martedì 14 dicembre 2010

Noi che...

Un soddisfazione immensa… non ci sono altre parole per descrivere quello che ho provato Venerdi 10 dicembre al Saschall di Firenze. Tutti fantastici i ragazzi del gruppo, tutti, nessuno escluso. Tutti con la voglia di fare bene anche se nella vita facciamo altro. Perché è questo che ci distingue dai professionisti, la voglia di portare su di un palcoscenico la nostra passione, il nostro amore per un arte che ultimamente ha preso più i contorni della rissa che la ricerca di artisti. Il pubblico poi ha fatto il resto, con gli applausi veri, le risate vere, quella vera partecipazione che si ottiene solo cercando di portare più gente a teatro, senza esosi biglietti e senza nomi di grido. Quando le cose sono fatte bene e con amore, non importa avere il nome su Chi o Novella 2000 per essere qualcuno. Per una sera tutti i ragazzi sono stati qualcuno per il pubblico… Ringrazio come sempre la mia amica Barbara Argentino con i suoi ragazzi del New Florence Pattinaggio Oltrarno, fantastici e coesi, cazzuti ma leggiadri nello scorrere sopra il difficile parquet di un teatro. Monica Benesperi del Dance Studio entrata in questa strana compagine ma subito pronta a cogliere l’essenza e lo spirito di un progetto semplice ma ambizioso allo stesso tempo, assieme alle sue ragazze e al suo energico e mai domo figlio Mirko. I Killer Queen che mi sopportano ogni qualvolta tento di inerpicarmi sulle note del grande Freddie e che puntualmente lascio sempre al mio fedele compagno di avventura Marco Romagnoli molto più in confidenza con il Sol e con il La. Costanza Fenyes new entry insieme alle Poiane, con un intro su Misirlou da capogiro ed una verve da vera beat… Antonio Dugini fedele ottone oramai dal lontano 1990, parte inscindibile dei miei viaggi attraverso lo swing. Niki Giustini sempre più “mio amico” con i suoi saggi consigli e con i suoi monologhi trascinanti, mi inorgoglisce sempre della sua presenza. Fabio Forcillo ancora una volta accanto a me in un percorso iniziato quasi per caso più di 20 anni fa e che oggi ci trova come due ragazzi in dolce cazzeggio davanti al pubblico astante e ridente grazie alle sue barzellette. Ma è chi lavora dietro le quinte che fa il lavoro più sporco, quello lontano dai riflettori, ma senza il quale le cose non funzionerebbero a dovere. Massimo Baldi ha raccolto il testimone di questo arduo compito e lo ha fatto suo, accostandolo alla sua professione di meccanico, risolvendo con la manualità tutte quelle cose che possono sembrare banali, ma fondamentali per la riuscita di uno show, come anche l'organizzazione di un gruppo dietro le quinte. Dopo un anno sabbatico piacevole anche il ritorno di Mario Sipario Fabbri, uno dei fondatori storici degli artisti senza nome. Piacevolmente in regia accanto a mio fratello Andrea, Dresda Dj quando ha le cuffie e novello aiuto regista, si è rivisto Fabrizio Fusi indomito Quasimodo nel nostro musical “Amore, follia, morte a Notre Dame”. Ritrattista dei momenti più felici il Giotto della macchina fotografica Silvano Silvia, come sempre di fronte agli artisti… Paolo Bertocci amico artista informatico che ci ha messi online. Cecilia Chiavistelli paziente addetta stampa a sorbirsi i rifiuti dei giornalisti che non intendono dare lustro, neanche di un rigo sui loro giornali, a queste compagnie che ancora sanno di buono… Va beh… Poi ci sono anche gli altri di euguale importanza che hanno dato il loro contributo ed hanno reso il gruppo più divertente, Jerry, Max Morelli, Ferrini del video, i ragazzi del service Amandla, Alessandro, Vanina, Barbara... Ed infine le più seria Mariagrazia Internò, quella che quaglia ma che quaglia non è, quella che organizza e fa da collante tra noi artisti e il mondo reale, fatto di spese, soldi, sponsor, contatti e quant’altro serva per accenderci le luci e rendere magica la nostra sera… Lo scrivente già lo conoscete, oramai non fa più testo… è cerebralmente perso dentro i suoi sogni…;-)

mercoledì 17 novembre 2010

Noi che....si riparte!!!!!

Dunque, da dove iniziare? Lo so il blog ha vissuto un momento di forte stasi ma daltronde nello scenario degli artisti senza nome e più in generale quelli amatoriali, la verve e la passione che i vari gruppi mettono per la realizzazione dei loro piccoli sogni, vengono sopite da costi elevati, scarso interesse e, purtroppo, anche da sommarie realizzazioni. Noi ci eravamo lasciati a Maggio con la nostra "sfida" di portare un varietà a teatro con tutte le variabili e difficoltà del caso. Sfida vinta con il consenso del pubblico che ha riempito la platea del Teatro Puccini di Firenze.
Contenti ma non paghi, sull'onda di un entusiasmo collettivo, la nostra nuova "sfida" sarà la conquista del Saschall Venerdi 10 Dicembre, che ci ritroverà ancora una volta tutti insieme per questo strano varietà che mette in scena un pò tutti noi, nati qualche tempo fa, con la voglia di divertirsi e fare divertire. Professionisti, amici, gente nuova che abbiamo conosciuto la volta scorsa, ci hanno dato l'input per replicare e noi puntualmente, caduti in letargo ma sempre pronti, siamo ripartiti più convinti che mai.
Come nel nostro consueto stile, vecchi amici ci hanno lasciato per altri impegni, e nuovi amici sono entrati a far parte di questo nostro semplice gruppo ed io sono orgoglioso di dare il benvenuto a Dance Studio ed al gruppo beat Le Poiane che ci accompagneranno dal vivo sul palcoscenico, più la presenza di Carletto "il Ficcanaso" direttamente da RTL!!!
Per l'occasione, grazie a Paolo Bertocci e a Web Prato, è stato creato anche il sito www.noigliartistisenzanome.com dove piano piano stiamo inserendo foto e storie, e con la fantastica possibilità di prenotare i biglietti online semplicemente utilizzando la Carta di Credito e carte Ricaricabili tramite il circuito PayPal. Si perchè come di consuetudine i nostri spettacoli sono improntati sulla beneficenza e per la seconda volta siamo lieti di avere accanto a noi La Fondazione dell'Ospedale A.Meyer nella persona del suo direttore Andrea Fiori che insieme a Vincenzo Giammona dell'Associazione Toscana Genitori Bambini Cardiopatici devolveremo l'incasso al reparto Cardiologia Pediatrica dell'Ospedale Meyer. Ancora una volta accanto a noi sponsor amici che appoggiano l'iniziativa con sano spirito di gruppo per una serata in allegria ma anche di riflessione a favore di chi è stato meno fortunato.
Per chi volesse, su prenotazione anche la possibilità di cenare in teatro con tavolo riservato (min 8 persone) con buffet ascoltando la musica dei Tamanduà che suoneranno dal vivo le piacevoli atmosfere della bossanova.
Un arrivederci al futuro allora!!!!!

