbastanza famosi da permetterci il richiamo del pubblico soltanto dalla locandina per strada, ne tantomeno poter ri coinvolgere gli affezionati che ci hanno seguito per tutto questo tempo. Oramai l'anno sta per concludersi, e noi negli anni pari siamo sempre stati un fermi... Chissà... magari il 2009 ci riserverà nuove sorprese, nuovi contatti, nuove amicizie e magari ritroveremo qualche vecchio amico...

venerdì 31 ottobre 2008

Roma (e non solo) città chiusa

Navigando tra la rete, trovo questo interessante resoconto sul "Festival del Film" di Roma. Essendo questo un blog di artisti senza nome, ancora una volta sono costretto a dire: "dove vogliamo andare?". Credo di avervi già dimostrato che l'arte e la bravura centrano poco con il successo, e questo sotto è un altro esempio. Rimango con i miei piccoli sogni in abito blu...
La terza edizione del «Festival del film» diretto da Gian Luigi Rondi, che chiude oggi, ha visto molto apprezzato L'uomo che ama di Maria Sole Tognazzi, figlia di Ugo Tognazzi e sorella dell'attore Ricky Tognazzi e del regista Gianmarco Tognazzi, il cui padrino, alla nascita, era Gian Luigi Rondi. Molto apprezzata, per lo stesso film, anche la vice-regia di Martina Veltroni, figlia dell'ideatore del festival Walter Veltroni, a sua volta figlio del dirigente Rai Vittorio Veltroni, la quale (Martina) aveva già lavorato come assistente alla regia in Caos calmo di Giovanni Veronesi, fratello dello scrittore Sandro Veronesi, autore del romanzo Caos calmo, molto amico (Sandro) di Walter Veltroni, con protagonista (in Caos calmo) il regista e attore Nanni Moretti, sposato con Silvia Nono, figlia del compositore Luigi Nono e sorella di Serena Nono, ex di Massimo Cacciari, la quale (Martina) è stata aiuto regista anche in Parlami d'amore di Silvio Muccino, fratello di Gabriele Muccino, questo dopo aver lavorato (sempre Martina) con Carlo Verdone che è fratello di Silvia Verdone che è moglie e agente di Christian De Sica, figlio di Vittorio De Sica e padre di Brando De Sica, regista 25enne diplomato in California (diversamente da Martina Veltroni, che studia a Manhattan) e fratello di Mariarosa De Sica, sceneggiatrice, il quale (Brando De Sica) al Festival ha presentato il pure apprezzato Parlami di me, film dedicato al padre Christian e scritto anche da Maurizio Costanzo, ex marito di Simona Izzo, doppiatrice e regista assieme alla sorella Rossella Izzo, la quale (Simona) ora è la moglie di Ricky Tognazzi dopo esser stata la compagna di Antonello Venditti con il quale ha avuto un figlio, Francesco Venditti, che è attore e che esordì nel 1996 in Vite strozzate di Ricky Tognazzi, e che ha avuto un recente successo nella miniserie di Raiuno Amore proibito, interpretata assieme ad Adriano Giannini, figlio di Giancarlo Giannini, e a Claudia Zanella, figlia di sua madre.
La terza edizione del «Festival del film» ha visto anche la gradita presenza di Carlo ed Enrico Vanzina, figli del regista Steno, che hanno presentato un film sul padre esattamente come Brando De Sica, ma diversamente da Marco e Claudio Risi, figli di Dino Risi, che al padre hanno dedicato solo una mostra, mentre Erminia Manfredi, moglie di Nino Manfredi, assieme alla figlia Roberta, produttrice, e al figlio Luca, regista ed ex marito di Nancy Brilli, precedentemente sposata con Massimo Ghini, hanno riproposto (Erminia, Roberta e Luca Manfredi) L'avventura di un soldato di Nino Manfredi. Toccante anche il film-testamento sulla propria malattia di Gil Rossellini, figlio di Roberto Rossellini, regista del celebre Roma città aperta.

martedì 28 ottobre 2008

"...noi, gli artisti senza nome..."


Finalmente è giunta l'ora! Di che non ci è dato saperlo, però è giunta. Contrariamente a tutti, il nostro gruppo, ha fatto le cose all'incontrario, comprando prima la frusta e poi il cavallo. Se pensate che lo spettacolo che ci ha fatti conoscere un pò in giro, è stato modificato volta volta che andavamo in scena, questo fa capire perchè siamo un pò folli (e frolli). Dopo il Politeama, nell'attesa del DVD, abbiamo chiuso i battenti aspettando nuovi sviluppi, ma la nostra segreteria ha continuato a lavorare alacremente per capire meglio cosa sia il panorama teatrale amatoriale italiano. Ne è venuto fuori un quadro un pochino sconcertante direi, non per le opere in rappresentazione, ma più che altro per la disponibilità delle amministrazioni di agevolare questo tipo di arte. Un timido tentativo del Florence City Musical dell'amico Romagnoli & C. dimostra che c'è effettivamente una base pronta a fare qualcosa, ma l'esser pronti per un piccolo teatro è cosa un pò diversa quando si ha a che fare con i teatri con la T maiuscola. Ma che centra con il post? In giro per l'italia ci sono numerose manifestazioni, concorsi, rassegne per il teatro amatoriale, e tutte richiedono alla compagnia il numerino di associazione, ovvero se non sei associazione non vai da nessuna parte. Fino ad oggi nelle numerose rappresentazioni che abbiamo fatto, anche fuori provincia, la cosa non ci aveva toccato più di tanto, anche perchè credo che alla fine ciò che importa sia il risultato finale, però, evidentemente, la conclamazione di una compagnia o associazione che dir si voglia, è importante per chi organizza questo tipo di manifestazioni.
E allora, rullo di tamburi, fiato alle trombe, è nata l'associazione "...noi, gli artisti senza nome..." che racchiude un pò di quello che è la nostra filosofia sul modo di fare spettacolo. Presidente all'unanimità il sottoscritto, vice presidente Fabrizio, socio di prestigio Marcello, addetto stampa, trovarobe, varie e eventuali l'inossidabile Silvano, segretaria la volenterosa e mai doma Barbara. Così adesso anche noi abbiamo un numero e una posizione, che si avvicina molto ai 90 gradi, e come ripeto, non so se ci servirà a qualcosa, e se ci porterà lontano. E' il primo vagito di un futuro che è ancora da scrivere, figlio di un passato già scritto e che ci ha dato tante soddisfazioni, e che sicuramente, comunque vada, sarà florido di sorprese.

lunedì 27 ottobre 2008

Streghe

Sempre girovagando per locandine e rappresentazioni, da segnalare in questo inizio di Novembre, "Streghe" scritto da Tessa Bernardi, con la quale il nostro gruppo interagì un anno fa per la rappresentazione del Notre Dame all'Aurora di Scandicci. In virtù di questo e della conoscenza comune dell'amico Silvano Silvia, lo spettacolo si è arricchito di una parte del nostro corpo di ballo, capitanato come sempre dalla nostra indomita Barbara Pasqui, che con Irene, Teresa, Clarissa e Francesco, hanno creato delle coreografie che daranno sicuramente una maggiore dinamica allo spettacolo.
L'atto unico "Streghe", liberamente ispirato all'omonimo testo teatrale di Tessa Bernardi, affronta la vicenda delle persecuzioni subite sul finire del 1500 dalle donne di Triora, arrestate, torturate e processate perché accusate di stregoneria. La vicenda drammatica, sostanzialmente fedele alla realtà storica, viene rappresentata non soltanto nello spirito della rievocazione, ma nel preciso intento di esaltare l'atmosfera suggestiva di quei luoghi, e soprattutto lasciando aperto il principale interrogativo suggerito dal punto di domanda del titolo. Un dramma è sempre un punto di non ritorno dell'esistenza umana, nel caso specifico di Streghe ho cercato dentro di me delle spiegazioni a tanta violenza, discriminazione, annientamento, ma soprattutto una richiesta pressante di sapere chi fossero realmente queste donne barbaramente torturate e uccise.
Quindi non resta che ricordare l'appuntamento fissato per Venerdi 31 Ottobre al Teatro Nuovo Sentiero di via delle Panche 36 e un doveroso "merda, merda, merda" rito propiziatorio di ogni spettacolo, anche di streghe...

sabato 25 ottobre 2008

Quando la fotografia è arte....


