mercoledì 13 febbraio 2013

Lo schifo dello schifo

Sergio Caputo anni fa aveva ragione quando scriveva: "...la radio mi pugnala con il festival dei fiori...". Il buon Sergio ne aveva ben donde dal criticare il Festival di Sanremo e ancora non si era visto il peggio. Ieri sull'ex palco dell'Ariston abbiamo assistito per l'ennesima volta alla morte dell'arte a discapito del più bieco populismo e della politica faziosa e brutta. Non a caso il suo conduttore si chiama Fazio e già chiamarlo conduttore faccio un notevole sforzo. Indipendentemente dall'opinione dell'uomo e delle sue doti, il festival di Sanremo dovrebbe essere presentato da un conduttore vero, da un personaggio "pulito", perchè in fondo a Sanremo si presentano i cantanti e non bisogna fare altro. Fazio è come il suo vestito: scarno, grigio, privo di eleganza e non a caso ha pensato bene di portarsi la Littizzetto sul palco. Quella che una volta era una kermesse elegante oggi è diventata una passerella di personaggi squallidi che altro hanno a che vedere con l'arte del canto. I cantanti stessi vengono offuscati da performance comiche di dubbio gusto se ben si pensa a cosa era il Festival di Sanremo. Mi stupisco anche di Crozza, un bravo artista con dei numeri, nato in seno a Mediaset ed oggi buffone di corte al soldo di Fazio e della Rai. Un artista del suo calibro non dovrebbe scendere a questi biechi compromessi in seno ad una manifestazione così importante e ben vista. Ci sono le sedi per fare politica caro Crozza! Lo schiaffo agli artisti di tutti giorni viene dai compensi percepiti da queste figure. 650 mila euro a Fazio, 300 mila euro alla Littizzetto quando nella vita di tutti giorni un bravo musicista è ostaggio della SIAE e degli scarsi compensi. Un giro di affari per 18 milioni d'euro (si vocifera) per una rassegna canora dove dovrebbero emergere le future canzoni o i futuri artisti. A noi del settore amatoriale che lottiamo per 100, 200 euro a spettacolo o serata fa veramente schifo l'ostentazione di tanta ricchezza pagata coi soldi dei contribuenti in quella gabella chiamata canone. Reparto tecnico a parte il festival costerebbe meno della metà se si pagassero persone normali le quali forse pagherebbero loro stesse per presentare Sanremo con un risultato decisamente migliore. Ma ancora una volta hanno ragione loro: i dati dimostrano che davanti alla TV ci sono state parecchie persone, troppe per lo sperpero di danaro in un momento così difficile. Ma come insegnavano i romani per governare la massa occorrono "pane et circenses" e su questo loro sono veramente bravi.