venerdì 18 febbraio 2011

Risvegli

Quando alle volte si dice “le coincidenze”… In una mia breve nota di ieri su faccia libro, avevo criticato fortemente l’intervento delle due iene Luca & Paolo sulla pseudo satira fatta sul presidente del consiglio, fuori luogo in un ambiente quale il festival internazionale della canzone italiana. Avevo altresì sottolineato l’atteso intervento di Benigni presagendo una replica se non peggio, di un continium sul totale sputtanamento dell’Italia di una certa parte politica. Ieri sera però ho rivisto con piacere quel personaggio nato nell’aretino nel 1952, cresciuto nelle case del popolo pratesi, e sfociato nel giro dei grandi con una comicità schietta e ricca di satira che lo ha portato a creare Tuttobenigni 82’ un icona della satira politica dove nessuno veniva risparmiato da stilettate semplici e mai volgari, toccando anche argomenti come la creazione, la religione e quant’altro. Benigni dal palco dell’Ariston si è rivelato per quello che è in realtà, un colto personaggio con l’accento toscano, sciorinando pezzi di storia che sembrano inventati ma che in realtà è storia vera, raccontata con la grazia di un giullare e la saccenza di un professore di liceo e forse più. Il suo schierarsi politicamente in questi ultimi tre lustri ha offuscato quello che in realtà lui sarebbe e che lo è stato ieri sera, raccontando l’inizio dell’unità italiana tra il serio ed il faceto, ripescando nella storia antica e recente, aneddoti e personaggi che si sono materializzati sul palcoscenico, osannandoli con fervore, dandogli quel lustro che a scuola non si insegna più oramai da tempo. Intelligentemente ha preso tutti i protagonisti della storia, citando perfino i ragazzi balilla, spiegando l’origine di quel nome e accostandolo al periodo fascista senza alcuna retorica. Ha citato Dante e la nascita del tricolore, ha esaltato Albero da Giussano, il Carroccio, la Lega Lombarda oggi simboli di una corrente politica ma all’epoca simboli dell’Italia che stava nascendo. Intelligentemente ha rimarcato la bellezza e la storia degli eroi italici, ha invocato l’unità di Italia come un bene assoluto colpendo con un colpo di scure tutti quelli che ne invocano la divisione. C’è un Italia nel mondo con all’interno correnti e personaggi che non la pensano allo stesso modo, ma che vivono sullo stesso suolo e protetti dagli stessi confini. Ieri sera Roberto Benigni da Vergaio si è risvegliato da un letargo che durava da troppo tempo, e purtroppo già stamani ho letto critiche brutte, di persone povere e ignoranti che lo avrebbero voluto volgare ed offensivo. Chi conosce la sua storia sa che dietro quella faccia da piccolo diavolo si cela una persona di cultura, che non parla di aria fritta, ma parla di storia, letteratura, religione e attualità, e tanto è il rammarico nel vederlo icona degli ignoranti e di falsi moralisti. Purtroppo però lui a quel gioco c’è stato abbrutendosi di un immagine che niente ha a che vedere con l’artista di ieri sera… La fine del suo intervento è una perla di bravura e stile, quando calandosi nel personaggio di Mameli che rientra a casa dopo aver scritto le parole dell’inno, lo canticchia sottovoce a notte inoltrata, e l’assenza della musica faceva perfino udire il rumore dei moti che di li a poco sarebbero sfociati nella creazione dell’unità d’Italia…

Tutto bello e saggiamente ben orchestrato, peccato per il compenso che l’attore percepirà dalle casse dello stato. 250 mila euro non sono pochi, soprattutto in un momento di crisi come questo, e viene anche da pensare se a parlare siano stati loro o veramente un istinto e un ardore vero, dato che c’è gente che per quella cifra venderebbe pure l’anima al diavolo e andrebbe pure al letto col nemico…