Da un pò di tempo a questa parte, presto sempre più attenzione alle fotografie che si trovano in giro (web, giornali, pubblicità). E' indubbio che una fotografia ben "centrata" descrive meglio di qualunque cosa , l'attimo, la situazione, il volto, l'espressione del soggetto inquadrato. Le più ricercate sono le espressioni dei politici che il giornale compiacente o avversario, utilizza per l'esaltazione o l'affossamento del personaggio, ma anche piccoli particolari di un immagine posso cambiare un luogo descritto nello scatto fotografico. "il Giornale" on line pubblica sempre foto molto curiose e azzeccate come quella qui accanto, che a me è piaciuta molto, vuoi per l'aspetto ludico, vuoi perchè l'espressione degli animali sintetizza il tragico momento che l'economia mondiale sta passando. Credo che se avessimo cercato degli attori per trasmettere un messaggio del genere, non saremo riusciti così bene nel nostro intento. Io ho la fortuna di conoscere due amici fotografi, Silvano Silvia e Gabriele Termine, che mi hanno insegnato parecchio dai loro scatti. E' innegabile che fotografi si nasce e non si diventa. E questo spiega perchè non basta una bella macchina fotografica, e un corso di fotografia, per surrogarsi il diritto di saper fotografare. La fotografia è un attimo del tempo dove viene descritto un momento che può durare una vita. Un tramonto del 1936 è uguale ad un tramonto del 2008 eppure sono distanti nel tempo. A me piacciono molto le vecchie foto in bianco e nero, quelle che ritraggono la mia città, che all'occhio risulta sempre uguale, ma nella sostanza risulta profondamente cambiata. Le foto migliori, se ci fate caso, sono quelle scattate all'improvviso, a volte per sbaglio, dove non viene cercata una particolare geometria, ne una particolare espressione, e il soggetto viene ritratto nella sua vera essenza, con i suoi pregi e difetti, senza che un particolare software modifichi il momento impresso. Bisognerebbe soffermarsi di più nell'osservare una foto che ci attrae, anche un nostro ritratto: forse capiremo più noi stessi e il mondo che ci circonda.

lunedì 6 ottobre 2008

L'isola dei famosi (e degli stupidi)


Ahhh!! Mi voglio proprio dedicare un post al veleno... Ma neanche poi tanto velenoso, diciamo più constatante (bellissima parola) quanto il pubblico è stupido e quanto la tv fa bene a prenderci in giro. Ovviamente se dico stupido/i qualcuno si offenderà, ma non è un mio problema... Chi vi scrive è stato nelle selezioni (quelle vere) del Grande Fratello 2, praticamente l'anno dopo il boom. Quindi se vi parlo di reality, un pochino me ne intendo. Eravamo gli ultimi 50, quelli dai quali dovevano sceglierne 30, 15 dentro e 15 fuori di riserva. Non andò, ma mi divertii lo stesso, in quanto fu il migliore casting alla quale ho partecipato. Ma torniamo al titolo del post. Leggo stamani che la Marini, Valeria Marini, avrebbe ricevuto o riceverà 150.000 euri per la presenza all'isola dei famosi. Cento-cinquanta-mila-euro?!?!?!?!?!? Dico stiamo scherzando?!?!?!? Vacanza in Honduras, beauty farm gratis (non mangiando gli andrà via la cellulite) e in più dei soldi?!?!? Programmi televisivi dedicati per 15 dementi che fanno a dirsele e a farsele in un isola, in speciali pomeridiani con la brava (non in questo caso, ma pagata) Pettinelli (la frangia a Valentina tagliatela!) che parla del problema di quello che vuol tornare a casa dal babbo, però non vuol lasciare l'isola, sennò l'altra demente e oca di turno non sa come fare, per paura di un bidello che gli salta addosso di notte?!?!?!?!? Dico (virgola) stiamo scherzando?!?!?!? A questo si è ridotta la televisone? Hanno ragione da vendere Fiorello & C. a prendere in giro la Ventura! Ragazzi, questi son programmi da vietare, o almeno, non pagate la gente che vi partecipa... E la Simona nazionale, con la sua laurea in giornalismo, e con tutti i soldi che ha, deve andare a condurre un programma che potrebbe condurre gratis Luca Giurato?

Però c'è il rovescio della medaglia. Vado a fare la spesa (altro che isola dei famosi, fate la spesa oggi e vedete se arrivate a fine mese) e nell'attesa, alla cassa, tre donne di una non meglio precisata età (celebrale poca) stavano parlando dei fatti e personaggi dell'isola dei famosi... Ma come, penso io, ti accingi a pagare il carrello con la spesa, e invece di imprecare perchè ti vola un terzo dello stipendio, parli della buccia d'arancia della Marini?!?!? Ma io t'affogo nell'arancia!! Corro a casa, vado in rete, e cerco di capire chi guarda l'isola, il gradimento, lo share, l'auditel... Cifre impietose mi dicono che lo stupido sono io e quelli come me, perchè una quantita imprecisata di italiani guardano l'isola dei famosi!!!! Allora prendo il telecomando, cerco il canale, e in tempo reale sono anche io sull'isola... Eccoti il bidello che prende da una parte uno, che gli dice che l'università voterà per lui, se non parla più con un altro e un altra che gli dicevano di stare a cuccia... Nooooo! Non ce l'ho fatta! Ho riguardato i grafici e ho detto: "ma andate tutti a cacare!!!"... E poi dicono che all'università si studia! Ce lo vedi il laureando, intento a preparare la tesi, pensare a votare l'amico del bidello misteriosamente sperduto su di un isola dell'Honduras? Rivoglio Alberto sordi e Bernad Blier!!!!!!!

sabato 4 ottobre 2008

Dracula, morsi e dintorni


Lo so già il titolo lascia un pò a desiderare... Va beh! Ho fatto tardi, guardate l'ora, e traete le vostre conclusioni... Ieri sera sono andato a teatro a vedere Draculea (curioso il fatto della e E della A) scritto e prodotto dall'associazione il "Musaico Immaginario", che ha come presidente l'amico e famoso Febo in Notre Dame, Marco Romagnoli. E' da quando conosco Marco, dal lontano novembre 2006, che ne parla, ed essendo un opera veramente artigianale, fatta con il famoso sudore citato nei tanti post precendenti, mi sembrava doveroso e rispettoso essere alla "prima" al teatro di Rifredi. Vorrei fare una bella critica, come tanti hanno l'ardore di fare su giornali e luoghi blasonati, ma di solito il critico è una persona che capisce poco della materia che sta criticando, e si eleva a giudice supremo stroncando ogni tipo di iniziativa o simili. Certo pensando alla rana in croce, o al cane fatto morire ad una mostra d'arte, forse si potrebbe osare un "andate a lavorare!" oppure "in croce ci metterei te!", ma non è il caso di iniziative come il Draculea/a, che di tutto hanno bisogno tranne di critiche "distruttive". Quelle, forse, andrebbero fatte in separata sede, con gli interessati, non con lettori ignari di ciò che non hanno visto...

Comunque, Draculea opera in due atti, con musiche inedite che si ispira al romanzo originale di Bram Stoker, e ricalca fedelmente il percorso originale del romanzo con i scena i protagonisti tutti cantanti. Solo nel secondo atto, c'è un piccolo break in pura prosa dove il Conte Dracula incontra a Londra il suo destino Mina, che poi lo porterà a morire sulla croce. Per una compagnia amatoriale, il lavoro è messo bene in scena, con scenografie e movimenti scenici degni di spettacoli professionali, come anche la cura dei costumi di tutti i partecipanti. Mentre la scena scorreva, non potevo non pensare che i ragazzi sul palcoscenico erano, sono, tutti dilettanti, e quindi ogni movimento era sottolineato da ore di sacrificio per arrivare a rappresentarlo ad un pubblico. Hanno avuto coraggio, e solo per questo meritano un plauso... Una menzione la merita anche il contesto della rappresentazione, sempre voluto dall'associazione in collaborazione con Magno Prog: Florence City Musical che porterà in scena 3 opere tra cui l'inedito "8 donne e un mistero" e un già visto "Il pianeta Proibito", per un totale di 8 rappresentazioni. Non so chi "pomperà" dei liquidi per tenere in piedi la baracca, certo è che l'iniziativa va premiata, perchè comunque ringiovanisce un pò il teatro, sempre più carente di brillantezza e novità. Novità non solo nelle opere, alcune saranno intramontabili e sempre verdi, ma nei personaggi che le animano, provenienti non da rissosi talent show, ma da sotto casa nostra, visi e volti che ci appartengono, gli stessi che magari ti incartano il pane o ti riparano il computer... Bravi Marco & Co. sicuramente non avete fatto meglio della PFM, ma neanche peggio considerando i loro capitali investiti....

martedì 30 settembre 2008

Lo spaccone


Tempo fa in un intervista su MTV, uno scrittore americano parlava degli americani come un popolo di eterni bambinoni. Quasi 50 anni fà Paul Newman diceva alla Fallaci che gli americani stanno molto attenti alla bellezza, quasi in maniera ossessiva. Tennesee Williams addirittura ne fece uno studio. Certo è che si crea un alone magico intorno ai personaggi belli e dannati, e quasi tutti creati da Hollywood. Paul Newman se ne è andato all'età di 83 anni. Sembrava immortale nei suoi film, ed anche se il tempo passava, lui riusciva ad essere sempre bello, anche con le rughe. Non esiste un "Dio" brutto, ne una qualsiasi altra divinità, ed è per questo che siamo portati a credere che ci possano essere delle persone immortali, sopratutto quando vengono elevati ad un ruolo di icona. Poi, la vita, ci riporta alla realtà, alle impietose ma necessarie foto del tempo che scorre, ai belli giovani e forti, diventati anziani, e nei peggiori casi, logorati da malattie... Le utlime immagini dell'attore lo ritraggono su di una sedia a rotelle, magro, neanche la lontana ombra dello spaccone, del pugile che è stato. Di lui si narra di un uomo fedele, che ha sempre vissuto con la donna amata e sposata, dicendo che non conviene mangiare gli hamburger quando in casa si ha una bistecca. Questo era Paul Newman. Un icona, una vita che ogni uomo vorrebbe vivere, donne, motori, cinema. Perfino la Rolex gli ha dedicato un orologio, quel Daytona che vediamo su tanti polsi maschili (veri e falsi) nella speranza di essere un pò come lui. Poi c'è il lato meno conosciuto, quello caritatevole, fondatore tra l'altro di una linea di prodotti alimentari, che io comprai in un mio viaggio negli States, e una volta assaggiati feci come il mitico Alberto Sordi: "Maccarone m'hai provocato? Mo te magnio!" Ma non importava la qualità, era il gesto, il pensiero, di un grande attore in aiuto ai più deboli. Con Paul Newman se ne vanno via una parte degli anni 50 e 60, quel dopoguerra che ci aveva lasciato ferite importanti, ma ci aveva regalato quelli che poi sarebbero stati i miti della rinascita, e avrebbero fatto sognare chi ancora si stava leccando le ferite. Negli ultimi film aveva fatto da "spalla" alle icone dei nostri tempi, una sorta di passaggio di testimone, una prosecuzione della specie. Ma nessuno potrà eguagliare la classe di questo grande attore, che a dispetto del suo aspetto fisico, con quegli occhi azzurro-furbo, le cronache lo descrivono come un uomo serio con pochi grilli per la testa. E' la bellezza-tristezza della vita. C'è chi va e c'è chi arriva, con la speranza che siano dei degni eredi... Ma su questo non ne sono poi tanto certo...