domenica 25 luglio 2010

Aria fresca ma non troppo

Dopo le rappresentazioni televisive andate in onda in Rai, il cast di Aria Fresca si è spostato nella piazza e più precisamente nella notte fiorentina di In Fortezza. Noi non potevamo non mancare in quanto nel cast c'è il nostro caro amico Niki Giustini che abbiamo avuto modo di conoscere nel nostro recente show. La cornice di In Fortezza non è delle migliori in quanto eredita un po' lo schema già visto nella Festa dell'Unità, dove si preferiscono palchi più spartani all'uopo di installazioni meglio curate. A condurre Gaetano Gennai già autore dei testi insieme a Carlo Conti della versione televisiva. Devo dire che a dispetto del nome e dei fasti visti alla Capannina in Versilia purtroppo Aria Fresca ha perso tutto ciò che aveva di fresco all'epoca ad iniziare da un brutto Alessandro Paci prigioniero di quel personaggio già visto in Pinocchio e Ohi ohi che crisi, volgare, scontato ed anche cattivo col pubblico astante con infelici battute su gay e portatori di handicapp. Tre le sue finestre nello show e tre sono stati i momenti di assoluta noia per l'ex seccurity delle notti viareggine e francamente alla luce di ciò spero che Conti ne tenga conto, anche perchè il panorama artistico offre di più. Abbiamo rivisto Graziano Salvadori un po impacciato all'inizio col suo personaggio di Achille, un po' troppo legnoso nella battuta che non ha saputo svegliare il pubblico, con uno sketch incolore. Anche i fratelli Atto non avevano più lo smalto dei tempi passati, dove Giustini si è limitato a fare da spalla ad un troppo urlante Salvadori che aveva preso di mira un inutile Gennai rimasto sul palco li con loro. Bellino all'inizio del suo numero il mago silente in kilt, già visto in tv, con numeri di magia surreali ma nel proseguo della serata annichilito dal trend piuttosto negativo dello spettacolo. Niki Giustini apre con le sue imitazioni, brevi e rapide, con battute che strappano l'applauso più per la bravura che per la comicità, comunque sempre strabiliante nei cavalli di battaglia Montesano, Verdone, Banfi e il clone Boldi. Salvadori torna a fare quello che sa fare con un bel monologo che parla del difficile rapporto padre-neonato-moglie, veramente ben condito in tutte le sue sfumature che fotografano la realtà di quei momenti difficili e quanto mai veri. Quello è il Graziano che ricordavo, frizzante, incisivo anche nella recitazione, e forse mal sfruttato dagli autori stessi che hanno preferito le banalità di Paci stroncato anche dai pochi applausi ricevuti. Le risate più vere e spontanee insieme a Salvadori, le ha riscosse Giustini nel suo monologo della macchina Prinz semplice ma efficace con la trovata di simulare il rumore dell'auto mescolandolo alla prosa raccontando una normale domenica di una famiglia al mare. Gaetano Gennai filo conduttore di questa accozzaglia di artisti, sembrava preso e messo li, della serie ci devo essere per contratto, non credendoci troppo neanche lui di un prodotto voluto rispolverare a tutti costi offrendolo ad una televisione in stato comatoso da diverso tempo. Anche il pubblico fiorentino sembra averlo capito ed è stato molto avido nell'applaudire una comicità a tratti volgare e già vista, con persone che hanno lasciato la piazza già alla metà dello spettacolo, peraltro scarso anche nell'allestimento luci. Della vecchia Aria Fresca è rimasto solo il logo in bianco e nero appeso sul fondale di un palcoscenico, e non sarà facile riportarlo ai fasti di un tempo.

lunedì 31 maggio 2010

Un saluto alla storia

Quanti di noi cantano utilizzando dei microfoni oppure ascoltando musica anche durante una passeggiata... La storia dell'audio e elettronica in generale passa da loro, ad iniziare da quel genio di Thomas Alva Edison oppure del nostrano Marconi. Quei concetti che oggi sembrano scontati, all'epoca portarono un innovazione che ancor oggi stiamo sfruttando e vanno sempre ricordati.
Fritz Sennheiser, il fondatore della società Sennheiser Electronic specializzata in apparati audio, è morto lo scorso 17 maggio all’età di 98 anni.
Nato il 9 maggio del 1912, era ancora un ragazzino quando costruì la sua prima radio a galena, ma non immaginava che un giorno sarebbe diventato uno dei più importanti costruttori di microfoni e cuffie del mondo. Fritz voleva fare il giardiniere paesaggista, ma gli anni della depressione economica resero presto vani i suoi sogni. Il giovane decise così di studiare ingegneria elettronica al politecnico di Berlino, il primo passo verso la costruzione del suo impero per gli apparati audio.
Sennheiser se la cavava bene con gli studi, così nei primi anni Quaranta ottenne un dottorato presso l’Heinrich Hertz Institute, dove avrebbe lavorato per molto tempo come ingegnere, conflitto mondiale permettendo. Nel corso della Seconda guerra mondiale, infatti, si impegnò molto per dare supporto tecnico all’esercito tedesco, offrendo la propria collaborazione per la decodifica dei messaggi radio degli Alleati.
A guerra ormai finita, Sennheiser avviò la propria società in un piccolo laboratorio dove lavoravano sette impiegati, facendosi conoscere rapidamente in Germania. La svolta arrivò poco tempo dopo, quando il colosso Siemens decise di acquistare una grande quantità di voltmetri dalla piccola azienda. Il denaro ottenuto grazie agli ordinativi consentì a Sennheiser di investire maggiori risorse nella ricerca, arrivando rapidamente alla produzione di un nuovo modello di microfono intorno al 1947, come racconta il New York Times.
Altri prodotti di Sennheiser comprendono le prime cuffie aperte. Introdotte sul mercato nel 1968, le cuffie avevano degli auricolari piatti e circolari da posizionare sulle orecchie a differenza degli auricolari tradizionali concavi che racchiudevano interamente le orecchie.
Alla società tedesca viene riconosciuta l’invenzione del microfono “shotgun”, solitamente utilizzato nei set cinematografici per la registrazione delle voci degli attori a distanza, escludendo i suoni e i rumori off-axis.
Dopo una vita passata tra strumentazioni audio e laboratori di ricerca per innovare i propri prodotti, Fritz Sennheiser decise di ritirarsi nel 1982, lasciando spazio al figlio Jörg. La notizia della morte del fondatore è stata comunicata ai clienti, ai dipendenti e ai tanti appassionati sul sito web della società.
L’azienda conta ora più di 2100 impiegati in tutto il mondo ed è ancora interamente nelle mani della famiglia Sennheiser, con impianti di produzione in Germania, Irlanda e Stati Uniti. Nel 2008 le vendite hanno raggiunto quota 500 milioni di dollari.
La storia dell'industria europea dell'audio rimarrà indissolubilmente legata al nome di Fritz Sennheiser.

sabato 8 maggio 2010

Noi che... ci siamo divertiti!!!!!!

E' finita! Ancora una volta il nostro gruppo ha portato in porto un bastimento carico di... spettacolo!. Questa volta non era un musical ma un varietà di diversa fattura, ma non per questo più facile anzi... I tempi del varietà sono scanditi da una diversa dinamica e diverse variabili tra cui la forma del suo conduttore (io) che purtroppo si è dovuta arrendere alla laringite. Ma non ci sono scusanti e lo spettacolo è andato avanti comunque e di cose ne abbiamo imparate diverse. Ancora una volta sono stato supportato da una squadra fantastica di amici veri, quelli che stanno nell'ombra, quelli che le parole non fanno farina, quelli che quando cadi sono sempre li... Ancora una volta gli artisti senza nome (tutti) sono stati puntuali e pronti brillando di luce propria anche senza l'ausilo delle nostre luci (anche quelle sempre attive!). Scrivere dei nomi? Non serve, perchè noi siamo un gruppo, che ha messo a suo agio l'unico esterno e professionista, quel Niki Giustini che tante ne ha viste, ma che ha promesso che ritornerà. Qui noi siamo arrivati e da qui ripartiremo verso un altro viaggio. La base su cui lavorare si è dimostrata solida e concreta e gli "esterni" che ci hanno dato fiducia e messo la faccia, Mariagrazia Internò e Giuseppe Grillo, stanno già pensando alla prossima sfida, un forte segnale al nostro impegno.
Il mio ringraziamento va a tutti coloro che alla fine nel loro abbraccio mi hanno trasmesso passione e dal quale ho ricavato la ferma convinzione di poter continuare, insieme. Agli altri che scenderanno e non rimonteranno su questa nave, va tutto il mio grazie per avermi dedicato il loro tempo, augurandogli miglior fortune con professionisti più seri rispetto a questo povero pagliaccio triste che scrive e che ha l'illusione di essere un istrione.
L'applauso più bello l'ho ricevuto dal mio amico Paolo e ho il piacere di farvelo leggere qui sotto:

