Un soddisfazione immensa… non ci sono altre parole per descrivere quello che ho provato Venerdi 10 dicembre al Saschall di Firenze. Tutti fantastici i ragazzi del gruppo, tutti, nessuno escluso. Tutti con la voglia di fare bene anche se nella vita facciamo altro. Perché è questo che ci distingue dai professionisti, la voglia di portare su di un palcoscenico la nostra passione, il nostro amore per un arte che ultimamente ha preso più i contorni della rissa che la ricerca di artisti. Il pubblico poi ha fatto il resto, con gli applausi veri, le risate vere, quella vera partecipazione che si ottiene solo cercando di portare più gente a teatro, senza esosi biglietti e senza nomi di grido. Quando le cose sono fatte bene e con amore, non importa avere il nome su Chi o Novella 2000 per essere qualcuno. Per una sera tutti i ragazzi sono stati qualcuno per il pubblico… Ringrazio come sempre la mia amica Barbara Argentino con i suoi ragazzi del New Florence Pattinaggio Oltrarno, fantastici e coesi, cazzuti ma leggiadri nello scorrere sopra il difficile parquet di un teatro. Monica Benesperi del Dance Studio entrata in questa strana compagine ma subito pronta a cogliere l’essenza e lo spirito di un progetto semplice ma ambizioso allo stesso tempo, assieme alle sue ragazze e al suo energico e mai domo figlio Mirko. I Killer Queen che mi sopportano ogni qualvolta tento di inerpicarmi sulle note del grande Freddie e che puntualmente lascio sempre al mio fedele compagno di avventura Marco Romagnoli molto più in confidenza con il Sol e con il La. Costanza Fenyes new entry insieme alle Poiane, con un intro su Misirlou da capogiro ed una verve da vera beat…
Benvenuti! chiunque voi siate. Non importa se siete alti o bassi, magri o grassi, belli o brutti. Questo blog parla degli artisti senza nome, e dipende solo da voi se alla fine di un post o di un commento, vogliate darvi un nome, o rimanere anonimi. Vi prego di mantenere il decoro che si confà a chi dell'arte ha il dono, ma vi prego di scrivere quello che pensate qual'ora questa azione possa arrecarvi sollievo. Pertanto andiamo a incominciare....
martedì 14 dicembre 2010
Noi che...
mercoledì 17 novembre 2010
Noi che....si riparte!!!!!
domenica 25 luglio 2010
Aria fresca ma non troppo
Dopo le rappresentazioni televisive andate in onda in Rai, il cast di Aria Fresca si è spostato nella piazza e più precisamente nella notte fiorentina di In Fortezza. Noi non potevamo non mancare in quanto nel cast c'è il nostro caro amico Niki Giustini che abbiamo avuto modo di conoscere nel nostro recente show. La cornice di In Fortezza non è delle migliori in quanto eredita un po' lo schema già visto nella Festa dell'Unità, dove si preferiscono palchi più spartani all'uopo di installazioni meglio curate. A condurre Gaetano Gennai già autore dei testi insieme a Carlo Conti della versione televisiva. Devo dire che a dispetto del nome e dei fasti visti alla Capannina in Versilia purtroppo Aria Fresca ha perso tutto ciò che aveva di fresco all'epoca ad iniziare da un brutto Alessandro Paci prigioniero di quel personaggio già visto in Pinocchio e Ohi ohi che crisi, volgare, scontato ed anche cattivo col pubblico astante con infelici battute su gay e portatori di handicapp. Tre le sue finestre nello show e tre sono stati i momenti di assoluta noia per l'ex seccurity delle notti viareggine e francamente alla luce di ciò spero che Conti ne tenga conto, anche perchè il panorama artistico offre di più. Abbiamo rivisto Graziano Salvadori un po impacciato all'inizio col suo personaggio di Achille, un