lunedì 29 settembre 2008

Depardieu: morto a 37 anni il figlio ribelle di Gerard


Saran potenti papa, saran potenti re, ma quando la signora con il mantello nero e la falce arriva, non ce n'è per nessuno...
L'attore Guillaume Depardieu, figlio di Gerard Depardieu, è morto in ospedale in ospedale vicino Parigi. Un portavoce di Artmedia, la società produttrice del padre, ha detto riferito che Guillaume aveva "contratto un virus che ha causato una polmonite fulminante". Guillaume era separato dalla moglie con cui aveva avuto una bimba, Louise, di 7 anni. Figlio d’arte, il debutto sul grande schermo arrivò a soli 3 anni. Nel 1995 un tragico incidente in moto. Nel corso della sua carriera ha recitato in molti film quasi tutti francesi, in alcuni al fianco del padre, come "Tutte le mattine del mondo" e la miniserie "I miserabili". La vita di Guillaume era stata profondamente stravolta da un incidente in motocicletta avuto dall’attore nel 1995: un bagaglio volò dalla macchina che lo precedeva e gli maciullò il ginocchio. Le successive cure non riuscirono mai a debellare una brutta infezione che, nel 2003, portò i medici ad amputargli la gamba. Impegno nel sociale e problemi con la giustizia. In seguito a questa vicenda ha anche dato vita alla "Fondazione Guillaume Depardieu" che si batte per il riconoscimento dei danni, morali e fisici, causati da infezioni ospedaliere. Negli anni successivi è stato più volte protagonista delle cronache per guai con la giustizia: nel 2003 venne condannato a 9 anni con la condizionale per aver minacciato un uomo con una pistola a Trouville in Francia mentro nel giugno scorso era stato condannato a due mesi di prigione per guida in stato di ebbrezza.

sabato 27 settembre 2008

Binario Morto


Titolo nefasto, ma non nei contenuti. L'estate è finita, e di lei ci rimane il gusto di sale sulla pelle, e qualche traccia di abbronzatura sui volti.... Va bene non essere nefasti, ma qui siamo troppo sul romantico... Dunque binario morto perchè. Verso la metà di Maggio negli uffici SIAE è circolata una nota che riguardava il "Notre Dame de Paris". La nota recitava (non l'ho personalmente vista ma ne ho avuto conferma) che gli aventi diritto alla riscossione dei diritti di autore dell'opera, ricordiamo scritta cento anni fa da Victor Hugo, e portata in scena versione musical da Cocciante e Plamondon, vietavano ogni rappresentazione sia a livello amatoriale sia professionale, dell'opera intitolata "Notre Dame de Paris". Già questo suona un pò strano. Il libro scritto da Hugo è un capolavoro immortale, e comunque passati i 70 anni canonici, che la svincolano dal diritto di autore, ognuno di noi può leggerla e rappresentarla come meglio gli pare. In aiuto a questo, sono venuti i due compositori, che hanno fatto un capolavoro del capolavoro, musicando in maniera sublime, quello che lo scrittore aveva descritto con le parole. Successivamente Cocciante ha messo in vendita le canzoni, ovvero le ha rese di pubblico dominio, come ogni autore fa dopo aver scritto e prodotto una canzone. Ma torniamo al nostro divieto. Perchè vietare? Innanzitutto bisogna scavare nei fallimentari musical italiani, tra cui Romeo & Giulietta dello stesso Cocciante e prodotti dal ce-l'ho-tutti-io Zard. Nessuno si sarebbe aspettato un successo mondiale del Notre Dame e i relativi guadagni, e questo all'inizio ha fatto gridare: "ma quanto siamo bravi!". Purtroppo la realtà è un pò diversa e a 10 anni di distanza, l'allegra compagnia è dovuta tornare sui suoi passi, rivolgendosi al Gobbo e pregando la zingara affinchè tornassero in scena per coprire gli enormi buchi fatti dagli altri. Infatti un anno fa hanno ripreso a girare l'italia in lungo e in largo, compiendo una operazione di marketing notevole, raggiungendo l'apice con la vittoria di Lola Ponce e Giò Di Tonno al festival di Sanremo, con una canzone scritta dalla Nannini, in odore di "Pia dei Tolomei", e prodotta di chi? (Rullo di tamburi) David Zard! E allora per non bruciare la strada al ritorno della bella zingara (bella ma non brava), Cocciante si è ripreso la produzione e ha vietato la rappresentazione a tutti i comuni mortali, che in un certo qual modo, rovinerebbero il ritorno del fortunato musical. Quindi cari aspiranti Gobbi e Esmeralde, il Notre è diventato come il Rocky Horror Show, non azzardatevi a farlo sennò l'integerrimo galoppino SIAE, si presentarà con il sopracciglio crucciato e vi sfratterà dal vostro bel teatro.

E noi? Bella domanda... Noi abitanti della terra di mezzo, un pò Hobbit, un pò Elfi, un pò Orchi (il sottoscritto), abbiamo preso qualche canzone di Cocciante, qualche sottofondo di Vangelis, Pink Floyd, Star Wars, abbiamo scritto della prosa nuova, scene nuove, e siamo andati in scena per 4 anni raccogliendo sempre più consensi. Consensi che da Maggio 2008 ad oggi, ci hanno portato a ricevere qualche telefonata da nord e da sud Italia, in una sorta di SOS Notre Dame, chiedendoci come avessimo potuto calcare scene importanti, senza incontrare nessun ostacolo legato al diritto di autore. Beh! Svelarvi il segreto sarebbe troppo semplice, ma la chiave sta nel titolo e nel modo di rappresentare l'opera. Noi non facciamo niente di strano, perchè alla fine paghiamo anche i diritti alle canzoni, che Cocciante ci ha venduto. Ci siamo solo immaginati il nostro Notre Dame, abbiamo letto il libro, e ci abbiamo visto l'amore, la follia e la morte.... a Notre Dame!

mercoledì 20 agosto 2008

Leggendo qua e la sotto l'ombrellone....


Come sempre prima di ogni post penso in un modo e scrivo in un altro... In realtà il titolo doveva essere "Perchè ho sempre ragione", ma poi pensando agli aficionados del blog e all'integerimmo Giuseppe-Alida-Jonathan mi sono detto perchè porre l'altra guancia?