Sono il primo, e lo faccio con piacere. Dopo una serata che non aveva mai fine ma che è trascorsa con ricordi musicali e allegria, un grazie a tutti in particolare ad Antonio che è ritornato a suonare il sax come ha sempre saputo... I Killer Queen di altra categoria, suonano dal vivo come si scopre che suonano i professionisti in sala di registrazione; Marco Romagnoli una voce da "killer"; i pattinatori della New Florence di Barbara e Giuseppe, i balletti di Ilaria e Babi, poi la voce di Guya, ancora la chitarra di Pino con Tamandua.... C'era Niki Giustini, già carabiniere e questo è di per sè un ottimo biglietto da visita, che ci ha fatto apprezzare la sua bravura e simpatia, le barzellette a ripetizione di Fabio Forcillo "giacchetta gialla" (quella di Pierino e il rapporto con suo padre "unica").... Insomma, anche se ho dimenticato qualcuno mi spiace ma non ho preso appunti...Voglio solo dire che mi sono divertito e sono contento che Paolo e la sua Associazione "Gli Amici di Lapo" e la Fondazione Meyer abbiano ricevuto un contributo che abbia reso noto che "ci sono" e sono lì a lavorare per il futuro dell'infanzia...
E' questo "un grande segno di civiltà"....
Grazie Max per tutto questo....
Paolo

giovedì 15 aprile 2010

Che noia, che barba... Ciao Raimondo!!


L'attore, nato a Roma, avrebbe compiuto 88 anni il 7 maggio prossimo. Era cresciuto a Spalato, in Dalmazia, dove il padre, ammiraglio della Marina militare, era stato trasferito. Proprio per accondiscendere ai desideri di papà Guido, che per lui avrebbe voluto una carriera da diplomatico, Vianello si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Ma la guerra e la detenzione, a causa della sua adesione alla Repubblica sociale come bersagliere, nel campo di concentramento americano di Coltano (Pisa) - dove incontrò Ezra Pound, Dario Fo, Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, il giornalista Enrico Ameri e il regista Luciano Salce -, lo allontanarono definitivamente dalla politica e dalle istituzioni.
L'occasione buona si presentò quasi subito, nelle persone di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, che gli proposero di partecipare alla rivista Cantachiaro N°2. Qui Raimondo si distinse per il suo umorismo tagliente ma distaccato, il ruolo da superba spalla comica e lo stile elegante, che presto vennero messi a frutto nel cinema e in televisione. Il debutto sul grande schermo fu nel 1947con una parte nei Due orfanelli di Mario Mattioli, cui seguirono in soli 21 anni (fino al 1968) un'ottantina di film da interprete e, tra il 1970 e il 1982, una quindicina da sceneggiatore. Con l'amico di mille sketch Ugo Tognazzi, poi, Vianello portò al debutto latelevisione con l'irresistibile Un due tre (dal 1954 al 1959), animò lo spettacolo del sabato sera Il Tappabuchi con Corrado, condusseCanzonissima del '69 e fu protagonista di una dozzina di programmi Rai, dai varietà ai quiz, fino a Questa sera niente di nuovo del 1981.
In quella fatidica data, con Sandra Mondaini, conosciuta nel 1958, sposata nel 1962 e diventata sua insostituibile partner anche nella vita professionale, passò alla corte di Silvio Berlusconi, diventando con Mike Bongiorno uno dei simboli della tv del Biscione. Dalle due serie di Attenti ai quei due del 1982-83 al Gioco dei 9 (1988-90), da Pressing (nove anni di ironia e competenza applicate alle domeniche calcistiche) ai Sandra e Raimondo Show, Vianello ha portato il suo umorismo di buon gusto nei palinsesti di Cologno.
Ma la "creatura" più famosa di Raimondo e Sandra resta la serie di Casa Vianello (declinata anche come Cascina e Crociera), che dal 1988 al 2008 ha portato il pubblico fin dentro le stanze dei due comici. Una sit-com piacevole e spassosa che era anche un'immersione nel garbato mondo della coppia più famosa dello showbiz italiano.
Completano il curriculum di Raimondo il Telegatto del 1992 per Pressing, la conduzione del Festival di Sanremo del 1998 con Eva Herzigova e Veronica Pivetti, l'onorificenza di Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana conferitagli nel 1996 dal presidente Scalfaro e, non avendo avuto figli con Sandra, l'adozione di un'intera famiglia di filippini. Altro che "Che barba, che noia!".
Ciao Raimondo, ci mancherai!!!!!!!!!!!!!!

mercoledì 7 aprile 2010

Noi che...stasera!


Ebbene si, ci eravamo un pò persi nei fumi delle nostre trasferte di "quasimoda memoria" che di teatro non ne avevamo più parlato. Ma poi mi sono detto "cavolo qui non si muove foglia!" e allora mi sono dedicato alla costruzione della mia macchina del tempo teatrale. Ancora non sono bravo come Doc.Brown, ne sono Marty Mcfly, però indietro nel tempo possiamo andare in tanti modi e credo che la musica sia un ottimo veicolo.
Noi che...stasera è un tentativo di viaggiare nel tempo, nel mio tempo, che è poi lo stesso per tutti quelli nati negli anni 60 e non solo. Di quegli anni ne conserviamo il ricordo e grazie alla tecnologia abbiamo anche qualche canale dedicato, oppure ottime trasmissioni come "I migliori anni" dove Carlo Conti intelligentemente ripropone con la musica e non solo, spaccati di vita sottolineati dalle colonne sonore di quei tempi. E' un progetto che riporta un pò il varietà in teatro, quel sano varietà lontano dai nuovi programmi televisivi ricchi di alterchi e di dubbi talenti, coinvolgendo personaggi più o meno noti (artisticamente) del panorama fiorentino e li assembla davanti agli occhi dello spettatore, dando anche la possibilità di percepire il sacrificio e l'impegno che c'è non solo sul palcoscenico ma anche dietro le quinte. Ad accompagnarmi in questo viaggio amici e artisti con il quale ho collaborato e collaboro che hanno colto l'occasione per stare insieme a coloro che verranno a teatro anche in virtù dello scopo per il quale l'iniziativa è dedicata ovvero la beneficenza alla Fondazione dell'Ospedale Pediatrico Anna Meyer O.N.L.U.S e Gli amici di Lapo Malattia di Kawasaki O.N.L.U.S.
Avrò l'onore di avere Niki Giustini a mio fianco che sarà la parte comica della serata e avendolo conosciuto più a fondo contento di averlo accanto per l'artista e la persona che è. Marco Romagnoli, già Febo nel Notre Dame, sarà l'altra voce oltre alla mia che per l'occasione debutterà con il gruppo dei Killer Queen, nota cover band del gruppo inglese, già apprezzatissimi sul suolo italico e non. I Tamanduà dell'amico Pino Arborea proveranno a soddisfare la mia "voglia" di bossanova con una finestra che ci porterà direttamente sulle spiagge di Rio. Un altro grande amico, Fabio Forcillo, verrà a trovarmi ricordando la "dura" vita di noi generici concorrenti dei quiz degli anni 80, quando partecipare ad un gioco era un "impresa" ma da dove sono nati diversi personaggi televisivi che abbiamo ancor oggi. A tentare di farmi danzare, con scarso successo per poca attitudine mia, le Stelle Danzanti Ballet di Ilaria Napoli che, insieme alle ballerine del NotreDame costituiranno il corpo di ballo dello spettacolo. E, rimarcando la formula vincente per la quale abbiamo vinto anche un premio a Milano, sempre con me il New Florence Pattinaggio Oltrarno di Barbara Argentino. Al mio fianco come sempre, fedele scudiero di tante serate, un amico, un sassofonista di primordine, Antonio Dugini.
Vorrei nominare tutti gli amici che saranno con me quella sera, ma la cosa migliore da fare è venire ad occupare un poltrona rossa del Teatro Puccini Giovedì 6 Meggio ore 21.15.
Vi aspetto!!!

