mercoledì 31 dicembre 2008

Buon 2009

Doverosi gli auguri di fine anno, e che il 2009 sia un anno prospero per tutti voi. Gli "speriamo che" li lascio a chi spera. Vorrei che per la nostra passione ci sia più di una gratificazione, vorrei vedere che il nostro lavoro, il lavoro di tutti noi, non sia fatica sprecata... Eppure la realtà è ben diversa da come la vorremmo. Il caso dei soldi mai dati da Edoardo Costa ad una associazione che si occupa dei bambini brasiliani, è soltanto la punta di un iceberg per quello che riguarda la beneficenza. Un offesa per chi come noi, artisti di strada, cerca di divertirsi e nel contempo di dare una mano. L'unico modo per tentare di riempire un teatro è la solidarietà, altrimenti i gruppi amatoriali sono visti con diffidenza, lasciati a se stessi e alle loro follie.
Ma ancora ci ritroviamo qui, a cercare di dare vita ad un idea, pensando alla prossima cosa che canteremo sul palco, al prossimo vestito da indossare, alla ricerca di quel battito che ci accompagna prima di entrare in scena.
Buon anno pagliacci, attori, mimi, cantastorie, musicanti, ballerini, cantanti, maestri d'arme, comparse, tecnici, maschere... e buon anno anche a te, pazzo sognatore...

sabato 13 dicembre 2008

Buon Natale


Buon Natale ragazzi. Buon Natale a tutti voi! Che ognuno di voi possa trovare sotto l'albero almeno uno dei desideri che avete, almeno uno dei sogni, o solamente un pò più di felicità.
Buon Natale dal più folle dei folli, che ancora crede a qualcosa, e in qualcosa... Buon Natale artisti senza nome, e che Dio ci benedica.

domenica 7 dicembre 2008

Lo sciopero delle vanità

Quando Robespierre instaurò la ghigliottina durante i moti della rivoluzione francese, tutti i torti non l'aveva. In un certo qual modo decapito un pensiero, e non lo fece soffocando le menti, ma ne tagliò le teste, cosicchè non potessero più pensare. E' un inizio un pò macabro, ma scorrendo per locandine e spettacoli leggo che una rappresentazione postuma e inedita di uno spettacolo del grande Gaber, all'Auditorium di Milano, è saltata per "sciopero artistico" dell'attore Claudio Bisio. Conseguentemente, è saltata anche la rappresentazione in quel di di Genova, anche per il volere della figlia che avrebbe voluto la prima nella città natale del padre. Ora però l’occasione è sfumata, e così quei sei monologhi con canzone che un Gaber già malato aveva composto, tra il ’99 e il 2000, senza riuscire a portarli sulle scene o alla radio, sono stati di nuovo bloccati. E forse il Signor G riderebbe, di questo ennesimo sgambetto che chiude il sipario in faccia al suo ultimo sforzo di raccontare con ironia la storia del nostro Paese (un monologo a decennio). Perché la paralisi di uno spettacolo comicamente corrosivo e anarchicamente poetico per sciopero generale sarebbe una geniale trama per uno sketch, se non fosse realtà. Evidentemente, dire che Gaber è un maestro, che aveva ragione «anche quando lo fischiavi» (Bisio dixit) è di sinistra. Non averlo fischiato prima e rendersi conto che boicottarne lo spettacolo in nome di uno sciopero è insensatezza, un’offesa alla cultura e forse anche all’intelligenza, deve essere di destra. Claudio Bisio forse ci ha provato a trovare una soluzione che, per una volta, non portasse cucita sopra la solita trita etichetta politica. Aveva accettato di andare in scena rifiutando il cachet. Ma ai sindacalisti Cgil del «Piccolo», i quali già avevano ottenuto che lo spettacolo finisse fuori dal loro teatro, questo non è bastato. Hanno insistito a colpi di comunicato, hanno fatto capire che Bisio era «insensibile» alle loro istanze, allo sciopero. Così Bisio che non è Gaber, ma si limita a recitare Gaber, ha deciso di lasciar perdere, di dimenticarsi che «l’appartenenza/ non è un insieme casuale di persone/ non è il consenso a un’apparente aggregazione/ l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé». Peccato. Ritengo Bisio una persona inteligente e arguta, e a parte quando a presentato il 1 maggio, abbastanza equilibrista per stare a Mediaset e professarsi di sinistra. Ma lo sgambetto che ha fatto a Gaber, in nome di uno sciopero, se lo poteva benissimo risparmiare, ma forse il grande "cantattore" se lo poteva anche immaginare pensando anche ad una delle sue più celebri canzoni: "...ma cosa è la destra, cos'è la sinistra...". Robespierre dove sei?

venerdì 5 dicembre 2008

Quando alle volte si dice


Lascio a voi la lettura e il giudizio di questo articolo. Una cosa la devo dire: l'arte non deve avere confini ideologici. Chi li ha avuti e chi ancora li ha, rischia di fare la fine di Chiambretti. Bella da un lato, brutta dall'altro.

