domenica 7 dicembre 2008

Lo sciopero delle vanità

Quando Robespierre instaurò la ghigliottina durante i moti della rivoluzione francese, tutti i torti non l'aveva. In un certo qual modo decapito un pensiero, e non lo fece soffocando le menti, ma ne tagliò le teste, cosicchè non potessero più pensare. E' un inizio un pò macabro, ma scorrendo per locandine e spettacoli leggo che una rappresentazione postuma e inedita di uno spettacolo del grande Gaber, all'Auditorium di Milano, è saltata per "sciopero artistico" dell'attore Claudio Bisio. Conseguentemente, è saltata anche la rappresentazione in quel di di Genova, anche per il volere della figlia che avrebbe voluto la prima nella città natale del padre. Ora però l’occasione è sfumata, e così quei sei monologhi con canzone che un Gaber già malato aveva composto, tra il ’99 e il 2000, senza riuscire a portarli sulle scene o alla radio, sono stati di nuovo bloccati. E forse il Signor G riderebbe, di questo ennesimo sgambetto che chiude il sipario in faccia al suo ultimo sforzo di raccontare con ironia la storia del nostro Paese (un monologo a decennio). Perché la paralisi di uno spettacolo comicamente corrosivo e anarchicamente poetico per sciopero generale sarebbe una geniale trama per uno sketch, se non fosse realtà. Evidentemente, dire che Gaber è un maestro, che aveva ragione «anche quando lo fischiavi» (Bisio dixit) è di sinistra. Non averlo fischiato prima e rendersi conto che boicottarne lo spettacolo in nome di uno sciopero è insensatezza, un’offesa alla cultura e forse anche all’intelligenza, deve essere di destra. Claudio Bisio forse ci ha provato a trovare una soluzione che, per una volta, non portasse cucita sopra la solita trita etichetta politica. Aveva accettato di andare in scena rifiutando il cachet. Ma ai sindacalisti Cgil del «Piccolo», i quali già avevano ottenuto che lo spettacolo finisse fuori dal loro teatro, questo non è bastato. Hanno insistito a colpi di comunicato, hanno fatto capire che Bisio era «insensibile» alle loro istanze, allo sciopero. Così Bisio che non è Gaber, ma si limita a recitare Gaber, ha deciso di lasciar perdere, di dimenticarsi che «l’appartenenza/ non è un insieme casuale di persone/ non è il consenso a un’apparente aggregazione/ l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé». Peccato. Ritengo Bisio una persona inteligente e arguta, e a parte quando a presentato il 1 maggio, abbastanza equilibrista per stare a Mediaset e professarsi di sinistra. Ma lo sgambetto che ha fatto a Gaber, in nome di uno sciopero, se lo poteva benissimo risparmiare, ma forse il grande "cantattore" se lo poteva anche immaginare pensando anche ad una delle sue più celebri canzoni: "...ma cosa è la destra, cos'è la sinistra...". Robespierre dove sei?

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