mercoledì 24 marzo 2010

Quando Lastrico non indica un brutta parola


E' notorio che la televisione mi annoia. E' altrettanto notorio che, nonostante mi annoi, tanta gente la guarda. Non dico di essere un guru, ma se forse tutti evitassimo di vedere programmi stupidi o diseducativi forse trasmetterebbero qualcosa di meglio. Questo lo deve aver capito Claudio Bisio che quest'anno ha proposto per Zelig personaggi nuovi e per alcuni, uno in particolare, geniali. Maurizio Lastrico è senz'altro una novità nel panorama della comicità italiana, una comicità che a mio avviso aveva perso quel buon gusto e quella classe che negli anni passati ci aveva sempre distinto. Nel 1982 un ex comico, Roberto Benigni tirò fuori dal cilindro uno spettacolo a 360° dove politica, religione e usi e costumi quotidiani venivano presi e offerti al pubblico per quasi 2 ore di spettacolo. Oggi, assistiamo ad esibizioni di presunti comici che forse fanno ridere solo chi ha una mente limitata come loro, propinandoci volgarità e contenuti a dir poco scadenti. Lastrico riporta la comicità al suo valore assoluto, ovvero trarre dal quotidiano quello spunto che può sembrar banale, ma se narrato in terzine di Divina Commedia memoria, riesce a far diventare esilarante anche una semplice interrogazione o una partita di calcetto. Ottima è anche la sua interpretazione "gasmiana" ma mai banale, intervallata da il classico sale e scendi di tono accompagnata da una gestualità semplice ma efficace. Accostato ad altri comici veri, Alex & Franz, Aldo Giovanni & Giacomo, Brignano e pochi altri, speriamo che la comicità ritorni sui nostri schermi come un qualcosa da far vedere anche ai bambini ed in questo faccio anche un grande augurio a Carlo Conti che porterà in Rai "Aria Fresca" dove della pattuglia toscana faranno parte Niki Giustini, Graziano Salvadori e Alex Paci, un pò forse dimenticati dal grande giro, ma veri e propri artisti.

lunedì 22 febbraio 2010

Fattore amici a Sanremo

E così sabato si è conclusa la sessantesima edizione del festival di Sanremo, comunque già morto da diversi anni a questa parte. Anche se è considerato il festival dei fiori, non è detto che questi siano sempre in fiore, anzi ultimamente sono piuttosto appassiti. Peccato, perchè la Clerici, lo aveva impostato a suo modo, semplice, solitaria, con le sue gaff, senza troppi fronzoli alcuno, ne vallette arrivate da posti lontani. Non solo, ma è forse stata l'unica ad essere prosperosa negli atteggiamenti e nel fisico, incarnando la maggior parte delle italiane non anoressiche, ma piene di salute e con la ciccia nei punti giusti. Peccato davvero, perchè bella era anche la scenografia, rigorosamente "elettronicissima", con l'uso delle nuove tecnologie a basso consimo ma di sicuro effetto. Peccato perchè la prima artista vera che si è esibita, Elisa, ha dato dimostrazione che anche noi in casa abbiamo degli artisti coi fiocchi e sicuramente mooooolto meno onerosi dei grossi nomi, peraltro bravi anche loro. Il discorso migliore l'ha fatto Enrico Ruggeri il giorno dopo, quando ha detto che se questi devono essere i metodi per essere giudicati, l'anno prossimo se ne sta a casa. E non centra nulla l'eterna battaglia tra i giovani e i "vecchi". Vecchi sono quelli che da 40 anni ci ripropinano sempre il solito stile, il solito cliche. Vecchio è già Povia con questi testi improbabili e ruffiani (al contrario della sua prima canzone). Non è neanche condannabile lo scugnizzo D'Angelo con la sua canzone in dialetto napoletano. Ma lo stesso duo Pupo-Filiberto lo si può accettare in fondo in fondo, anche perchè l'intervento del tenore ha reso l'inciso della canzone una sorta di inno, nemmeno poi tanto così brutto. Accetto anche un Toto Cotugno lobotomizzato dagli afrori della donna-che-c'è-anche-nel-Dixan, Belen Rodriguez (anche una bella voce)...
Ma un Festival con la effe maiuscola non può iniziare con lo scandalo di Morgan che ha ammesso di aver (e fare) uso di cocaina e simili, tanto da tenere banco per 10 giorni prima dell'inizio con tutte le varie uscite e commenti da bar. Se il protagonista naturale di un film di Dario Argento (che poi era suo suocero) vuol fare il pilota facendosi qualche pista, chi dei giudicanti non ha peccato? E per finire, un Festival con la effe maiuscola non può avere nelle prime due posizioni due personaggi usciti dal mondo dei talent show. Mi dispiace ma non lo accetto. Questo è il più palese collegamento con lo show business in generale, che passa da Mediaset alla Rai, dove sponsor munifici pompano danari per trasmissioni di dubbio gusto, dove ogni tanto si trova si qualche talento, ma bisogna andare a cercarlo col lanternino... Marco Mengoni è forse uno di quelli sicuramente, e se il primo e il terzo fossero stati diversi, il suo secondo posto ci poteva anche stare, peccato per la canzone poco "furba", comunque egregiamente cantata. Valerio Scanu può essere bravino in tutti modi e in tutti luoghi (i laghi centrano poco) ma non sul gradino più alto del festival. Poi le vendite faranno il resto, le soddisfazioni arriveranno forse da li... Le comete non passano più da diverso tempo e forse l'unica poteva essere quella di Irene Grandi, con una canzone gradevole, senza troppi voli pindarici anche nel testo, una canzone "leggera" da Sanremo. Ancora una volta Sergio Caputo aveva ragione quando nel "Sabato Italiano" recitava: "...la radio mi pugnala con il festival dei fiori...". Ma si sà, gli artisti come lui li facciamo fuggire tutti all'estero (Karima docet)...