po' troppo legnoso nella battuta che non ha saputo svegliare il pubblico, con uno sketch incolore. Anche i fratelli Atto non avevano più lo smalto dei tempi passati, dove Giustini si è limitato a fare da spalla ad un troppo urlante Salvadori che aveva preso di mira un inutile Gennai rimasto sul palco li con loro. Bellino all'inizio del suo numero il mago silente in kilt, già visto in tv, con numeri di magia surreali ma nel proseguo della serata annichilito dal trend piuttosto negativo dello spettacolo. Niki Giustini apre con le sue imitazioni, brevi e rapide, con battute che strappano l'applauso più per la bravura che per la comicità, comunque sempre strabiliante nei cavalli di battaglia Montesano, Verdone, Banfi e il clone Boldi. Salvadori torna a fare quello che sa fare con un bel monologo che parla del difficile rapporto padre-neonato-moglie, veramente ben condito in tutte le sue sfumature che fotografano la realtà di quei momenti difficili e quanto mai veri. Quello è il Graziano che ricordavo, frizzante, incisivo anche nella recitazione, e forse mal sfruttato dagli autori stessi che hanno preferito le banalità di Paci stroncato anche dai pochi applausi ricevuti. Le risate più vere e spontanee insieme a Salvadori, le ha riscosse Giustini nel suo monologo della macchina Prinz semplice ma efficace con la trovata di simulare il rumore dell'auto mescolandolo alla prosa raccontando una normale domenica di una famiglia al mare. Gaetano Gennai filo conduttore di questa accozzaglia di artisti, sembrava preso e messo li, della serie ci devo essere per contratto, non credendoci troppo neanche lui di un prodotto voluto rispolverare a tutti costi offrendolo ad una televisione in stato comatoso da diverso tempo. Anche il pubblico fiorentino sembra averlo capito ed è stato molto avido nell'applaudire una comicità a tratti volgare e già vista, con persone che hanno lasciato la piazza già alla metà dello spettacolo, peraltro scarso anche nell'allestimento luci. Della vecchia Aria Fresca è rimasto solo il logo in bianco e nero appeso sul fondale di un palcoscenico, e non sarà facile riportarlo ai fasti di un tempo.
lunedì 31 maggio 2010
Un saluto alla storia
sabato 8 maggio 2010
Noi che... ci siamo divertiti!!!!!!
giovedì 15 aprile 2010
Che noia, che barba... Ciao Raimondo!!

mercoledì 7 aprile 2010
Noi che...stasera!
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mercoledì 24 marzo 2010
Quando Lastrico non indica un brutta parola
lunedì 22 febbraio 2010
Fattore amici a Sanremo
martedì 16 febbraio 2010
Gian, un finale commovente dopo cinquant’anni di risate
La morte di Gianfabio Bosco. Gli esordi con Govi, il lungo sodalizio con Ric. E la figlia ritrovata soltanto sul letto di morte
Insieme al compare Ric (Riccardo Miniggio) ha attraversato la storia della tv, della commedia musicale, del teatro. Umorismo popolare - cioè semplice, che piace alla gente comune - che dalla Rai è rimbalzato su mitiche tv private come Antennatre per approdare alle commedie di Vaime o di Dino e Gustavo Verde. Gian (Gian Fabio Bosco), la metà di Ric & Gian - il duo comico di certo sconosciuto ai ragazzini d’oggi - se n’è andato a 73 anni, in un letto d’ospedale di Lavagna, in Liguria, ucciso da un’aneurisma dell’aorta addominale. Al suo fianco la figlia Danila, che il comico non vedeva da quasi 40 anni, «sparito - come lei stessa ha scritto su Facebook - dopo averla accompagnata all’altare quando aveva solo 15 anni». Danila, dopo aver appreso la notizia da un amico, ha raggiunto il padre e non l’ha più lasciato in questi lunghi giorni d’agonia.
