lunedì 31 agosto 2009

In ricordo del Quartetto Cetra


Se n’è andata l’ultima voce maschile del Quartetto Cetra. Virgilio Savona si è spento a Milano a 89 anni. E del gruppo vocale che ha segnato le strade del jazz e del varietà dal primo dopoguerra agli anni Settanta, ora resta solo la moglie Lucia Mannucci, la «signora» del gruppo. «In America c’erano i Mills Brothers e tanti altri gruppi vocali – ci aveva raccontato Savona un paio d’anni fa nella sua accogliente casa milanese – da noi un quartetto vocale era un’assoluta novità. Cominciammo ad ascoltare il jazz di nascosto durante la guerra e poi, dopo la liberazione, cantavamo i brani di Louis Armstrong e i classici dei neri nelle città del Sud sui predellini dei camion».
Con Tata Giacobetti e Felice Chiusano (scomparsi rispettivamente nel 1988 e nel 1990) e la moglie Lucia ha creato un amalgama di voci e di gag irripetibile. Prima si chiamavano Quartetto Ritmo, poi nel 1941 debuttano alla radio, nella rivista Riepilogando con il nome di Cetra. Sono una inedita e fresca novità nel panorama musicale italiano e, quando l’anno successivo Enrico De Angelis viene richiamato in guerra, entra nel gruppo la Mannucci portando la levità e il tocco vocale cristallino che definiranno le caratteristiche del gruppo. Il Quartetto Cetra ho sfondato con brani leggeri, spensierati e meravigliosamente armonizzati, scritti prevalentemente dallo stesso Savona. Tra i più celebri Concertino (che li ha fatti conoscere al grande pubblico grazie alla trasmissione tv In quattro si viaggia meglio), Aveva un bavero (quello della Bella Gigogin portata a Sanremo nel ‘54), In un palco della Scala, Vecchia America su musica di Lelio Luttazzi, Un bacio a mezzanotte musicata da Gorni Kramer e Nella vecchia fattoria. «Erano tempi felici – ricordava Savona – quelli del boom. L’Italia riscopriva il gusto di divertirsi, di fare cose nuove. Il punto di riferimento per tutti era l’America, ma noi abbiamo cercato di cantare lo swing visto dal nostro punto di vista».
Eleganti, simpatici, un po’ ingenui, divennero un simbolo del compianto varietà e dai pienoni in teatro passarono ai successi tv, partecipando a programmi storici come Studio 1. Spesso si esibivano in costume, come guitti o veri attori popolari che conquistavano il pubblico con la semplicità ma senza dimenticare la classe. Erano stati precursori della cosiddetta contaminazione e furono travolti dall’ondata beat. «Ci prendeva in giro per Nella vecchia fattoria – ci diceva ancora Savona - chi non sapeva che è un classico del folk anglosassone».
E Savona è stato anche un grande studioso di musica popolare. Nel 1970 pubblicò l’album Sexus et politica, con brani scritti per Giorgio Gaber, e nel 2004 fu premiato al Club Tenco come «uno dei gradi protagonisti storici della musica e della cultura italiane». Quell’anno tutti i cantautori del Tenco eseguirono sue canzoni poi incise nell’album Seguendo Virgilio e trascritte nell’omonimo libro. Ricoverato da tempo per l’aggravarsi del morbo di Parkinson, stava lavorando a un disco di vecchie canzoni popolari.