martedì 16 febbraio 2010

Gian, un finale commovente dopo cinquant’anni di risate

di Antonio Lodetti

La morte di Gianfabio Bosco. Gli esordi con Govi, il lungo sodalizio con Ric. E la figlia ritrovata soltanto sul letto di morte
Insieme al compare Ric (Riccardo Miniggio) ha attraversato la storia della tv, della commedia musicale, del teatro. Umorismo popolare - cioè semplice, che piace alla gente comune - che dalla Rai è rimbalzato su mitiche tv private come Antennatre per approdare alle commedie di Vaime o di Dino e Gustavo Verde. Gian (Gian Fabio Bosco), la metà di Ric & Gian - il duo comico di certo sconosciuto ai ragazzini d’oggi - se n’è andato a 73 anni, in un letto d’ospedale di Lavagna, in Liguria, ucciso da un’aneurisma dell’aorta addominale. Al suo fianco la figlia Danila, che il comico non vedeva da quasi 40 anni, «sparito - come lei stessa ha scritto su Facebook - dopo averla accompagnata all’altare quando aveva solo 15 anni». Danila, dopo aver appreso la notizia da un amico, ha raggiunto il padre e non l’ha più lasciato in questi lunghi giorni d’agonia.
Un finale commovente nella vita di un personaggio che ha fatto della risata e della battuta - anche e soprattutto quella di grana grossa - il vessillo di una carriera. Gian è figlio d’arte (nato a Firenze ma cresciuto a Genova) ché i suoi genitori vengono dalla compagnia di Gilberto Govi. Un illustre maestro da cui Gian si allontana presto per andare a Torino, dove al Teatro Maffei incontra il ballerino e fantasista Ric. Una strana coppia che, con il nome di battaglia Jerry e Fabio, riesce persino a varcare le sacre porte del Crazy Horse parigino con lo sketch Lo spogliarello. Quelle gag un po’ demenziali e un po’ acrobatiche folgorano Angelo Rizzoli, che lancia la coppia come Ric e Gian nel film Ischia operazione amore. La tv è lo sfogo naturale della loro comicità crassa, a tratti prevedibile, con ammiccamenti d’avanspettacolo, lontana dalla fantasiosa creatività del Derby (anche se i due collaboreranno spesso con Enzo Jannacci e Cochi e Renato). Dal 66 sono una presenza fissa alla Rai, ospiti fissi di show domenicali importanti come Quelli della domenica (con Paolo Villaggio), Che domenica amici (dove sono protagonisti), Giochi in famiglia (con Mike Bongiorno) fino al classico Senza rete del ’72 condotto da Renato Rascel. È un tandem ben assortito, dove l’uno non è mai la spalla dell’altro (anche se Gian di solito fa il serio e Ric «lo scemo») e in cui l’arma vincente è la semplicità delle battute e l’atmosfera un po’ vaudeville de noantri. Non hanno certo il phisique du rôle, né la fantasiosa creatività di Cochi e Renato, però ci sanno fare e in quegli anni i rivali sono davvero pochi.
Dalla Rai alla canzone il passo è breve e nel ’68 arriva il primo 45 giri, Okay Carola, brano demenziale che non sarà passato alla storia ma porta la firma di Marcello Marchesi per il testo e Gorni Kramer per la musica. Album come Sensational Sanremo Story saranno benedetti dalla firma di Leo Chiosso, storico autore di Buscaglione. Lasciando da parte i film (non certo indimenticabili come Ric e Gian alla conquista del West o Kakkientruppen), il secondo periodo d’oro della coppia è quello delle tv private, soprattutto di Telelombardia dove per anni sono mattatori di show all’insegna dell’improvvisazione pura, con la regia di Cino Tortorella o Gudo Stagnaro e vallette come Paola Perego, ma lasciano il segno anche in Fininvest con programmi come Risatissima.
La premiata ditta Ric e Gian si separa nell’87, ma Gian «solista» si fa notare nel cinema in film come Joan Lui di Celentano e Libero Burro di Castellitto che partecipa alla Mostra di Venezia del ’98. Da bravo fantasista e caratterista trova spazio in numerose fiction di Canale 5, come Don Tonino, o addirittura la conduzione di show su Raidue come Da dove chiami con Paolo Villaggio. Anche a teatro si fa notare in commedie musicali come Irma la dolce e My Fair Lady. L’amore per il teatro riporta spesso insieme il duo Ric e Gian che, dai tempi della rilettura de La strana coppia di Neil Simon, li vede sul palco fino al 2006 con l’applaudito spettacolo di Dino e Gustavo Verde, che strizza l’occhio al Godot di Beckett, Comunque vada sarà un successo.

mercoledì 10 febbraio 2010

Ballando sotto i milioni

Che il mondo dello spettacolo italiano non galleggi in buone acque questo è risaputo. Produzioni mediocri a tutti i livelli fanno si che non riusciamo più ad essere quel modello da seguire ed a esportare nel mondo. A parte casi sporadici come l'ultimo film di Virzì o trasmissioni inossidabili basate sulla semplicità e condotte in maniera "pulita", tutto il resto fa un pò ridere, ad iniziare dai talent show e reality. Ma si sa, la ragione ce l'hanno gli ascolti e finchè nessuno si degnerà di cambiare canale, le tv ed i loro organizzatori, ci propineranno sempre la solita roba, forti di un audience che mi lascia perplesso.
Un altro aspetto che fa ridere sono i soldi che piovono per film che incassano un decimo della spesa sostenuta, pruduzioni teatrali ricche del nulla, foraggiamenti ad artisti solo perchè appartenenti ad una certa classe politica. Ciliegina sulla torta, ed è roba di questi giorni, che il caro e vecchio Ridge in arte Ron Moss, abbia chiesto alla produzione di Ballando sotto le stelle, 900 mila dico novecentomila "euri" per la partecipazione al programma condotto da Milly Carlucci. Ora voi capite un certo disagio da parte nostra e non solo per cotanta somma in un periodo non tanto felice per tutti. Con tutto il rispetto per il bel mascellone, mi sembra che lui non valga tale cifra, ma non per il valore in se, ma semplicemente perchè non abbiamo una tv di stato florida e redditizia, anzi... Il problema è che nessuno si ricorda dei 5oo mila euro sborsati dalla produzione del festival di Sanremo, edizione Fazio, a John Travolta, per un siparietto (peraltro brutto) con Victoria Cabello. Anche Lady Gaga quest'anno ha chiesto una super cifra per un apparizione al festival e gli organizzatori sono ancora li a palleggiarsi sul dubbio. Si parla tanto del Made in Italy e non siamo in grado di gestire le nostre produzioni se non abbiamo nomi che riempiono la locandina. In un qualsiasi teatro di New York o di Londra ci sono opere teatrali, musical, rappresentati da benemeriti sconosciuti ma eseguiti magistralmente, perchè non guardi il nome dell'esecutore ma guardi l'esecuzione. In Italia si riempiono i teatri solo perchè gli spettacoli vengono eseguiti dai piagnoni e litigiosi dei talent show, senza osservare minimamente i contenuti, le trame, la fattura in generale. Prassi poi degli ultimi tempi è di trovarseli anche sul palcoscenico dell'Ariston, tanto per chiudere il cerchio. E così mentre X Factor inglese sforna Leona Lewis, a noi ci tocca sorbirci Jusy Ferrero e Marco Carta tanto per citarne alcuni. Per forza poi Ridge chiede tutti quei soldi!!! Siamo come delle puttane (scusate il termine), ci svendiamo al primo offerente, compriamo biglietti a mille euro per vedere Elton John all'Arena di Verona quando per il solito spettacolo a Monaco non spendevi oltre i 250 euro (leggiti uno dei post precedenti). Invece di foraggiare, scoprire, incentivare talenti anche visti nei programmi con i bambini protagonisti, sperperiamo i soldi così... tanto se n'ha parecchi!
Tutto veramente Beautyful....