Un finale commovente nella vita di un personaggio che ha fatto della risata e della battuta - anche e soprattutto quella di grana grossa - il vessillo di una carriera. Gian è figlio d’arte (nato a Firenze ma cresciuto a Genova) ché i suoi genitori vengono dalla compagnia di Gilberto Govi. Un illustre maestro da cui Gian si allontana presto per andare a Torino, dove al Teatro Maffei incontra il ballerino e fantasista Ric. Una strana coppia che, con il nome di battaglia Jerry e Fabio, riesce persino a varcare le sacre porte del Crazy Horse parigino con lo sketch Lo spogliarello. Quelle gag un po’ demenziali e un po’ acrobatiche folgorano Angelo Rizzoli, che lancia la coppia come Ric e Gian nel film Ischia operazione amore. La tv è lo sfogo naturale della loro comicità crassa, a tratti prevedibile, con ammiccamenti d’avanspettacolo, lontana dalla fantasiosa creatività del Derby (anche se i due collaboreranno spesso con Enzo Jannacci e Cochi e Renato). Dal 66 sono una presenza fissa alla Rai, ospiti fissi di show domenicali importanti come Quelli della domenica (con Paolo Villaggio), Che domenica amici (dove sono protagonisti), Giochi in famiglia (con Mike Bongiorno) fino al classico Senza rete del ’72 condotto da Renato Rascel. È un tandem ben assortito, dove l’uno non è mai la spalla dell’altro (anche se Gian di solito fa il serio e Ric «lo scemo») e in cui l’arma vincente è la semplicità delle battute e l’atmosfera un po’ vaudeville de noantri. Non hanno certo il phisique du rôle, né la fantasiosa creatività di Cochi e Renato, però ci sanno fare e in quegli anni i rivali sono davvero pochi.
Dalla Rai alla canzone il passo è breve e nel ’68 arriva il primo 45 giri, Okay Carola, brano demenziale che non sarà passato alla storia ma porta la firma di Marcello Marchesi per il testo e Gorni Kramer per la musica. Album come Sensational Sanremo Story saranno benedetti dalla firma di Leo Chiosso, storico autore di Buscaglione. Lasciando da parte i film (non certo indimenticabili come Ric e Gian alla conquista del West o Kakkientruppen), il secondo periodo d’oro della coppia è quello delle tv private, soprattutto di Telelombardia dove per anni sono mattatori di show all’insegna dell’improvvisazione pura, con la regia di Cino Tortorella o Gudo Stagnaro e vallette come Paola Perego, ma lasciano il segno anche in Fininvest con programmi come Risatissima.
La premiata ditta Ric e Gian si separa nell’87, ma Gian «solista» si fa notare nel cinema in film come Joan Lui di Celentano e Libero Burro di Castellitto che partecipa alla Mostra di Venezia del ’98. Da bravo fantasista e caratterista trova spazio in numerose fiction di Canale 5, come Don Tonino, o addirittura la conduzione di show su Raidue come Da dove chiami con Paolo Villaggio. Anche a teatro si fa notare in commedie musicali come Irma la dolce e My Fair Lady. L’amore per il teatro riporta spesso insieme il duo Ric e Gian che, dai tempi della rilettura de La strana coppia di Neil Simon, li vede sul palco fino al 2006 con l’applaudito spettacolo di Dino e Gustavo Verde, che strizza l’occhio al Godot di Beckett, Comunque vada sarà un successo.
mercoledì 10 febbraio 2010
Ballando sotto i milioni
giovedì 4 febbraio 2010
Fiorello Show

mercoledì 20 gennaio 2010
Equo compenso, ma stiamo scherzando?!?!?!?!?

domenica 3 gennaio 2010
La legge sullo spettacolo a che punto è?
Di fatto ad oggi, 31 dicembre 2009, la situazione è quella riportata nel sito di open parlamento, dove è possibile seguire quasi in tempo reale gli aggiornamenti: open parlamento.
Come si può vedere la legge deve essere ancora approvata alla camera, per poi passare al Senato e, solo a quel punto, diventare legge. E' pur vero che gli ultimi Governi ci hanno abituato alle votazioni della mezzanotte ma, verosimilmente, se ne riparlerà nel 2010.
Ma facciamo un passo indietro, perché della proposta della “legge quadro per lo spettacolo dal vivo” firmata a suo tempo da Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi, deputati del Pdl, se ne parla già dal marzo scorso e le dichiarazioni entusiastiche ne davano una quasi certa risoluzione entro la fine dell’anno.
Seguire la vicenda nella sua interezza è stato impossibile. Non fosse altro che per il gran numero di politici, parlamentari e personaggi dello spettacolo che si sono avvicendati a protagonisti nei mesi che separano marzo ad oggi.
Abbiamo comunque individuato due esponenti politici che sembrano aver preso a cuore la vicenda, le Parlamentari Gabriella Carlucci (PDL) e Emilia De Biasi (PD) tanto che, giusto per semplificare, di legge Carlucci-De Biasi al momento si parla.