In relatà più che leggendo sarebbe opportuno scrivere "navigando", in quanto le mie fonti di lettura e informazione provengono tutte da internet, casualmente mi sono imbattutto in un articolo riguardante Sean Connery, l'agente segreto più famoso del mondo. Quanti di noi, almeno per una volta, non hanno detto la famosa frase "...il mio nome è...", come quel metalmeccanico di Milano che disse: "..il mio nome è Billa.... Bran Billa...". Soffermarsi sull'attore sarebbe bello ma inutile per adesso, ma la cosa che mi ha colpito è di sapere che lui ha un figlio... Direte voi, che c'è di male? Cavolo! Voi sapevate che Connery ha un figlio? Sapete dirmi se fa l'attore? E qui ritorniamo al mio "perchè ho sempre ragione". Avete presente lo star sistem italiano? Attori, attricette, comparse, cugini, zie, nonne, veline, figlio di.., fratello di..., sorella del fratello della zia... Per non parlare dei figli d'arte. Li senti parlare e la prima cosa che dicono è che si sono fatti da soli. Si, forse su una panchina... Tutti super impegnati, tutti presi nel disquisire, senza ricordarsi che, quasi tutti, se non avessero quel cognome che portano, non sarebbero neanche usceri (senza offesa per questi ultimi)... L'unico che ho sentito in pubblico, negli spettacoli teatrali è Cristian De Sica, che rende SEMPRE omaggio al suo grande padre, e ci parla pure. Cristian poi è anche bravo... Ma torniamo a Jason Connery, il figlio. Scartabellando nell'IMDB (http://www.imdb.com/) vedo che Jason fa si l'attore, ma con ruoli non certo all'altezza del padre. Inoltrandomi nei meandri delle parentele trovo che anche a Hollywood il sistema clientelare è diffuso, ma al contrario nostro, se non sei bravo, rimani nel calderone delle comparse o ruoli marginali. Vi piace Nicolas Cage? Se vi dico che è nipote di Francis Ford Coppola cambiate opinione su di lui? Michael Duglas? Jeff Bridges? Tutti figli d'arte, ma che figli però...!!!!! Qui... no! Qui ci dobbiamo sorbire un parente di quinto grado della De Filippi che tenta di fare il cantante, il nipote di un politico che fà l'attore, amorfi che escono da trasmissioni amorfe (Grande Fratello su tutti). Ex ex ex attori cantanti (parole grosse) sbattuti su isole famose con la fragilità nervosa di uno psicopatico. La vincitrice di X-Factor inglese, Leona Lewis, successo mondiale. Quelli che hanno vinto l'X-Factor italiano? Spariti! La seconda arrivata? Giusy Ferrero (non ce l'ho con lei personalmente) ha venduto 5 CD ed il sesto forse lo compra mio figlio di 5 anni. Per non parlare dell'intonatisssssssimo vincitore di Amici....
Ed ultimo (perchè ho sempre ragione) la trombata festa dell'Unità, che non doveva aver luogo, ha trovato la degna erede in "PD in festa" con in cartellone i soliti noti fino al reclutamento di un gruppo evergreen, ma non nuovo, i Pooh, che si sono trovati sponsor loro malgrado di questa nuova trovata. Ovviamente la società che gestisce "PD in festa" è diversa da quella che ha gestito "In Fortezza".... Peccato che le persone siano le solite.... Ma questo non conta...
Cari artisti senza nome, di tutta italia, possiamo metterci l'anima nel fare le cose, e sicuramente siamo anche molto più bravi... Ma se non scartabelliamo nel nostro albero genealogico, oppure non ci concediamo a favori... anzi, se non paghiamo in natura (mele, pere, cetrioli... cosa avevate capito!?!?), Morandi aveva ragione (l'unica volta nella sua vita): uno su mille ce la fa....il resto fa da contorno alle copiose locandine delle sagre, che avranno il pregio di averci e di vedere le nostre capacità, le capacità degli artisti... senza nome...

lunedì 28 luglio 2008

Il cavaliere oscuro


Su questo blog non abbiamo mai parlato di Hollywood. Voi direte: "checce frega...", in effetti perchè ce ne dovrebbe fregare qualcosa... Credo però che lo star system offra spunti interessanti sulla vita di tutti i giorni, la nostra vita di artisti, su quello che siamo, e come lo facciamo.

Ieri sono andato a vedere l'ultimo Batman (Il cavaliere oscuro), vuoi perchè sono un fan dei fumetti, vuoi perchè il nuovo corso aperto con Batman Begins è molto più psicologico, vuoi per vedere l'ultima grande interpretazione di Heath Ledger. Forse molti di voi lo conoscevano marginalmente, io lo ricordo in un film commedia "Il destino di un Cavaliere" (A Knight's tale), un biondino australiano con la faccia angelica, protagonista anche di altre pellicole di successo (Brokeback Mountain, Casanova, Io non sono qui).

Heath è morto il 22 Gennaio 2008 proprio quando aveva ultimato le riprese del film. All'inizio si pensava ad un overdose di droga, in realtà, accertato successivamente, l'overdose c'è si stata, ma di psicofarmaci e medicine, prescrittegli come cura per un forte stato depressivo e di insonnia, e per una forte bronchite.

Tempo fa, ebbi occasione di conoscere uno scenografo degli MGM Studios, il quale mi raccontava di quanto sono strani gli attori. Molti di loro, vere e proprie icone per generazioni, spenti i riflettori e telecamere, si trasformano in individui normalissimi, anzi alcuni sono proprio strani, come ebbe a narrarmi a proposito di Robert De Niro, il quale, anche a farci un discorso, non gli pareva del tutto centrato... Forse è questo il segreto di un attore di talento, l'essere strano nella vita ti da la facolta di entrare in innumerevoli personaggi dal buono al cattivo, anche se non lo sei. Heath nella sua ultima interpretazione, il Joker, è magistrale, ed impersonifica il male che a confronto il grande Jack Nicolson (nel solito ruolo) è un principiante. Il pensiero poi di vedere un film con un ragazzo di 28 anni che non c'è più, rende ancora più bello e triste quel lontano mondo che noi non conosciamo. Il film ruota intorno alla figura del Joker, volutamente lasciato sciatto, con un trucco colante per rendere ancora più terrificante la sua figura. Magistrali, come sempre, gli altri tra cui un Gary Oldman nel ruolo del commissario Gordon, Michael Caine nel maggiordomo, Aaron Eckhart il procuratore e Morgan Freeman in una parte minore ma sempre di effetto e azzeccata. Ma è Heath Ledger il vero trade union, la sua angosciante figura, la sua utlima interpretazione che fanno del film, 2H32min di pellicola, un susseguirsi di emozioni che fanno scorrere il tempo in maniera incisiva. Ed è negli occhi del cattivo, nella sua espressione, che leggo i miei dubbi su cosa in realta possa essere la vita. Un uomo che da un interpretazione del male in maniera sublime è stato portato via dal male stesso? Poteva un uomo "buono" fare la solita parte? Oppure il talento, quella cosa che noi artisti pensiamo di avere, ma solo pochi in realtà hanno, nasce solo dal genio e dalla sregolatezza? C'è una scena in cui Joker fa irruzzione nell'attico di Bruce Wayne/Batman e prende in ostaggio la protagonista femminile (Maggie Gillenhaal), ed è impressionante come l'attrice sia ipnotizzata dall'assolo di Heath, quasi che la scena fosse reale. Lo stesso Michael Caine, che ha visto per la prima volta sul set Heat proprio in quella scena, ha descritto come "impressionante" la sua figura, provocandogli un "grosso spavento".

Guardando la sua foto adesso provo rabbia, come padre, come artista che non sono, come 42enne, come amante del talento che non ho mai posseduto, ma tanta sarebbe stata la voglia di averlo... Forse è per questo che molti sono qui, nel loro tran tran quotidiano, casa, lavoro, famiglia, poi c'è chi eccelle in qualche tipo di arte o studio, chi tenta di darsi un tono, ma non saranno mai come i veri talenti, in ogni campo, medicina, sport, arte, persone che vivono in un mondo a noi sconosciuto, e per loro quel mondo non ha tempo, perchè è nel tempo che loro vivranno anche se hanno vissuto una vita breve... Heath preferisco ricordarmelo nel cavaliere William, forse perchè narra la storia di un ragazzo semplice diventato Cavaliere, ma come non ricordarlo in quella figura angosciante di Joker che in fondo rappresenta il male sempre più presente nella nostra società? Ciao Heath,... ci mancherai, come tutti quelli che hanno brillato di una luce splendente, peccato in un tempo breve....

venerdì 25 luglio 2008

Killer Firenze - Queen Vienna = 0 - 6

Se guardate l'ora ovviamente il titolo non poteva essere diverso, ma vi garantisco che non parleremo di calcio, ne di tennis, ne di sport. Ho semplicemente associato il nome della mia città, di una città che amo, e di una band musicale. Anche se è estate, gli artisti senza nome sono in letargo, non per mancanza di voglia, ma perchè, come già scritto più volte, la piazza teatrale offre ben poco per produzioni complesse. Allora la butto nell'analisi delle cose, divento "critico", come va di moda oggi, anzi "opinionista". In ogni città del mondo, all'affacciarsi del caldo, le città offrono ai propri cittadini, spazi, luoghi, momenti, per dargli occasione di uscire, di aggregarsi, e godere della frescura serale estiva. A Vienna, per esempio, un iniziativa molto riuscita è la "Cucina del mondo", una sorta di percorso fatto di piccoli stand, delle cucine più famose, dagli appennini alle Ande, parafrasando De Amicis. Cubano, vietnamita, irlandese, messicano, un giro del mondo in pochi passi, sotto la bellissima cornice della Rathaus, il governo viennese, inserito all'interno di un piccolo parco, il Rathauspark con panchine e fontanelle. Miriade di persone la sera si riversano nel corridoio centrale, le quali, dopo aver preso il vassoio con il cibo, cercano un posto a sedere, nei tavoli antistanti agli stand. Sullo sfondo il bellissimo palazzo del Comune, coperto da un maxischermo per la proiezione di film e di opere nel classico stile mozartiano. Nessun incidente, nessuno screzio, grande vita, ma nel pieno dell'ordine, come si addice ad un paese civile.
A Firenze, in questo lembo di terra circondato da colline, questo momento di aggregazione si chiamava Festa dell'Unità, che ha lasciato il posto, per motivi politici, a "In Fortezza". Sinceramente non ho mai creduto ad un passaggio di testimone tra le due cose, ne ho sempre pensato che una mano di bianco restauri una stanza. Infatti ieri sera, sono andato a vedermi il concerto dei Killer Queen, un cover band dei Queen, vicina agli artisti senza nome, accomunata dall'amicizia con il nostro Silvano Silvia. A parte il confermare quanto già detto in precedenza, che con la volontà di scommettere su realtà come i Killer Queen, fai bella figura e spendi il giusto, vorrei focalizzare l'attenzione sullo "stupro" che si perpreta ogni anno, in quel luogo bellissimo che è la Fortezza da Basso di Firenze, luogo già minacciato da scelte architettoniche scellerate, e molto spesso usato per manifestazioni di cattivo gusto quale la suddetta festa. Contrariamente a quanto si possa pensare, la "mano di bianco" non ha celato lo spirito pecoreccio, anzi, passeggiando all'interno della Fortezza, sembra che sia esplosa una bomba, come in una camera disordinata, dove non c'è un filo logico, ne un motivo preciso per portare, ad esempio, un bambino di 5 anni a passare una sera tra la gente. Il rumore di sottofondo è assordante, fastidioso, gli stand messi in ordine sparso, l'odore delle cucine che si mescola tra il fritto e la sagra del bombolone. Per la maggiore vanno le scritte "latine", balli caraibici, in un tentativo di ricreare l'atmosfere cubane (speriamo di no!), brasiliane, un pò come avviene per l'ultimo dell'anno, divertisi per forza, tralasciando una bella serata in compagnia, magari assaporando qualcosa di nuovo, senza per questo essere travolti dai decibel e dallo sporco. Niente è cambiato se non il nome. L'"arena" (parola grossa) ricavata all'interno come spazio concerti, è bruttarella, priva di gusto. Uno spazio "messo li", alla rinfusa, certo per ospitare la maggior parte degli artisti in cartellone è anche troppo, però artisti come i Killer Queen si sarebbero meritati un pò di più, tenendo conto che il loro è anche un concerto che tocca una delle band più acclamate nel mondo. Dunque l'improponibile confronto con Vienna viene perso sotto tutti gli aspetti, anche nello spazio ludico estivo, dove una città come Firenze dovrebbe proporre situazioni in luoghi meravigliosi per il ritrovo delle persone, il PartErre, lo spazio intorno alla Vasca della Fortezza, villa Fabbricotti... Certo se l'intento è di metterci quella sorta di casino organizzato, allora è meglio non fare niente, però non potremmo mai vincere la coppa Davis o lo scudetto...