Milano - Un brindisi con il lambrusco. Servito in bicchieri da osteria. Sotto una gigantografia di Gramsci. E tutt’intorno tendaggi rossi e tavolacci su cui mangiano la zuppa operai e impiegati stupiti dall’inedito caos.
Non è da tutti i giorni - anzi è la prima volta - vedere il primogenito della famiglia Berlusconi pasteggiare in un circolo Arci piuttosto che in una saletta riservata di un noto ristorante milanese. L’occasione è stata la presentazione del nuovo programma di Piero Chiambretti, in onda su Italia Uno dal 20 gennaio. Pierino la peste ha organizzato il singolare incontro in un antico «covo» dei comunisti per provocazione, ma soprattutto per sdrammatizzare. Dopo mesi di chiacchiere e accuse sul «traditore», sull’uomo di sinistra, il «Portalettere» e il «Laureato» che da Raitre (passando per la tv dei «fighetti» di La7) approda al nemico Mediaset, lui (per cui comunque è stata una decisione sofferta) ci ha voluto giocare sopra, battezzando il tutto come un nuovo «compromesso storico». E Pier Silvio ha accettato di presenziare alla conferenza sorridendoci su pure lui: «Mi fa piacere andare in un circolo Arci, visto che non ci sono mai stato». Il circolo prescelto è stato l’Arci di via Bellezza, sede storica milanese di ritrovo del popolo di sinistra, un tempo «società di mutuo soccorso». Che è stata presa d’assalto da telecamere e cronisti come mai nella sua storia, sia per l’evento Chiambretti sia per «interrogare» il vicepresidente Mediaset sulla questione dell’aumento dell’Iva a Sky e anche al digitale terrestre della casa del Biscione. «Si tratta - ha detto il vicepresidente - di un caso di conflitto di interesse al contrario. La nostra azienda subisce un danno dall’aumento dell’Iva per gli abbonamenti di Mediaset Premium, tra l’altro in un momento di start up, ma non abbiamo protestato. Sky ha avuto una reazione scomposta e ha coinvolto anche i telegiornali, cosa che noi non abbiamo mai fatto».
Del programma di Chiambretti è presto detto: sarà un ideale proseguimento di Markette in onda fino alla scorsa stagione su La7. Ma, invece di stigmatizzare la pubblicità che si fa in Tv, si metteranno alla berlina i falsi numeri uno, cioè le star che tali non sono, per «certificare» invece i veri idoli. Il giudizio finale sarà dato da Diego Abatantuono, coinvolto a pieno titolo nel programma. Chiambretti night, così si intitolerà lo show, andrà in onda dal 20 gennaio in seconda serata (alle 23,45) al martedì, mercoledì e giovedì e tornerà anche a settembre.
Ma è il passaggio in sé di Chiambretti a Mediaset a suscitare scalpore. Su cui Pierino ha ricamato regalando ai giornalisti una serie di battute che da sole basterebbero per un mini show. «Perché siamo qui?» - ha esordito lo showman - «perché siamo arci-contenti di un nuovo programma e perché alcuni tra noi sono arci-miliardari». E ancora: «Ho fatto due scommesse: una, portare in un circolo comunista Pier Silvio Berlusconi. E ci sono riuscito. L’altra, più difficile da vincere, è quella di portare il figlio di Bossi all’università». Se non bastasse: «Pier Silvio era preoccupato di venire qui, ma l’ho rassicurato: ci sono solo comunisti, nessun abbonato Sky». Poi un po’ più seriamente Piero ha spiegato che, dopo la fine del contratto su La7 (non rinnovato per problemi di budget), gli erano state fatte varie offerte. «Raiuno mi aveva chiesto di condurre Affari tuoi su Raiuno, Raidue una serie di seconde serate, Raitre non si fa sentire da 15 anni, Sky di sperimentare nuovi show, ma tra tutte, quella più allettante è stata la proposta di Italia Uno: tre sere a settimana sulla rete giovane dove posso realizzare uno show ideato da me e non condurre un format già precostituito». Problemi politici? «No, come ha detto anche Moretti, destra o sinistra, non importa, basta che mi facciano lavorare come voglio io». Insomma «sono e resto un uomo di sinistra, ma un conto è quello che si vota nell’urna e un conto il lavoro. Mediaset non mi impone niente, l’unico limite che mi è stato chiesto è quello del buon gusto e mi sembra che non mi manchi».