Come se non bastasse a movimentare le acque si sono aggiunti a fasi alterne, con toni alcune volte coloriti e spiacevoli, il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, prima definendo i “registi parassiti” e poi parlando degli "organici esorbitanti dei teatri lirici", e un pezzo apparso su Il Foglio del 13 novembre a firma del Ministro Bondi, dal titolo “Artisti: che accattoni“.
Per dovere di cronaca il Ministro Bondi a parlato di "fraintendimenti" in seguito alle polemiche scaturite nei giorni seguenti il suo articolo…
Nonostante tutto un primo testo dell’ormai famosa e agognata “Legge quadro per lo spettacolo dal vivo” siamo riusciti a reperirlo facendo notare però come esso stesso sia fermo al 8 ottobre 2009, data dopo la quale occorre continuare a seguire le diverse manipolazioni del testo un po’ a fiuto…
Viceversa è doveroso anche sottolineare come, in fatto di legislazione, questa nuova proposta vada a colmare un vuoto più che ventennale, visto che dopo l’emanazione della legge “madre” del 1985, istitutiva del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo), non sono mai state varate dal Parlamento le leggi “figlie”.
Ma perché questa legge è importante? Ognuno di noi, che si considera giustamente parte in causa, avrà cento e più motivazioni per considerare una riforma legislativa e contrattuale del mondo dello spettacolo assolutamente necessaria, ma analizzando la situazione in un’ottica meno “romantica” e più materiale si può comprendere come il settore sia tutt’altro che trascurabile.
Questo perché non siamo i soliti quattro gatti, visto che alla categoria "spettacolo" vanno inseriti anche tutti gli appartenenti alle categorie di cinema, teatro, lirica…
Ed ecco che allargando leggermente lo sguardo, ci saltano all’occhio numeri di tutto rilievo (fonte www.tafter.it e Annuario del Turismo e della Cultura).
I dati si riferiscono al 2007, anno in cui la fantomatica “crisi” non era ancora così conclamata…
Comunque sia in Italia il settore della musica e dello spettacolo produce un valore aggiunto di 5.186,2 milioni di euro, impiegando circa 120 mila addetti.
In particolare, secondo i dati riportati Annuario del Turismo e della Cultura proprio nel corso del 2007, l’attività teatrale ha generato un volume d’affari pari a 520 milioni di euro; l’attività concertistica pari a quasi 300 milioni di euro; le attività di ballo e i concertini hanno superato il miliardo di euro (capito bene i concertini…); le attrazioni dello spettacolo viaggiante hanno mosso 298 milioni di euro; e le manifestazioni all’aperto, insieme alle manifestazioni multigenere, hanno fatto registrare un volume d’affari pari a 123 milioni di euro.
Sempre nel 2007 sono stati individuati nel nostro Paese, 158.521 luoghi dedicati allo spettacolo, che hanno ospitato quasi 2.670.158 eventi, di cui 169.226 hanno riguardato attività di teatro, lirica, rivista e commedia musicale, belletto, burattini e marionette, arte varia e circo.
Questi i dati ufficiali trascurando e omettendo arbitrariamente la categoria cinema che da sola raddoppia quasi i numeri in fatto di maestranze.
Siamo al cospetto di cifre importanti tanto che a livello di "impiegati" - e sarebbe il caso che lo capissero anche i legislatori - si parla di un numero di lavoratori almeno pari a quello dei grandi stabilimenti automobilistici…
Ma torniamo all’argomento in esame. Letto e digerito (si fa per dire) il testo abbiamo cercato di capire quale fosse il reale pensiero delle promotrici, essendo il documento scritto nell’odioso “politichese” incomprensibile alle prime lettura.
Basandoci sulle dichiarazioni delle stesse (Carlucci e De Biasi appunto) riportiamo per esempio che “Il mondo dello spettacolo ha bisogno di una riorganizzazione”, che servono “fondi aggiuntivi”, serve “dare maggiore valore alle produzioni artistiche”.
E ancora, si parla di “prioritario interesse nazionale e una politica nazionale dello spettacolo dal vivo, con forme di intesa e di coordinamento istituzionale tra Stato, regioni, province, aree metropolitane e comuni” etc. etc.