giovedì 17 luglio 2008

Grazie ragazzi (Jean Paul, Andrea, Gabriele)




Nella mia formazione artistica, in questo caso quella di regista (parola grossa se riferita a me), fondamentale è stato l'incontro con Jean Paul Carradori nel Dicembre 2005. Ho già parlato di lui in un post precedente e non voglio addentrarmi oltre, però la sua conoscenza mi ha aperto ad un mondo non solo prima a me sconosciuto, ma con il passare del tempo, un mondo nuovo, tecnologico, cosa ancora inusuale per il teatro. Nella fattispecie, l'avvento della tecnologia Led, ha prodotto un salto di qualità che ancor oggi, molte produzioni, stentano ad adottare, ma che in termini pratici, porta un notevole risparmio sia di materiale, sia di corrente, quindi minori tempi di allestimento. Ovviamente una volta assaggiato un buon prodotto, si fa fatica a tornare indietro, e così tutte le produzioni successive al 2005 sono state caratterizzate dall'utilizzo di questa tecnologia. Dal canto mio, ho iniziato ad informarmi su tutte le novità, che non potrò mai permettermi, ma che però mi tengono aggiornato, ed in ogni brefing che faccio prima della stesura tecnica di uno spettacolo, quando parlo con Andrea Ruoli e Gabriele Termine (Jean Paul è sempre super impegnato), almeno so di cosa parlano, e sopratutto, quando vado a vedere degli spettacoli, il mio occhio cade sempre sulla parte tecnica, "giudicando" se sono in presenza di "pionieri" o di "tradizionalisti". E cosi è, anche quando girellando per il web, mi imbatto in articoli che riguardando allestimenti sia per lo spettacolo sia architetturali, non posso non notare la dotazione tecnica, come per la chiesa di Bologna (di cui allego due foto) dove è stata adottata la tecnologia LED, quella stessa che utilizziamo noi. E così, mentre per voi che leggete sono solo "padelle" o scatole bianche, per me sono gli stessi (quasi) fari che utilizziamo noi, e di questo ne vado fiero, perchè quando si parla di tecnologia e innovazione, ci piace essere sempre un pò all'avanguardia. Quindi se tutto il paradiso viene illuminato dai Led, come noi gli artisti senza nome, perchè non ringraziare i miei amici e mentori che senza loro non ci sarei mai (forse) arrivato? Però mi sorge un dubbio: se le luci sono arrivate in paradiso, il suo "proprietario" demanderà a loro l'illuminazione del genere umano? E sopratutto nell'affresco di Michelangelo, nella Cappella Sistina (Città del Vaticano - Roma), quel particolare incrocio tra le mani di Dio e le altre, siamo proprio sicuri che siano quelle di Adamo e non di un light designer?

sabato 12 luglio 2008

Lettera ad un amico (ovvero la butto in politica)


"L'uomo è per natura un animale politico" (Aristotele).

Lo so, quando faccio così sono un pò gigione, al pari di quelli che quando parli, ti inondano da citazioni, frasi, parole che fanno molto radical chic. Perdonatemi se l'ho fatto con una frase, ma anche se non parlerò dei gialli, verdi o bianchi, vorrei scrivere questo post a mezzo tra una lettera e delle riflessioni. Da quando noi facciamo questa attività, ci siamo imbattuti e scontrati con delle realtà che non sto qui a descrivere, ma vi giuro che abbiamo sollevato diversi coperchi e visto cosa bolliva veramente in pentola. Ho già affrontato argomenti sulla gestione del denaro che i comuni spendono per le loro ludiche piazze nei mesi estivi, ma, dato che amministratore di una delle più belle "piazze" italiane, il teatro romano di Fiesole, è il mio carissimo amico Paolo Becattini, vorrei scrivergli una missiva e consegnarla al mio fido portalettere elettronico...

Caro Paolo,

sono venti anni che ci conosciamo, e in tutto questo tempo ci siamo frequentati non assiduamente, ma quel poco che basta per sapere che ci possiamo fidare l'uno dell'altro. Recentemente ti avrei "scosso" volentieri per quella mancata rappresentazione del nostro Notre Dame, nel bellissimo teatro romano di Faesulae (Fiesole), cosa che tu mi avevi promesso, ma si sa, in politica le promesse sono un pò mezze bugie. Non ti nascondo che c'era anche un altra parola per essere a "In Fortezza" a Fiorenza (Firenze), una sorta di estate fiorentina che dovrebbe prendere il posto dell'oramai stantia festa dell'unità. Sapevo già in partenza che con la perdita delle elezioni del 13 Aprile, i comuni amministrati dalla sinistra, sarebbero dovuti correre ai ripari per l'annunciato taglio sulle spese "futili" o copiose. Infatti i cartelloni annunciati i vari concerti in zona, quest'anno sono usciti un pò in ritardo rispetto alla media, perche credo che tutti gli organizzatori dovessero fare i conti con budget più limitati. Sia tu, che altri due nomi, ci avete contattato per avere un buono spettacolo, a costi ridotti, rispetto alle cifre richieste dai vari artisti, tra cui Stefano Bollani testimonial del tuo Jazz Festival. Ma come dice ogni tanto Fabrizio, io sono un eterno illuso, vivo ancora all'epoca di Lorenzo il Magnifico, credo ancora a Babbo Natale, e puntualmente la realtà gli da sempre ragione... E allora caro Paolo, salta il teatro di Fiesole, salta la Fortezza per mancanza fondi... Quindi prevedo un estate di austerity, un estate di messa a punto per le strategie del prossimo anno, fino all'apparire del cartellone ufficiale di "In Fortezza" con i soliti "noti" in concerto: Pelù, Caparezza, Blu Vertigo,... Ma guarda, dalla mancanza fondi all'ingaggio di nomi grossi. Mi viene a mente il "buco" fatto da Italian Wave l'anno scorso, con Piero Pelù in testa... eppure sono ancora li... Certo mi da fastidio prendere dell'ingenuo, ma Fabrizio ha proprio ragione!! E quindi ripenso alla bellissima serata dei tamburi TAIKO, che tu hai voluto organizzare insieme all'amico Daniele Agresti, che non ti è costata un patrimonio, anzi, dalla gente che c'era oserei dire minimo sforzo massima resa, e penso che se tu ascoltassi un pò di più gli amici, che ti sono sempre stati accanto, per l'anno prossimo potresti scommettere su realtà meno "emorragiche" a livello economico, conservando si grossi nomi, perchè non vogliamo essere loro sostituti, ma contornandoli di produzioni meno note, ma di sicuro effetto dironpente. Agli altri suggerisco di essere più impavidi nella scelta degli artisti, perchè con piccoli incentivi possiamo avere delle ottime performance teatrali e musicali (i Killer Queen son un esempio), senza pescare ogni volta nell'aria fritta e rifritta...

Abbraccia tua moglie e i tuoi splendidi figli.

Massimiliano Miniati

sabato 5 luglio 2008

Domenica 13 Luglio...