giovedì 4 febbraio 2010

Fiorello Show


Finalmente torno a scrivere una recensione di uno spettacolo. Finalmente perchè ritengo che il panorama "spettacolo" offra ben poco, se non opere impegnate che poco portano ad un sollazzo vero e proprio. Fiorello ritorna nei palasport e lo fa con uno show particolare, lasciando a casa tutte quelle gag e siparietti che lo hanno reso celebre, ma che in realtà, ultimamente lo rendevano parecchio monotono e un pò noioso. Da sempre un estimatore del grande showman, per la prima volta sono andato a vederlo dal vivo con la curiosità di gustarmi un pò tutto, sia lo show, sia il background tecnico. Partendo proprio dalla tecnica vera e propria, l'organizzazione non poteva che affidarsi ad Agorà veri e propri professionisti del settore, con una fantastica dotazione tecnica con ciliegina sulla torta dell'uso del wall-led, vere e proprie quinte mobili che hanno il pregio di riprodurre qualsiasi immagine. Con questa tecnica Giampiero Solari (regia) si è permesso di accostare a Fiorello ballerine, cori, coreografie, portando addirittura il pubblico sul palco e renderlo in qualche modo partecipe. Ovviamente i wall-led erano divisi in due sezioni, una front e una in back che avevano la possibilità di scorrere lateralmente per portarli letteralmente al centro oppure per accostarli al lato. Due maxischermi laterali contornavano lo show per apprezzarne meglio le espressioni del fantasista, sopratutto nell'imitazione dei Tokio Hotel o come li ha chiamati lui Toki. Orchestra dal vivo capitanata dal maestro Cremonesi, disposta fronte pubblico secondo uno degli schemi più classici a piani. Sul ring avrò contato una quarantina di teste mobili Wash più quelle a terra che fungevano da tagli. Ottimo l'archetto Sehnneiser utilizzato per tutto lo show sia per cantare che per parlare, ottimamente equalizzato per raggiungere anche le più infime profondità dal palazzetto sempre in ostaggio di fastidiosi reverberi.

Inizio dello show a sipario chiuso, sul proscenio, con qualche puntatina sul pubblico, in accappatoio con un bel monologo brillante su temi di attualita, mai volgare e mai retorico (come avviene ultimamente per i comici). La gag è poi proseguita col presentarsi di altri componenti in accappatoio nell'attesa della chiamata per l'apertura dello show. Pantalone nero, camicia bianca e un improbabile cravatta, Fiorello è passato tra vecchie medley di canzoni a brevi mologhi che ripercorrevano la sua carriera, sempre facendo sorridere lo spettatore, mai annoiato per battute o pause fuori luogo. Tormentone della serata, e non poteva essere altrimenti, Carlo Conti e la sua abbronzatura, parodia sugli antennisti e installatori di decoder, per poi passare ai Tokio Hotel, fino ad arrivare ad un breve soggiorno al nuovo hotel Bvlgari a Milano. Non tante canzoni, peccato pensando al gruppo, omaggio a Michael Jackson con un Thriller un pò stravolto (che a me non è piaciuto) e percorso musicale vario, rimembrando perfino Nilla Pizzi versione Rock'n Roll.

Devo dire che su quei wall-led ci ho lasciato gli occhi e il cuore, ma anche su tutta l'organizzazione che ha amplificato, se mai ce ne fosse bisogno, la bravura di uno dei pochi artisti circolanti in Italia. A Fiorello posso consigliare di seguitare in questo percorso, che forse lo rende meno visibile, ma gli da la facoltà di riempire i Palasport e di fare quello per cui nasce un artista: stare col pubblico!

mercoledì 20 gennaio 2010

Equo compenso, ma stiamo scherzando?!?!?!?!?


E cosi mentre noi eravamo a smaltire le sbornie dei vari cenoni natalizi preparandoci al 2010 come anno del riscatto, il 30 dicembre il ministro Bondi – per fare un favore alla Siae e proteggere il diritto d’autore degli “artisti” – ha concepito l’ennesima italica tassa in termini di innovazione e tecnologia. Come se non bastasse dei "furti" giornalieri di quel carrozzone creato da un ottima idea di Ricordi e trasformato in società nel 1882, oggi il Ministro dei Beni e attività culturali ha pensato bene di introdurre questa tassa chiamata equo compenso .... Ma chi sono i futuri "tassati"? Ma semplicemente a tutti i possessori di memorie fisiche (hard disk, telefoni, macchine fotografiche, dvd, cd, chiavi USB, etc). Perchè direte voi. Semplice! Dato che la Siae lucra già su di un attività che vede impegnate numerose persone (leggi il post precedente) il Ministro che dovrebbe amministrare ha pensato bene di girargli questa "piccola" fetta di mercato (si parla di 40 milioni di telefoni cellulari sparsi per l'Italia) così tanto per gradire. Il maggior fastidio di questa decisione, non è la tassa in se, ma il fatto che la Siae commette ogni giorno, a locali, bar, ristoranti, negozi, teatri, un vero e proprio salasso in termini monetari, pensando ad esempio al famoso euro o euro e mezzo applicato ad un biglietto per il teatro, o ai famosi borderò che i cantanti riempiono ogni volta che cantano le canzoni. Nessuno si è mai chiesto perchè tali "lenzuoli" costino una cifra fissa e non variabile rispetto ai brani eseguiti. Oggi arriva anche questa, con lo scopo di "proteggere" il diritto d'autore successivamente l'aquisto di un CD musicale di Renato Zero (per intendersi) perchè noi pagassimo anche la nostra lecita intenzione di riprodurlo, ad esempio, sulla chiavetta MP3 che usiamo quando andiamo a fare joggin. Diciamo che fin qui potrebbe anche essere logico. Ma dato che non siamo dei vulcaniani a quanto ammonta il costo della tassa? Un forfettario euro a dispositivo? Non penso proprio anzi, dalla tabella estrapolata da tale decreto leggiamo che una chiave USB di 1 Gb pagherà 3,22 euro, praticamente il costo della stessa. Una compact flash per la nostra macchina fotografica da 8 Gb, avrà un surplus di 4,51€ ovvero 1/4 del costo. Il top è per i supporti di memoria come gli hard disk, che oltre i 250Gb pagheranno la bellezza di 28,98€ praticamente il costo dello stesso hard disk. La Siae si difende dicendo che in Europa tutti i prodotti che permettono la copia delle opere prevedono da anni il compenso. In Francia i compensi dal 2008 sono il 50% più alti di quelli stabiliti dal decreto e in Spagna, ad esempio su il cellulare, il compenso è di 1 euro e 10, in Croazia è di 1 euro e 37 centesimi. Il compenso stabilito dal decreto in Italia è 0,90, il prezzo minimo di un caffè. Personalmente faccio una grossa difficoltà a comprendere il motivo per il quale i cittadini italiani dovrebbero essere costretti ad offrire un caffè alla Siae ogniqualvolta acquistano un cellulare. Non gli bastano i caffè provenienti dalle gabelle applicate al settore amatoriale? Una delle più rilevanti assurdità del decreto sta proprio nell’estensione del prelievo a cellulari, pc, decoder, game console che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali. In Europa, come ha avuto modo di ricordare Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, 23 Paesi su 27 non prevedono alcun compenso sui cellulari mentre i pc sono tassati in un solo Paese e nessuno tassa le game console.

La macchina Siae nel 2008 è costata oltre 187 milioni di euro. A nostro avviso il sistema culturale italiano non può permettersi di supportare costi di questo genere ed è, d’altro canto, facile immaginare che se Siae operasse in un mercato aperto anziché in posizione di monopolio i costi di esercizio si ridurrebbero rapidamente e drasticamente. Sempre dal bilancio 2008 si rileva che la Siae ha circa 650 milioni in disponibilità liquide e 336 milioni di immobilizzazioni finanziarie. Insieme fanno il 77% del patrimonio. In altri termini, 3/4 del patrimonio Siae è costituito da depositi presso conti correnti e conti titoli. Il motivo di così tanta liquidità sta proprio nell’attività di Siae: la società raccoglie i diritti, li deposita in propri conti e solo in un secondo tempo li distribuisce ai legittimi titolari. Se si considera che i diritti distribuiti ammontano ogni anno a poco meno di 700 milioni di euro, si capisce per quale ragione Siae disponga di tanta liquidità. E’ dunque vero che, come si legge nel bilancio “tale componente reddituale, benché di natura finanziaria, va annoverata fra i proventi tipici del business” ma, proprio per questo motivo, è tanto più grave quell’investimento in 40 milioni di euro in Lehman & Brother che si è trasformato in una perdita patrimoniale secca di 35 milioni. Questo, nei fatti, non costituisce un investimento effettuato dalla società, ma di una speculazione fallimentare compiuta con i soldi degli autori. Tale defaillance, pertanto, si configura come un gravissimo errore di gestione per il quale sarebbe auspicabile avviare una indagine parlamentare.

domenica 3 gennaio 2010

La legge sullo spettacolo a che punto è?