Se a questo ci fermassimo non troveremo molto di più di quello che già non sappiamo. Però un testo redatto e completo (anche se non definitivo lo ripetiamo) esiste ed è per questo che vi invitiamo a leggerlo nella stesura integrale, per evitare di incorrere in un’interpretazione erronea o di parte, dovuta a frasi estrapolate a campione anche se prese da dichiarazioni ufficiali apparse nel corso dei mesi.
Tra i tanti punti trattati, ci si conceda di provare a commentarne alcuni, se non altro quelle tematiche che sentiamo più vicine alla nostra esperienza. Cercando di mantenere un minimo di ordine cominciamo leggendo quelle che vengono identificate come “finalità e principi fondamentali” racchiuse nei primi due articoli.
Cominciamo con l’art. 2 comma F dove si evidenzia una frase in cui si esorta alla “promozione dei nuovi talenti e dell'innovazione artistica ed imprenditoriale...”
Da qui vorremo simbolicamente cominciare proprio perché più o meno ognuno di noi è proprio grazie ad un Artista che riesce a campare e a far il proprio mestiere.
Diventa di fondamentale importanza creare e ricercare nuovi Artisti che siano credibili e duraturi nel tempo.
Certo, cosa non facile ma assolutamente da perseguire. Non vorremmo quindi che si confondesse la “promozione” in stile realityshow con la formazione, che rimangono due cose ben distinte…
Ma è pur vero che più avanti si parla sia di “educazione culturale” (art. 11) sia di “formazione professionale ed alta formazione” (art. 12).
Questi due articoli dovrebbero soddisfare la voragine culturale e strutturale che affligge da sempre la formazione nel settore dello spettacolo, sia esso visto dal lato artistico che dal lato tecnico.
A tal proposito, come unica considerazione, portiamo all’occhio del lettore come si parli abbastanza genericamente di formazione di “tecnico delle luci” e “tecnico del suono”, laddove altri Paesi hanno già coperto e superato ampiamente questa evidente limitazione e semplificazione dei ruoli nel settore…
Scendendo di qualche punto riportiamo (art. 2 comma O) una frase che ci ha fatto un po’ sorridere: “la tutela sociale dei professionisti del settore attraverso gli strumenti del welfare, in grado di compensare la natura aleatoria e precaria della professione artistica” che vorremo non commentare se non con un laconico “aleatoria e precaria”...
Scendendo di una riga (art.2 comma P) leggiamo: “il riconoscimento della professione di agente per lo spettacolo dal vivo”.
L’argomento, decisamente interessante, viene sviscerato e trattato nell’art. 14 dove, tra le altre, leggiamo “entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito, presso il Ministero per i beni e le attività culturali, il registro degli agenti dello spettacolo dal vivo e delle persone fisiche o giuridiche che svolgono attività manageriale ed economica nel settore”.
E ancora in merito all’iscrizione a questo albo (di quello pare trattarsi): “costituisce titolo preferenziale per rivestire il ruolo di direttore generale, direttore artistico e direttore organizzativo nelle fondazioni lirico-sinfoniche, nei teatri di tradizione, nelle istituzioni concertistico-orchestrali, nei teatri stabili e nei soggetti stabili della danza, negli organismi di promozione e di formazione del pubblico, nei teatri municipali, nelle rassegne e nei festival.”
In che modo è possibile accedere al registro? Chi e con quali credenziali potrà far parte del registro? Molti poi si chiederanno quanto costerà? Domande che sicuramente meritano risposte adeguate.
Una specie di risposta in effetti sembra essere contemplata nel paragrafo 2 dello stesso art. 14 “Sono altresì assimilati alla figura di agente dello spettacolo gli operatori professionali che in via prevalente, stabile e continuativa promuovono e rappresentano gli artisti e ne producono, organizzano ed allestiscono gli spettacoli di musica popolare contemporanea dal vivo”.
Continuiamo la nostra breve analisi concentrandoci sui punti di maggior interesse e tralasciando, volutamente per il momento, tutti i punti riguardanti la materia fiscale (fondi, enti etc…)
Arriviamo quindi all’art. 15 denominato: “Interventi in materia di tutele assicurative e di collocamento al lavoro”.
Un tema da sempre scottante e sentito nel settore è relativo al “quando” un lavoratore del nostro settore possa ritenersi coperto da assicurazione, proprio in virtù della natura aleatoria e precaria.
