martedì 30 settembre 2008

Lo spaccone


Tempo fa in un intervista su MTV, uno scrittore americano parlava degli americani come un popolo di eterni bambinoni. Quasi 50 anni fà Paul Newman diceva alla Fallaci che gli americani stanno molto attenti alla bellezza, quasi in maniera ossessiva. Tennesee Williams addirittura ne fece uno studio. Certo è che si crea un alone magico intorno ai personaggi belli e dannati, e quasi tutti creati da Hollywood. Paul Newman se ne è andato all'età di 83 anni. Sembrava immortale nei suoi film, ed anche se il tempo passava, lui riusciva ad essere sempre bello, anche con le rughe. Non esiste un "Dio" brutto, ne una qualsiasi altra divinità, ed è per questo che siamo portati a credere che ci possano essere delle persone immortali, sopratutto quando vengono elevati ad un ruolo di icona. Poi, la vita, ci riporta alla realtà, alle impietose ma necessarie foto del tempo che scorre, ai belli giovani e forti, diventati anziani, e nei peggiori casi, logorati da malattie... Le utlime immagini dell'attore lo ritraggono su di una sedia a rotelle, magro, neanche la lontana ombra dello spaccone, del pugile che è stato. Di lui si narra di un uomo fedele, che ha sempre vissuto con la donna amata e sposata, dicendo che non conviene mangiare gli hamburger quando in casa si ha una bistecca. Questo era Paul Newman. Un icona, una vita che ogni uomo vorrebbe vivere, donne, motori, cinema. Perfino la Rolex gli ha dedicato un orologio, quel Daytona che vediamo su tanti polsi maschili (veri e falsi) nella speranza di essere un pò come lui. Poi c'è il lato meno conosciuto, quello caritatevole, fondatore tra l'altro di una linea di prodotti alimentari, che io comprai in un mio viaggio negli States, e una volta assaggiati feci come il mitico Alberto Sordi: "Maccarone m'hai provocato? Mo te magnio!" Ma non importava la qualità, era il gesto, il pensiero, di un grande attore in aiuto ai più deboli. Con Paul Newman se ne vanno via una parte degli anni 50 e 60, quel dopoguerra che ci aveva lasciato ferite importanti, ma ci aveva regalato quelli che poi sarebbero stati i miti della rinascita, e avrebbero fatto sognare chi ancora si stava leccando le ferite. Negli ultimi film aveva fatto da "spalla" alle icone dei nostri tempi, una sorta di passaggio di testimone, una prosecuzione della specie. Ma nessuno potrà eguagliare la classe di questo grande attore, che a dispetto del suo aspetto fisico, con quegli occhi azzurro-furbo, le cronache lo descrivono come un uomo serio con pochi grilli per la testa. E' la bellezza-tristezza della vita. C'è chi va e c'è chi arriva, con la speranza che siano dei degni eredi... Ma su questo non ne sono poi tanto certo...

lunedì 29 settembre 2008

Depardieu: morto a 37 anni il figlio ribelle di Gerard


Saran potenti papa, saran potenti re, ma quando la signora con il mantello nero e la falce arriva, non ce n'è per nessuno...
L'attore Guillaume Depardieu, figlio di Gerard Depardieu, è morto in ospedale in ospedale vicino Parigi. Un portavoce di Artmedia, la società produttrice del padre, ha detto riferito che Guillaume aveva "contratto un virus che ha causato una polmonite fulminante". Guillaume era separato dalla moglie con cui aveva avuto una bimba, Louise, di 7 anni. Figlio d’arte, il debutto sul grande schermo arrivò a soli 3 anni. Nel 1995 un tragico incidente in moto. Nel corso della sua carriera ha recitato in molti film quasi tutti francesi, in alcuni al fianco del padre, come "Tutte le mattine del mondo" e la miniserie "I miserabili". La vita di Guillaume era stata profondamente stravolta da un incidente in motocicletta avuto dall’attore nel 1995: un bagaglio volò dalla macchina che lo precedeva e gli maciullò il ginocchio. Le successive cure non riuscirono mai a debellare una brutta infezione che, nel 2003, portò i medici ad amputargli la gamba. Impegno nel sociale e problemi con la giustizia. In seguito a questa vicenda ha anche dato vita alla "Fondazione Guillaume Depardieu" che si batte per il riconoscimento dei danni, morali e fisici, causati da infezioni ospedaliere. Negli anni successivi è stato più volte protagonista delle cronache per guai con la giustizia: nel 2003 venne condannato a 9 anni con la condizionale per aver minacciato un uomo con una pistola a Trouville in Francia mentro nel giugno scorso era stato condannato a due mesi di prigione per guida in stato di ebbrezza.