Ebbene si, si può dire di tutto prima di uno spettacolo... Silvano aveva detto che dopo il Politeama avrebbe smesso. Varie lotte intestine e dolori mestruali e andropause anticipate, avevano sfaldato il gruppo. Poi, pero... la nostalgia un pò prevale, anzi... Ma come dice un vecchio adagio fiorentino, senza lilleri e un si lallera, e nell'attesa che il telefonino squilli, siamo ritornati alle nostre vite...
Domenica 13 Luglio alle ore 21, in Piazza Bartali a Firenze (dove c'è la Coop di Gavinana) ritornano ad esibirsi dopo un pò di tempo Max & Tony che vi accompagneranno in un percorso musicale fatto di bossanova, swing, in una serata dal buon bere (spero) e della buona compagnia. Ovviamente ci sarà tutto il cast del Notre Dame che concederà autografi e foto.... (saremo gli unici ed anche i gatti scapperanno, ma... chi se ne frega!!!!). Chi ha seguito un pò le vicende del gruppo, è naturalmente invitato, e chi non le ha seguite.... è invitato lo stesso!!!

giovedì 3 luglio 2008

Diario del capitano...

... data astrale 2 Luglio 2008. Non importa essere il capitano Kirk per incontrare nuove forme di vita, quando ancora bisogna conoscere la vita sulla terra. Credo che la conoscenza di nuove persone e di nuove culture porti sempre ad un accrescimento di ognuno di noi. Sbagliato è affermare la propria cultura, diciamo che ci dovremmo semplicemente distaccare, o non adereire alle forme più estremiste. Non avevo mai lavorato con i Giapponesi, molto spesso confusi con i Cinesi, e ho sempre saputo e creduto che ci fosse una sostanziale differenza. Della Cina abbiamo la conoscenza attraverso le nostre comunità che vivono in italia, ma dei giapponesi? Ieri sera 2 Luglio, ho avuto modo di lavorare con loro in un campo a me piuttosto noto: quello artistico. Se avete letto il post precedente sono stato il presentatore di una serata di un'antica arte giapponese, il Taiko Do, ovvero la via alle percussioni. Il gruppo era capitanato da il maestro Kurumaya Masaaki, un ometto sulla cinquantina, con i capelli lunghi brizzolati, e con l'espressione simile a quella del saggio maestro Yoda in Guerre Stellari. Ovviamente la somiglianza è spirituale, non fisica, ma credo che George Lucas abbia preso ispirazione in giappone per quel personaggio. Contrariamente ad un normale dietro le quinte italiano, l'atmosfera che si respirava era fatta di gesti, sguardi, movimenti e poche parole. Ognuno sapeva cosa fare, conosceva il suo compito, quello che gli è stato assegnato sin dall'inizio, e sopratutto massimo rispetto per la loro guida, il maestro, al quale non veniva rivolta una sudditanza, ma veniva rilvolta ammirazione, anche dall'allievo, forse più bravo di lui, ma sempre nato dai suoi insegnamenti. Nella ricognizione del giorno prima avevo conosciuto sommariamente tutto il cast, ed essendo all'oscuro di quell'arte, ho cercato di capirne il significato anche dai componenti stessi, le loro espressioni, il loro approccio al teatro. Il giorno dopo avevo già modificato il copione che mi era stato dato, perchè era scritto con la semplicità di chi segue quella via, ma non con la malizia di chi la deve narrare. Dopo aver sfoggiato le mie tre parole in giapponese, e una serie innumerevole di inchini, ed il conseguente mal di schiena, il maestro ha voluto una copia del copione da me rimaneggiato, ed ha accettato, senza neanche conoscermi, quello che poi io avrei fatto per lui sul palcoscenico... Li da gigante che ero rispetto a lui, (credo di essere veramente il doppio!) mi sono sentito piccolo piccolo, e mi ha portato sul suo solito piano, e per pochi minuti ho fatto parte di quell'energia... A fine serata, a cena, mi hanno salutato come il loro regista, dandomi un ruolo che non avrei mai preteso ne voluto, perchè a quel tipo di esperienza ero stato invitato dal mio caro amico Daniele Agresti (Daniele San), e l'avrei fatta comunque, perchè comunque sono sempre stato incuriosito dal loro modo di essere e di vivere.
Per il nostro modo di vedere, forse è un tipo di cultura veramente diversa, e per certi versi è bene che sia così, ma forse un pò giapponese mi sento anche io, perchè ieri sera non mi sono sentito Max, o l'Istrione, o il Capo, ma ho fatto parte di un gruppo dove nessuno aveva la pretesa di dire o di fare, ognuno con il suo ruolo ben definito per arrivare insieme alla meta.
Ringrazio il maestro Masaaki e il mio amico Daniele e spero in futuro di fare ancora parte di quella squadra, magari parlando in inglese e facendo meno inchini, perchè stamani ho già preso un Aulin....

mercoledì 2 luglio 2008

Estate e tamburi TAIKO


E' passato già un anno dalla nostra fortunata piccola tournee in Sardegna, e i ricordi che mi portano a quei tempi, sono ricordi belli e indimenticabili. Ovviamente non bisogna campare sugli allori, ma cercare sempre di fare qualcosa di nuovo, di proporre qualcosa di nuovo, o cercare nuovi stimoli in quello che sappiamo fare meglio: stare sul palcoscenico!

Purtroppo la crisi di questi settori colpisce soltanto i più poveri, quelli che già sono sfigati in partenza rispetto alle grandi produzioni con budget sontuosi. E mi sovviene subito la migrazione dell'Italian Wave che l'anno scorso venne rappresentata nella zona di Firenze con il patrocinio del Comune di Firenze, avente in Piero Pelù il promotore. Risultato di quell'ammasso di gente in ordine sparso 400.000 euro di buco, inghiottiti non si sa dove, spesi non si sa come... Questo è solo un esempio vero, per capire come le amministrazioni comunali buttano via i soldi, dimenticando che le piccole compagnie a volte chiedono 500, 1000 euro per essere felici e rappresentare qualcosa di decente. La risposta è sempre la solita: "non ci sono fondi..." quando esempi come l'Italian Wave ce ne sono a cappellate!!! Dovevamo essere nell'estate fiorentina in un bel progetto alla Fortezza da Basso, ma purtroppo l'organizzatore, che peraltro conosco, è rimasto vittima anche lui dei tagli dell'amministrazione comunale, e quindi, in un periodo di piena austerity, al posto delle vocianti e disordinate feste dell'Unità, ci sarà una sobria estate fiorentina, senza particolari emozioni, cercando di seminare, per l'estate prossima, un terreno arido e supersfruttato.

Nel contempo, altri amici degli artisti senza nome, sgomitando e arrampicandosi sugli specchi, hanno ottenuto un piccolo spazio nell'estate fiesolana, altra kermesse con un bel giro di danaro. Lo spettacolo organizzato dall'amico Daniele Agresti, porta all'anfiteatro i tamburi giapponesi, TAIKO, una filosofia che trova fusione nelle percussioni. A presentare la serata non poteva mancare un artista senza nome, il sottoscritto, che tra un inchino e l'altro, cercherà, senza essere blasfemo, di spiegare al pubblico presente il Taiko Do, ovvero la via al Taiko.

Vi aspetto Mercoledi 2 Luglio ore 21.00 Anfiteatro Romano di Fiesole.

martedì 27 maggio 2008

Ciao Sidney...


