giovedì 4 febbraio 2010

Fiorello Show


Finalmente torno a scrivere una recensione di uno spettacolo. Finalmente perchè ritengo che il panorama "spettacolo" offra ben poco, se non opere impegnate che poco portano ad un sollazzo vero e proprio. Fiorello ritorna nei palasport e lo fa con uno show particolare, lasciando a casa tutte quelle gag e siparietti che lo hanno reso celebre, ma che in realtà, ultimamente lo rendevano parecchio monotono e un pò noioso. Da sempre un estimatore del grande showman, per la prima volta sono andato a vederlo dal vivo con la curiosità di gustarmi un pò tutto, sia lo show, sia il background tecnico. Partendo proprio dalla tecnica vera e propria, l'organizzazione non poteva che affidarsi ad Agorà veri e propri professionisti del settore, con una fantastica dotazione tecnica con ciliegina sulla torta dell'uso del wall-led, vere e proprie quinte mobili che hanno il pregio di riprodurre qualsiasi immagine. Con questa tecnica Giampiero Solari (regia) si è permesso di accostare a Fiorello ballerine, cori, coreografie, portando addirittura il pubblico sul palco e renderlo in qualche modo partecipe. Ovviamente i wall-led erano divisi in due sezioni, una front e una in back che avevano la possibilità di scorrere lateralmente per portarli letteralmente al centro oppure per accostarli al lato. Due maxischermi laterali contornavano lo show per apprezzarne meglio le espressioni del fantasista, sopratutto nell'imitazione dei Tokio Hotel o come li ha chiamati lui Toki. Orchestra dal vivo capitanata dal maestro Cremonesi, disposta fronte pubblico secondo uno degli schemi più classici a piani. Sul ring avrò contato una quarantina di teste mobili Wash più quelle a terra che fungevano da tagli. Ottimo l'archetto Sehnneiser utilizzato per tutto lo show sia per cantare che per parlare, ottimamente equalizzato per raggiungere anche le più infime profondità dal palazzetto sempre in ostaggio di fastidiosi reverberi.

Inizio dello show a sipario chiuso, sul proscenio, con qualche puntatina sul pubblico, in accappatoio con un bel monologo brillante su temi di attualita, mai volgare e mai retorico (come avviene ultimamente per i comici). La gag è poi proseguita col presentarsi di altri componenti in accappatoio nell'attesa della chiamata per l'apertura dello show. Pantalone nero, camicia bianca e un improbabile cravatta, Fiorello è passato tra vecchie medley di canzoni a brevi mologhi che ripercorrevano la sua carriera, sempre facendo sorridere lo spettatore, mai annoiato per battute o pause fuori luogo. Tormentone della serata, e non poteva essere altrimenti, Carlo Conti e la sua abbronzatura, parodia sugli antennisti e installatori di decoder, per poi passare ai Tokio Hotel, fino ad arrivare ad un breve soggiorno al nuovo hotel Bvlgari a Milano. Non tante canzoni, peccato pensando al gruppo, omaggio a Michael Jackson con un Thriller un pò stravolto (che a me non è piaciuto) e percorso musicale vario, rimembrando perfino Nilla Pizzi versione Rock'n Roll.

Devo dire che su quei wall-led ci ho lasciato gli occhi e il cuore, ma anche su tutta l'organizzazione che ha amplificato, se mai ce ne fosse bisogno, la bravura di uno dei pochi artisti circolanti in Italia. A Fiorello posso consigliare di seguitare in questo percorso, che forse lo rende meno visibile, ma gli da la facoltà di riempire i Palasport e di fare quello per cui nasce un artista: stare col pubblico!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Decisamente bello il tuo pensiero che condivido.
Francesco