(fonte ZioGiorgio)
Siamo a fine anno, tempo di Natale, di feste e di regali e la nostra Redazione non può che unirsi al coro degli Auguri!
 Ma a fine anno si fanno anche i conti tant'è che, pur seguendo la vicenda oggetto del dibattimento ormai da mesi, abbiamo atteso con trepidazione fino a questo punto, cercando e aspettando una notizia ufficiale che annunciasse la nuova legge sullo spettacolo dal vivo.
Di fatto ad oggi, 31 dicembre 2009, la situazione è quella riportata nel sito di open parlamento, dove è possibile seguire quasi in tempo reale gli aggiornamenti: open parlamento.
Come si può vedere la legge deve essere ancora approvata alla camera, per poi passare al Senato e, solo a quel punto, diventare legge. E' pur vero che gli ultimi Governi ci hanno abituato alle votazioni della mezzanotte ma, verosimilmente, se ne riparlerà nel 2010.
Ma facciamo un passo indietro, perché della proposta della “legge quadro per lo spettacolo dal vivo” firmata a suo tempo da Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi, deputati del Pdl, se ne parla già dal marzo scorso e le dichiarazioni entusiastiche ne davano una quasi certa risoluzione entro la fine dell’anno.
Seguire la vicenda nella sua interezza è stato impossibile. Non fosse altro che per il gran numero di politici, parlamentari e personaggi dello spettacolo che si sono avvicendati a protagonisti nei mesi che separano marzo ad oggi.
Abbiamo comunque individuato due esponenti politici che sembrano aver preso a cuore la vicenda, le Parlamentari Gabriella Carlucci (PDL) e Emilia De Biasi (PD) tanto che, giusto per semplificare, di legge Carlucci-De Biasi al momento si parla.

Come se non bastasse a movimentare le acque si sono aggiunti a fasi alterne, con toni alcune volte coloriti e spiacevoli, il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, prima definendo i “registi parassiti” e poi parlando degli "organici esorbitanti dei teatri lirici", e un pezzo apparso su Il Foglio del 13 novembre a firma del Ministro Bondi, dal titolo “Artisti: che accattoni“.
Per dovere di cronaca il Ministro Bondi a parlato di "fraintendimenti" in seguito alle polemiche scaturite nei giorni seguenti il suo articolo…


Nonostante tutto un primo testo dell’ormai famosa e agognata “Legge quadro per lo spettacolo dal vivo” siamo riusciti a reperirlo facendo notare però come esso stesso sia fermo al 8 ottobre 2009, data dopo la quale occorre continuare a seguire le diverse manipolazioni del testo un po’ a fiuto…
Viceversa è doveroso anche sottolineare come, in fatto di legislazione, questa nuova proposta vada a colmare un vuoto più che ventennale, visto che dopo l’emanazione della legge “madre” del 1985, istitutiva del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo), non sono mai state varate dal Parlamento le leggi “figlie”.
Ma perché questa legge è importante? 
Ognuno di noi, che si considera giustamente parte in causa, avrà cento e più motivazioni per considerare una riforma legislativa e contrattuale del mondo dello spettacolo assolutamente necessaria, ma analizzando la situazione in un’ottica meno “romantica” e più materiale si può comprendere come il settore sia tutt’altro che trascurabile.
Questo perché non siamo i soliti quattro gatti, visto che alla categoria "spettacolo" vanno inseriti anche tutti gli appartenenti alle categorie di cinema, teatro, lirica…
Ed ecco che allargando leggermente lo sguardo, ci saltano all’occhio numeri di tutto rilievo (fonte www.tafter.it e Annuario del Turismo e della Cultura).
I dati si riferiscono al 2007, anno in cui la fantomatica “crisi” non era ancora così conclamata…
Comunque sia in Italia il settore della musica e dello spettacolo produce un valore aggiunto di 5.186,2 milioni di euro, impiegando circa 120 mila addetti.
In particolare, secondo i dati riportati Annuario del Turismo e della Cultura proprio nel corso del 2007, l’attività teatrale ha generato un volume d’affari pari a 520 milioni di euro; l’attività concertistica pari a quasi 300 milioni di euro; le attività di ballo e i concertini hanno superato il miliardo di euro (capito bene i concertini…); le attrazioni dello spettacolo viaggiante hanno mosso 298 milioni di euro; e le manifestazioni all’aperto, insieme alle manifestazioni multigenere, hanno fatto registrare un volume d’affari pari a 123 milioni di euro.
Sempre nel 2007 sono stati individuati nel nostro Paese, 158.521 luoghi dedicati allo spettacolo, che hanno ospitato quasi 2.670.158 eventi, di cui 169.226 hanno riguardato attività di teatro, lirica, rivista e commedia musicale, belletto, burattini e marionette, arte varia e circo.
Questi i dati ufficiali trascurando e omettendo arbitrariamente la categoria cinema che da sola raddoppia quasi i numeri in fatto di maestranze.


Siamo al cospetto di cifre importanti tanto che a livello di "impiegati" - e sarebbe il caso che lo capissero anche i legislatori - si parla di un numero di lavoratori almeno pari a quello dei grandi stabilimenti automobilistici…


Ma torniamo all’argomento in esame. Letto e digerito (si fa per dire) il testo abbiamo cercato di capire quale fosse il reale pensiero delle promotrici, essendo il documento scritto nell’odioso “politichese” incomprensibile alle prime lettura.
Basandoci sulle dichiarazioni delle stesse (Carlucci e De Biasi appunto) riportiamo per esempio che “Il mondo dello spettacolo ha bisogno di una riorganizzazione”, che servono “fondi aggiuntivi”, serve “dare maggiore valore alle produzioni artistiche”.
E ancora, si parla di “prioritario interesse nazionale e una politica nazionale dello spettacolo dal vivo, con forme di intesa e di coordinamento istituzionale tra Stato, regioni, province, aree metropolitane e comuni” etc. etc.
Se a questo ci fermassimo non troveremo molto di più di quello che già non sappiamo.
 Però un testo redatto e completo (anche se non definitivo lo ripetiamo) esiste ed è per questo che vi invitiamo a leggerlo nella stesura integrale, per evitare di incorrere in un’interpretazione erronea o di parte, dovuta a frasi estrapolate a campione anche se prese da dichiarazioni ufficiali apparse nel corso dei mesi.
Tra i tanti punti trattati, ci si conceda di provare a commentarne alcuni, se non altro quelle tematiche che sentiamo più vicine alla nostra esperienza. Cercando di mantenere un minimo di ordine cominciamo leggendo quelle che vengono identificate come “finalità e principi fondamentali” racchiuse nei primi due articoli.