Ci sono delle persone che non comosci, ma che ti ispirano qualcosa dentro. Non conoscevo Sidney Pollack, ma ammiravo il suo lavoro. Più volte ho usato lo pseudonimo Max Pollack in omaggio al grande regista e attore. Sicuramente Hollywood perde un grande artista, ma di lui rimarranno sempre i suoi film...
L'attore e regista è morto a 73 anni nella sua casa sulla costa di Los Angeles stroncato da un cancro. Premio Oscar per "La mia Africa". Aveva diretto Sean Penn e Nicole Kidman in "The Interpreter" e recitato in Michael Clayton.
Il regista di Hollywood Sydney Pollack, che aveva vinto sette Oscar con l’epica storia d’amore di "La mia Africa" e raccolto grandi consensi per "Tootsie" e "Michael Clayton", è morto ieri dopo avere combattuto contro un cancro. Lo ha detto la sua portavoce. Aveva 73 anni, era nato il 1 luglio 1934 a Lafayette, nell’Indiana. Pollack è morto nella sua casa sulla costa del Pacifico in un sobborgo di Los Angeles verso le cinque del pomeriggio, circondato dai suoi familiari. La portavoce Leslee Dart ha detto che a Pollack era stato diagnosticato un tumore 10 mesi fa, ma i medici non sono mai stati in grado di determinare l’origine della malattia. Negli ultimi anni Pollack si era dedicato alla produzione e alla recitazione e ultimamente era ancora in tabellone a teatro con "Made of Honor". Una volta aveva definito la sua passione per la recitazione come "una scusa per spiare gli altri registi". Era tornato nell’orbita degli Oscar lo scorso anno, recitando una parte importante nel thriller legale "Michael Clayton", di cui è stato produttore, che vedeva protagonista George Clooney. Il suo trionfo è giunto nel 1985 con "La mia Africa", con Meryl Streep che interpretava una proprietaria di una piantagione di caffè in Kenya e Robert Redford nel ruolo di un avventuriero americano di cui lei si innamora. Il film aveva ottenuto 11 nomination agli Oscar e ne ha vinti sette, tra cui quelli a Pollack per la miglior regia e fotografia.
La sua opera Pollak è uno dei cineasti più inventivi della Nuova Hollywood, autore di capolavori di valore assoluto come "Questa ragazza è di tutti" (1966), "Non si uccidono così anche i cavalli?" (1969), "Yakuza" (1974), ma soprattutto "I tre giorni del condor" (1975), opera che narra gli intrighi della Cia ma nella quale è facile percepire il richiamo all’oscura vicenda del Watergate, di tre anni prima. Dopo varie nomination e qualche riconoscimento di contorno, coronò finalmente la propria carriera nell’86, quando conquistò ben sette premi Oscar per "La mia Africa" (1985), tra cui quelli per il migliore film e la migliore regia; il suo palmares complessivo resta comunque invidiabile, e comprende tra l’altro un Golden Globe, un paio di David di Donatello, un Nastro d’Argento a Venezia, una menzione speciale a Berlino.
Lo stile. A quel tempo, nell’era reaganiana, Pollack aveva ormai gradatamente preso le distanze dal suo stile di denuncia e di analisi sociale, asciutto e visionario al tempo stesso, reso celebre tra gli addetti dall’artificio del "cerchio", suo marchio personalissimo, per convertirsi in abile artigiano del cinema popolare, confezionando veri e propri "blockbusters", non privi di pregio artistico e approfondimento politico, come "Diritto di cronaca" (1981) e "Tootsie" (1982): una propensione che in realtà lo animava fin dalle origini, e che era già emersa in maniera eccellente in "Come eravamo" (1973). Fu anche attore misurato e produttore lungimirante, capace di valorizzare il tirocinio giovanile in teatro prima e alla televisione poi; collaborò tra l’altro con Alfred Hitchcock ad alcuni episodi per il piccolo schermo della serie "Alfred Hitchcock presenta": dal grande maestro mutuò forse il gusto per i cammei personali nei propri film, che si concedeva peraltro con parsimonia. Nell’arco della sua vita Pollack seppe sempre fare tesoro dell’esperienza. Da ragazzo, figlio di un farmacista, avrebbe voluto fare il dentista; poi optò per il mondo dello spettacolo, e seguì le orme del fratello Bernie, costumista, trasferendosi a New York dalla natia provincia e studiando recitazione alla "Neighborhood Playhouse" sotto la guida del leggendario insegnante Samford Meisner.
La famiglia Lui stesso insegnò per parecchi anni, inframmezzati da un bienno sotto le armi, e in quel periodo incontrò colei che sarebbe diventata sua moglie, Claire Grisworld. La coppia avrebbe avuto tre figli tra i quali Steven, il primogenito, perito tragicamente nel ’93 in un incidente aereo in California. Già dagli inizi Pollack cercò e trovò la collaborazione con i migliori attori: nelle diverse fasi della sua evoluzione stilistica, infatti, fu sempre molto attento al lavoro degli interpreti, la cui importanza strategica per la riuscita di un’opera sapeva valutare meglio della maggior parte dei colleghi, lungi da qualsiasi tentazione divistica e dall’arroganza del creatore. Un orientamento mai tradito, come comprovarono la collaborazione con Robert Redford, già suo attore di riferimento, insieme al quale fu co-fondatore del "Sundance Institute", autentica istituzione del cinema americano svincolato dalle grandi majors; e con la "Film Foundation" di Martin Scorsese. Era anche un convinto sostenitore del Partito Democratico, scelta di campo che traspariva dal suo lavoro: un esempio tra tutti, "Il cavaliere elettrico" (1979) e il già citato "Non si uccidono così anche i cavali?". Ironico e rilassato sul set, negli ultimi anni non esitò a fare la parodia di se stesso: come quando partecipava alla sit-com "Will & Grace", o quando apparve in una puntata del serial poliziesco "The Sopranos", prestando il volto a un ex medico incarcerato per aver sterminato la famiglia.

sabato 10 maggio 2008

Una piccola precisazione...

Non so se avete letto nei commenti sul post "8 Maggio". Bene, uno degli ultimi commenti è firmato Leonardo, un signore che navigando in rete, ha fatto visita al nostro blog, e per spirito di curiosità è venuto al teatro a vedere la nostra rappresentazione.
Indipendentemente dal commento (che peraltro io ho particolarmente gradito) sul bello o sul brutto, vorrei far notare che il teatro, come noi lo intendiamo, non si regge sulle grosse produzioni, ma da gente che ci perde delle ore, che sputa sangue, che spende dei soldi per essere pronta all'apertura del sipario. Se tutti avessimo la visione di Leonardo (non da Vinci), della semplice persona, amante dell'arte, non in senso assoluto, ma nel senso di uscire una sera, essere incuriositi da una bella locandina, ed andare a vedere qualcosa di non firmato, i teatri avrebbero linfa vitale, che non è il vil denaro, ma la gratificazione di un pubblico... Poi alla fine ognuno se ne torna a casa con il proprio pensiero, annoverando la compagnia tra i buoni o tra i cattivi...
Siamo lontani anni luce da realtà come la Francia o come l'Austria o l'Inghilterra, per non parlare della macchina spietata che è Broadway. Il Sig. Leonardo giovedì sera ha spento la tv spazzatura, si è alzato dalla poltrona, è uscito dalle quattro mura casalinghe ed è andato in un teatro. Ha preferito il nuovo, il non visto, ha commentato, si è confrontato con me, mi ha stimolato a fare meglio... Se leggete il suo commento, la sua critica, potrete leggere che il lavoro fatto non è da buttare, anzi, ha colto chiaramente i punti forti e i punti deboli, e se ci dovesse essere ancora un seguito, ci ha suggerito un punto da cui ripartire e migliorare.
Questo significa fare teatro, questo significa guardare il teatro... Non i nomi scritti sulla locandina, ma ciò che ci suggerisce la locandina... Grazie Leonardo e grazie a tutti quelli che sono venuti. A chi è rimasto a casa per pigrizia, o a chi avrà detto "questi non li conosco", a chi è rimasto a vedere un rissoso talent show dico: beh! vi siete persi una bella serata fatta di gente vera, di cantanti veri, di balletti veri, con pregi e difetti, di gente che ha sperato in quell'applauso vero, non becero e isterico, di gente che almeno una sera ha vissuto un momento da protagonista e che da quell'applauso ha forse trovato la voglia per continuare..................

venerdì 9 maggio 2008

Dice il saggio...


Già chi sarà l'ultimo a chiudere la porta? Una porta aperta tanto tempo fa che sembra ieri... Proprio ieri in quel di di Prato è andata in scena l'ennesima rappresentazione del nostro lavoro, mai uguale rispetto alla volta prima... Si perchè a noi piace anche, non cannibalizzare il teatro che ci ospita, bensi renderlo parte integrante del nostro lavoro. E' un concetto strano per chi intende far teatro, ma noi non abbiamo mai detto di farlo... Eppure ancora una volta eravamo la, a recitare i soliti gesti, che poi soliti non sono mai, perchè c'è sempre un emozione in più che pervade i miei ragazzi... A dirla così sembra che abbia 80 anni, ma in certo senso, se dico miei ragazzi, è per sottolineare quel filo di strana unione, sottile ma forte al tempo stesso, che ci lega ogni qualvolta siamo insieme. Lo so, ho un caratteraccio, e non sopporto correre per partecipare, ma non mi piace neanche correre per vincere: voglio correre per fare del mio meglio, e così deve essere per tutte le persone che compongono la squadra. Non sopporto le incomprensioni che rallentano la macchina.... Certò non tutti siamo uguali, e ognuno ha il suo carattere, sopratutto le donne (e qui si scateneranno in diverse), però logorarmi in discussioni sterili mi fa passare quel buono che ho nella vena dicendo: "ma chi me l'ha fatto fare?". Ieri sera me lo ha fatto fare un ottimo risultato di tutta la squadra, diciamo che si è manifestata come il Max pensiero, seria, propositiva, ordinata, precisa... Tutto ha funzionato sin dalla mattina, ad iniziare dal montaggio tecnico. Poi, a fine serata, siamo finiti a bere una birra, un bel gruppo di bella gente, e l'immagine più bella che conservo è di una sana partita a biliardo tra i ragazzi e ragazze della compagnia .. (chissa se il mio amico Gabriele ha colto l'immagine...) Sono tornato a casa stanco, mentre le luci della città mi indicavano la strada da seguire verso il mio letto... Passando dall'aeroporto ho visto un aereo arrivare ed un altro partire... Sarà così anche la nostra storia? Chissà... Nel frattempo il sole è tornato e il caldo ha permesso di riporre i maglioni che ti coprono durante il freddo inverno ed io sono tornato ad indossare magliette con improbabili scritte... E' un addio o un arrivederci? Dice il saggio...

giovedì 24 aprile 2008

8 Maggio Politeama Pratese



Date le numerose richieste, anche per posta elettronica, per il reperimento dei biglietti dello spettacolo dell'8 Maggio lascio un appunto per l'aquisto dei biglietti, ringraziando tutti voi per le adesioni che ci state dando.




8 Maggio Teatro Politeama Pratese via Garibaldi 33 tel: 0574603758


Box Office 055210804




Grazie a tutti voi!!!!!!!!

lunedì 21 aprile 2008

LE ROTELLE..dal palco al circuito del Mugello!!


Domenica 20 aprile, al circuito del Mugello si e` tenuta la prima gara del nostro "furgonato" Lorenzo Segoni...ad accompagnarlo c'erano anche le pattinatrici: alcune come spettatrici (le Gnu), altre come ombrelline (Mary,Irene e Giulia), addette allo spazio d'ombra che consola il pilota alla partenza e allieta gli spettatori sulle gradinate.
Siamo orgogliose di aver fatto parte del Team Segoni, e di aver trascinato le rotelle oltre che sul palco (cosa che gia` ci sembrava impossibile), addirittura su un famoso circuito!