sabato 27 settembre 2008

Binario Morto


Titolo nefasto, ma non nei contenuti. L'estate è finita, e di lei ci rimane il gusto di sale sulla pelle, e qualche traccia di abbronzatura sui volti.... Va bene non essere nefasti, ma qui siamo troppo sul romantico... Dunque binario morto perchè. Verso la metà di Maggio negli uffici SIAE è circolata una nota che riguardava il "Notre Dame de Paris". La nota recitava (non l'ho personalmente vista ma ne ho avuto conferma) che gli aventi diritto alla riscossione dei diritti di autore dell'opera, ricordiamo scritta cento anni fa da Victor Hugo, e portata in scena versione musical da Cocciante e Plamondon, vietavano ogni rappresentazione sia a livello amatoriale sia professionale, dell'opera intitolata "Notre Dame de Paris". Già questo suona un pò strano. Il libro scritto da Hugo è un capolavoro immortale, e comunque passati i 70 anni canonici, che la svincolano dal diritto di autore, ognuno di noi può leggerla e rappresentarla come meglio gli pare. In aiuto a questo, sono venuti i due compositori, che hanno fatto un capolavoro del capolavoro, musicando in maniera sublime, quello che lo scrittore aveva descritto con le parole. Successivamente Cocciante ha messo in vendita le canzoni, ovvero le ha rese di pubblico dominio, come ogni autore fa dopo aver scritto e prodotto una canzone. Ma torniamo al nostro divieto. Perchè vietare? Innanzitutto bisogna scavare nei fallimentari musical italiani, tra cui Romeo & Giulietta dello stesso Cocciante e prodotti dal ce-l'ho-tutti-io Zard. Nessuno si sarebbe aspettato un successo mondiale del Notre Dame e i relativi guadagni, e questo all'inizio ha fatto gridare: "ma quanto siamo bravi!". Purtroppo la realtà è un pò diversa e a 10 anni di distanza, l'allegra compagnia è dovuta tornare sui suoi passi, rivolgendosi al Gobbo e pregando la zingara affinchè tornassero in scena per coprire gli enormi buchi fatti dagli altri. Infatti un anno fa hanno ripreso a girare l'italia in lungo e in largo, compiendo una operazione di marketing notevole, raggiungendo l'apice con la vittoria di Lola Ponce e Giò Di Tonno al festival di Sanremo, con una canzone scritta dalla Nannini, in odore di "Pia dei Tolomei", e prodotta di chi? (Rullo di tamburi) David Zard! E allora per non bruciare la strada al ritorno della bella zingara (bella ma non brava), Cocciante si è ripreso la produzione e ha vietato la rappresentazione a tutti i comuni mortali, che in un certo qual modo, rovinerebbero il ritorno del fortunato musical. Quindi cari aspiranti Gobbi e Esmeralde, il Notre è diventato come il Rocky Horror Show, non azzardatevi a farlo sennò l'integerrimo galoppino SIAE, si presentarà con il sopracciglio crucciato e vi sfratterà dal vostro bel teatro.

E noi? Bella domanda... Noi abitanti della terra di mezzo, un pò Hobbit, un pò Elfi, un pò Orchi (il sottoscritto), abbiamo preso qualche canzone di Cocciante, qualche sottofondo di Vangelis, Pink Floyd, Star Wars, abbiamo scritto della prosa nuova, scene nuove, e siamo andati in scena per 4 anni raccogliendo sempre più consensi. Consensi che da Maggio 2008 ad oggi, ci hanno portato a ricevere qualche telefonata da nord e da sud Italia, in una sorta di SOS Notre Dame, chiedendoci come avessimo potuto calcare scene importanti, senza incontrare nessun ostacolo legato al diritto di autore. Beh! Svelarvi il segreto sarebbe troppo semplice, ma la chiave sta nel titolo e nel modo di rappresentare l'opera. Noi non facciamo niente di strano, perchè alla fine paghiamo anche i diritti alle canzoni, che Cocciante ci ha venduto. Ci siamo solo immaginati il nostro Notre Dame, abbiamo letto il libro, e ci abbiamo visto l'amore, la follia e la morte.... a Notre Dame!