Cominciamo con l’art. 2 comma F dove si evidenzia una frase in cui si esorta alla “promozione dei nuovi talenti e dell'innovazione artistica ed imprenditoriale...”
Da qui vorremo simbolicamente cominciare proprio perché più o meno ognuno di noi è proprio grazie ad un Artista che riesce a campare e a far il proprio mestiere.
Diventa di fondamentale importanza creare e ricercare nuovi Artisti che siano credibili e duraturi nel tempo.
Certo, cosa non facile ma assolutamente da perseguire.
 Non vorremmo quindi che si confondesse la “promozione” in stile realityshow con la formazione, che rimangono due cose ben distinte…

Ma è pur vero che più avanti si parla sia di “educazione culturale” (art. 11) sia di “formazione professionale ed alta formazione” (art. 12).
Questi due articoli dovrebbero soddisfare la voragine culturale e strutturale che affligge da sempre la formazione nel settore dello spettacolo, sia esso visto dal lato artistico che dal lato tecnico.
A tal proposito, come unica considerazione, portiamo all’occhio del lettore come si parli abbastanza genericamente di formazione di “tecnico delle luci” e “tecnico del suono”, laddove altri Paesi hanno già coperto e superato ampiamente questa evidente limitazione e semplificazione dei ruoli nel settore…


Scendendo di qualche punto riportiamo (art. 2 comma O) una frase che ci ha fatto un po’ sorridere: “la tutela sociale dei professionisti del settore attraverso gli strumenti del welfare, in grado di compensare la natura aleatoria e precaria della professione artistica” che vorremo non commentare se non con un laconico “aleatoria e precaria”...
Scendendo di una riga (art.2 comma P) leggiamo: “il riconoscimento della professione di agente per lo spettacolo dal vivo”.

L’argomento, decisamente interessante, viene sviscerato e trattato nell’art. 14 dove, tra le altre, leggiamo “entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito, presso il Ministero per i beni e le attività culturali, il registro degli agenti dello spettacolo dal vivo e delle persone fisiche o giuridiche che svolgono attività manageriale ed economica nel settore”.
E ancora in merito all’iscrizione a questo albo (di quello pare trattarsi): “costituisce titolo preferenziale per rivestire il ruolo di direttore generale, direttore artistico e direttore organizzativo nelle fondazioni lirico-sinfoniche, nei teatri di tradizione, nelle istituzioni concertistico-orchestrali, nei teatri stabili e nei soggetti stabili della danza, negli organismi di promozione e di formazione del pubblico, nei teatri municipali, nelle rassegne e nei festival.”
In che modo è possibile accedere al registro? Chi e con quali credenziali potrà far parte del registro? Molti poi si chiederanno quanto costerà? Domande che sicuramente meritano risposte adeguate.
Una specie di risposta in effetti sembra essere contemplata nel paragrafo 2 dello stesso art. 14 “Sono altresì assimilati alla figura di agente dello spettacolo gli operatori professionali che in via prevalente, stabile e continuativa promuovono e rappresentano gli artisti e ne producono, organizzano ed allestiscono gli spettacoli di musica popolare contemporanea dal vivo”.
Continuiamo la nostra breve analisi concentrandoci sui punti di maggior interesse e tralasciando, volutamente per il momento, tutti i punti riguardanti la materia fiscale (fondi, enti etc…)


Arriviamo quindi all’art. 15 denominato: “Interventi in materia di tutele assicurative e di collocamento al lavoro”.

Un tema da sempre scottante e sentito nel settore è relativo al “quando” un lavoratore del nostro settore possa ritenersi coperto da assicurazione, proprio in virtù della natura aleatoria e precaria.
Mi riferisco per esempio ai casi di trasferte, day-off, allontanamento momentaneo (e giustificabile) dal luogo del lavoro etc.
 Bene, abbiamo cercato di capire meglio andando a riprendere i vari decreti citati.
Al punto 2 dell’art. 15 si legge la frase che abbiamo reputata la più importante e che recita “l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è estesa ai lavoratori di cui al comma 1 dell’articolo 34 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276” (link al decreto).
In questo decreto legge appena menzionato del settembre 2003, e nello specifico nell’articolo 34 e nel comma, vengono descritte - per farla breve – le tipologie contrattuali a orario ridotto, modulato o flessibile.
A tale decreto però verrebbe fatta un’aggiunta ad hoc (espressa nel disegno di legge in esame) che recita “il contratto di lavoro intermittente può, in ogni caso, essere concluso con riferimento alle prestazioni rese dai lavoratori dello spettacolo dal vivo”.
Questa frase sembrerebbe lasciare un ampio margine di arbitrio tra il contraente e il datore di lavoro, evitando di fatto di chiarire in modo esplicito e inequivocabile le modalità contrattuali. A voi la palla…
Saltiamo all’art. 21 che tratta di regolamentazione delle attività settoriali e nello specifico ci occupiamo, al momento, della sezione denominata “Circhi, spettacolo viaggiante, artisti di strada e spettacolo popolare”.
Ci sono un paio di punti che meriterebbero una discussione molto articolata tra le varie parti in causa.

Il comma F e il comma G parlano rispettivamente de “l'acquisto di nuovi impianti, macchinari, attrezzature e beni strumentali” e “la ristrutturazione di aree attrezzate”.

In questo caso l’unico augurio – o dovremo dire speranza – è che vengano definitivamente interpellate le persone realmente operanti nei settori specifici in modo da non disperdere energie e fondi in opere e investimenti non conformi o, nel peggiore dei casi, assolutamente inadatti agli scopi.
Ma la questione che sembra essere più spinosa, e ci guardiamo bene di dare giudizi in questo caso mancando dell’esperienza necessaria, riguarda la questione economica: i soldi!
Sempre protagonista è il famoso "FUS" Fondo Unico per lo Spettacolo, il meccanismo utilizzato dal Governo italiano per regolare l'intervento pubblico nei settori del mondo dello spettacolo (cinema, teatro, musica, etc).
A chi interessa consiglio di andare a leggere questo documento dove, tra le altre cose, a pagina 11 e 12 sono riportati alcuni grafici sull'andamento dei fondi istituiti dal FUS dal 1985 al 2007, ultimo anno preso in analisi. (link documento)
Questo significa che ancora una volta i soldi per promuovere, produrre e diffonder l'arte dello spettacolo dal vivo nel nostro Paese dipendono da Governi e Governanti di turno.
Ci affranchiamo dal fare considerazioni ulteriori in merito ma vi lasciamo anzi riportando una parte di uno degli ultimi interventi del' On. De Biasi (9 dicembre) alla Camera dei Deputati: "...La cultura, inoltre, è considerata solo una spesa e non certo un investimento. È stato bocciato fra gli altri - ovviamente come tutti quanti gli altri - l'emendamento per il ripristino del Fondo unico per lo spettacolo ai livelli del 2007. Parliamo di 550 milioni, davvero tanto poco".
"Vorrei vedere nel dettaglio tutte le voci che sono state aumentate in questa piccola e poi gigantesca finanziaria e se effettivamente sono voci che non avrebbero potuto e dovuto lasciare spazio alla cultura e al finanziamento dello spettacolo. Chiedevamo 550 milioni (un innalzamento bassissimo), pochissimi ma necessari per uscire dalla linea di sopravvivenza, perché di questo si parla. Le fondazioni lirico-sinfoniche drenano la maggior parte del Fondo unico per lo spettacolo e vivono la crisi più nera della loro storia. Il Ministro Bondi ha promesso la riforma da un anno e non è mai arrivata, ha promesso agevolazioni fiscali e non sono mai arrivate (per forza, sono mancate entrate e vorrei anche vedere che arrivassero!) e lo spettacolo è un dramma nel dramma. I teatri chiudono, i soggetti del comparto lirico e concertistico sono con l'acqua alla gola. Chiudono le orchestre, finisce la musica nel nostro Paese. Ebbene, credo che con tutte le trasmissioni televisive e le sollecitazioni che ci vengono dovrebbe essere obbligatorio porsi un problema morale, e cioè perché lo spettacolo e la cultura in questo Paese sono considerati il divertimento del re e non una attività produttiva e socialmente importante per la vita dei cittadini…".

Per il momento è tutto, ma non finisce qui...