martedì 13 dicembre 2011

Io penso negativo

E' veramente brutto non saper che scrivere di spettacoli amatoriali o recensire qualcosa di un pò nuovo nel panorama artistico italiano. Sembra che tutto vada a gonfie vele ma in realtà c'è una triste storia dietro le quinte di ogni palcoscenico. Così come ci siamo buttati per ricordare la scomparsa di Marco Simoncelli oggi vi vogliamo raccontare la storia di Francesco Pinna, studente di 20 anni, deceduto dopo il crollo della struttura che doveva servire per il concerto di Jovanotti a Trieste. Francesco Pinna era un ragazzo come tutti noi che lavorava part time per studiare e lo faceva lavorando in quel settore dove si crea la magia di uno spettacolo, l'allestimento di un palcoscenico, le luci, i fili, i microfoni. Solo chi ha lavorato in quel settore può capire, e vi garantisco che è un settore sottovalutato dove pochi guadagnano tanto ma molti percepiscono un misero stipendio. Eppure basterebbe vedere gli incassi per capire che c'è qualcosa che non va e Francesco stava lavorando per 5 euro l'ora che neanche un lavavetri vorrebbe incassare. Eppure questa è la triste realtà. Non che sarebbe cambiato niente sull'esito della fatale tragedia, ma come ho sempre detto in questo blog, nel mondo dello spettacolo italiano ci sono delle incongruenze pazzesche che generano approssimazione e precarietà. Mettiamo il caso che ieri non fosse successo nulla: mai nessuno si è preoccupato di quanto guadagna la manovalanza nei tour. Tutti i big, le più grandi star, perfino Jovanotti che anni fa cantava "cancella il debito" si sono mai preoccupati della condizione dei loro lavoranti. Forse non spetta a loro, ma certamente è per il sacrificio di molti che tutte quelle luci e quel suono escono dal palcoscenico per la gioia degli spettatori. E non stiamo parlando di spettacoli a prezzi popolari, ma stiamo parlando di somme stratosferiche ottenute con biglietti ad un prezzo non proprio popolare. 50 ragazzi lavoravano ieri a Trieste per l'allestimento del più grande spettacolo dopo il Big Bang, uno non è più tra noi, 12 sono feriti è questo il bilancio di un giorno sfortunato che sarebbe servito alla gioia di due ore serali di spettacolo. Non è un problema di guadagno ma un problema di dignità perchè non esiste che a fronte di incassi faraonici i tecnici e gli aiutanti percepiscano stipendi da fame. Ed anche se solo ieri il fatto è venuto fuori nella sua più totale drammaticità, questo dovrebbe far riflette gli organizzatori ed ora anche gli artisti, forse inconsapevoli (non ci credo), che la "manovalanza" andrebbe ripagata meglio per il sacrificio che fanno, e quando noi veniamo illuminati dalla ribalta e applauditi dal pubblico festante un grazie va anche a loro, gli artisti nell'ombra. Ciao Francesco.

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