Elogio della follia


Siamo quasi al rush finale di questa nostra straordinaria avventura iniziata tanto tempo fa... Non è ne un requiem, ne un addio, ma semplicemente una riflessione su quello che ha rappresentato il teatro e i suoi annessi in questi ultimi tre anni e mezzo della mia vita.

Ieri sera sono andato a trovare il mio amico, nonchè un ottimo tecnico del suono, Marco Pulidori, che stava lavorando per un rappresentazione teatrale, e la sera prima avevo cenato con Gabriele Termine, in ritorno dalla sua fortunata tournee con Paganini, e mi sono fermato a riflettere... Parlare con loro che sono si amici, ma anche professionisti del settore, sveglia sempre in me la voglia di conoscenza del quale non sono mai sazio. Non perchè un domani possa sostituirmi a loro, ma perchè la conoscenza di nuove tecnologie e di nuovi sistemi porta a far crescere le nostre idee, le mie idee, sempre pronte alla partenza per un folle viaggio... Da qui, forse, parte la connessione con "L'elogio della follia", di cui un noto editore lo pubblicò nel 1990 con una interessante prefazione:

«Ad affascinarmi dell’opera di Erasmo fu in particolare la tesi centrale della follia come forza vitale creatrice: l’innovatore è tanto più originale quanto più la sua ispirazione scaturisce dalle profondità dell’irrazionale. L’intuizione rivoluzionaria viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda. È solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata, e talvolta persino propugnata da chi prima l’avversava. La vera genuina saggezza sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria “pazzia”»[...]«Tutti noi abbiamo certo riscontrato più volte la profonda verità di questa tesi. E nella mia vita [...] sono stati proprio i progetti a cui più istintivamente mi sono appassionato contro l’opinione di tanti, anche amici cari, i progetti per i quali ho voluto dar retta al cuore più che alla fredda ragione, quelli che hanno poi avuto i maggiori e più decisivi successi»[...].

Una bellissima prefazione che racchiude il mio pensiero in tutta la sua totalità, e forse anche la spiegazione ai miei momenti di grande esaltazione del fare, a quelli della più totale depressione... Chi leggerà queste poche righe, poche come quelli che le leggeranno, forse capirà il mio pensiero, che già avevo espresso in un post precedente, ma che ora rafforzo prima della chiusura di questa bellissima esperienza che ho fatto con tutti voi. Ricordo ancora quel lontano novembre 2004, ricordo ancora tutta la parte tecnica fatta di lampade tradizionali, mixer analogici, microfoni-speriamo-che-funzionino... Ricordo Maggio 2007, Saschall di Firenze, 1300 persone, mixer digitale, fari a led, computer di controllo, supermicrofoni, il mio sguardo sulla scena, e la famosa lacrima sul viso di vera soddisfazione... Sicuramente piangerò anche l'8 Maggio, e forse saranno anche le ultime lacrime... Chissà... "...non è per vanità, quel che valgo lo so..."

sabato 5 aprile 2008

Sono veramente stufo!!!!!!!

Stavo assemblando questo articolo sul mio personale blog, quando mi sono detto: perchè non inserirlo anche in questo? Tutto nasce dalla burocrazia, dall'assurdità, dallo schifo di questa italietta da 4 soldi. Veltroni dice: "We can...".... Ma we can cosa?!?!?!?!? Cosa possiamo fare? Il Can can?
Recentemente ci siamo recati più volte al teatro dove faremo la nostra piccola rappresentazione, e devo dire che la cortesia delle persone che ci hanno accolto è roba di altri tempi. Purtroppo di altri tempi non sono gli usi e costumi degli organi di "controllo", che come vecchie matrone, si surrogano il diritto dei loro possedimenti. Il tutto nasce dalla stesura dei biglietti e le modalità di vendita e assegnazione. Ad un certo punto ci viene detto che 8 posti, sono riservati alla Agenzia delle Entrate e alla SIAE. Cooooooooome?!?!?!?!?!?! Riservati?!?!?!? Vogliamo fare due conti allora? La spesa per l'allestimento dello spettacolo, teatro compreso, si aggira intorno agli 8.000 euri (dico ottomila!!!) e a ben fare dovremmo riuscire a vendere 800 posti ad una media di 10 euro l'uno. Ma chi sono gli artisti senza nome? Un gruppo di imbecilli con la passione del palcoscenico, che "casualmente" gli riesce anche bene, che vogliono fare anche della beneficenza, ma che non avranno mai aiuti da nessuno per "vendere" la loro arte, ma dovranno contare sul passaparola per sperare di coprire almeno le spese. Nello stesso teatro a Maggio ci sarà Massimo Ranieri (scusate il paragone) e il biglietto costerà 65 euro!! (le vecchie 130.000 lire). Ma le spese del teatro sono uguali sia per lui che per noi! Ma come, noi ci accolliamo le spese e in più dovremmo regalare i posti a chi ci tassa (SIAE)? Lo so che queste cose sono effimere rispetto a quello che accade in Italia, ma sono lo specchio di quello che accade... "C’era una volta l’Italia", la terra che vendeva sogni al resto del mondo in tutti i settori. Una vecchia zia che abita da anni vicino a Toronto ti chiama preoccupata: «Ma cosa sta succedendo lì?». Dice che lei, ormai, quasi si vergogna. È colpa di Fox News, della Cnn e anche di Rai International. Tutte quelle cattive notizie che si ripetono come una litania sono difficili da digerire. Napoli è una pattumiera. L’Alitalia non vola. La mozzarella di bufala che sa di diossina e perfino in Corea non la vogliono più. Ora il vino con l’acqua e chissà quante altre schifezze. Il Brunello, nobiltà del rosso, che contamina il Sangiovese con uve bastarde. E i francesi, gli spagnoli, i greci, perfino i greci, che ridono. Magari si esagera, magari non tutto è vero, ma intanto il danno è fatto. E le precisazioni, i distinguo, le mezze smentite non bastano. L’onore è perduto. Era da tanto tempo che l’Italia non godeva di una così cattiva fama. Ora bisogna farci i conti. Il clima economico non aiuta. La recessione è qui davanti a noi, e le stime economiche che parlano di crescita zero confermano ciò che molti italiani scontano sulla propria pelle. Non servono le statistiche per sapere che troppa gente non riesce a pagare il mutuo. C’è un sentimento diffuso di paura, di pessimismo, che fatica ad andare via. È come se un mago cattivo avesse gettato, con un tiro di dadi, un incantesimo del sonno su tutto il Paese. Cosa è successo? C’è un vecchio romanzo di Ayn Rand che racconta la malattia dell’Italia. Il titolo è la "Rivolta di Atlante". È un mondo soffocato dalla burocrazia, dove tutti quelli che hanno talento e coraggio vengono disillusi. È un luogo dove il rischio è un tabù, dove gli imprenditori (come noi) vengono accusati di egoismo, dove il denaro è sterco del diavolo. È una civiltà dove un’élite culturale e politica spaccia per solidarietà un buonismo melenso. È il regno dei predicatori con la faccia da prete, dove c’è sempre qualcuno che dice di voler andare in Africa e non ci va mai. È il bluff di un Paese dove si pretende di controllare tutto e tutto sfugge. Dove la moneta cattiva scaccia quella buona. E la colpa è sempre collettiva. Cosa accade se le poche «minoranze coraggiose», quelle che il sociologo De Rita ritiene siano l’ancora di salvezza dell’Italia, smettono di lottare? Cosa accade se questi qui scioperano? Cosa accade se quelli come noi smettono di credere ai sogni? Cosa accadrebbe se i nostri sogni non venissero più fuori? Rimarrebbero nei cassetti e nelle lacrime di un bambino che non vuole crescere, spazzati via da liti televisive a spettacoli mediocri, mentre nel resto del mondo si sogna ancora.... Leggete la Rivolta di Atlante. È lì la soluzione.

sabato 29 marzo 2008

Rialzati.... Barbara!!!!

La nostra coreografa Barbara Pasqui recentemente ha avuto un disturbo che l'ha portata a frequentare un reparto dell'Ospedale di Careggi. Ricoverata la mattina e operata la sera, avevamo già perso ogni speranza nel riaverla tra noi. Ma lo spirito è più forte del fisico, e dato un calcio al dolore, si sta avviando verso una sicura guarigione, pronta a tornare al comando dei folli!!! Per usare un detto del Cavaliere: Rialzati Barbara!! cha abbiamo bisogno di te!!!!
Un abbraccio da tutti noi!!!

sabato 22 marzo 2008

Preghiera del Clown


Dal film:"Il più comico spettacolo del mondo" (Totò)


Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo.

Tu che proteggi uomini, animali e baracconi, tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi come i leoni, tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli, fa' che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi.

Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini. Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l'unica rete dei nostri pericolosi esercizi, fa' che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore.

Guardaci dalle unghie delle nostre donne, ché da quelle delle tigri ci guardiamo noi, dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamante le loro assordanti risate e lascia pure che essi ci credano felici.

Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un pò perchè essi non sanno, un pò per amor Tuo, e un pò perchè hanno pagato il biglietto.

Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.

C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.