Mi riferisco per esempio ai casi di trasferte, day-off, allontanamento momentaneo (e giustificabile) dal luogo del lavoro etc. Bene, abbiamo cercato di capire meglio andando a riprendere i vari decreti citati.
Al punto 2 dell’art. 15 si legge la frase che abbiamo reputata la più importante e che recita “l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è estesa ai lavoratori di cui al comma 1 dell’articolo 34 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276” (link al decreto).
In questo decreto legge appena menzionato del settembre 2003, e nello specifico nell’articolo 34 e nel comma, vengono descritte - per farla breve – le tipologie contrattuali a orario ridotto, modulato o flessibile.
A tale decreto però verrebbe fatta un’aggiunta ad hoc (espressa nel disegno di legge in esame) che recita “il contratto di lavoro intermittente può, in ogni caso, essere concluso con riferimento alle prestazioni rese dai lavoratori dello spettacolo dal vivo”.
Questa frase sembrerebbe lasciare un ampio margine di arbitrio tra il contraente e il datore di lavoro, evitando di fatto di chiarire in modo esplicito e inequivocabile le modalità contrattuali. A voi la palla…
Saltiamo all’art. 21 che tratta di regolamentazione delle attività settoriali e nello specifico ci occupiamo, al momento, della sezione denominata “Circhi, spettacolo viaggiante, artisti di strada e spettacolo popolare”.
Ci sono un paio di punti che meriterebbero una discussione molto articolata tra le varie parti in causa.
Il comma F e il comma G parlano rispettivamente de “l'acquisto di nuovi impianti, macchinari, attrezzature e beni strumentali” e “la ristrutturazione di aree attrezzate”.
In questo caso l’unico augurio – o dovremo dire speranza – è che vengano definitivamente interpellate le persone realmente operanti nei settori specifici in modo da non disperdere energie e fondi in opere e investimenti non conformi o, nel peggiore dei casi, assolutamente inadatti agli scopi.
Ma la questione che sembra essere più spinosa, e ci guardiamo bene di dare giudizi in questo caso mancando dell’esperienza necessaria, riguarda la questione economica: i soldi!
Sempre protagonista è il famoso "FUS" Fondo Unico per lo Spettacolo, il meccanismo utilizzato dal Governo italiano per regolare l'intervento pubblico nei settori del mondo dello spettacolo (cinema, teatro, musica, etc).
A chi interessa consiglio di andare a leggere questo documento dove, tra le altre cose, a pagina 11 e 12 sono riportati alcuni grafici sull'andamento dei fondi istituiti dal FUS dal 1985 al 2007, ultimo anno preso in analisi. (link documento)
Questo significa che ancora una volta i soldi per promuovere, produrre e diffonder l'arte dello spettacolo dal vivo nel nostro Paese dipendono da Governi e Governanti di turno.
Ci affranchiamo dal fare considerazioni ulteriori in merito ma vi lasciamo anzi riportando una parte di uno degli ultimi interventi del' On. De Biasi (9 dicembre) alla Camera dei Deputati: "...La cultura, inoltre, è considerata solo una spesa e non certo un investimento. È stato bocciato fra gli altri - ovviamente come tutti quanti gli altri - l'emendamento per il ripristino del Fondo unico per lo spettacolo ai livelli del 2007. Parliamo di 550 milioni, davvero tanto poco".
"Vorrei vedere nel dettaglio tutte le voci che sono state aumentate in questa piccola e poi gigantesca finanziaria e se effettivamente sono voci che non avrebbero potuto e dovuto lasciare spazio alla cultura e al finanziamento dello spettacolo. Chiedevamo 550 milioni (un innalzamento bassissimo), pochissimi ma necessari per uscire dalla linea di sopravvivenza, perché di questo si parla. Le fondazioni lirico-sinfoniche drenano la maggior parte del Fondo unico per lo spettacolo e vivono la crisi più nera della loro storia. Il Ministro Bondi ha promesso la riforma da un anno e non è mai arrivata, ha promesso agevolazioni fiscali e non sono mai arrivate (per forza, sono mancate entrate e vorrei anche vedere che arrivassero!) e lo spettacolo è un dramma nel dramma. I teatri chiudono, i soggetti del comparto lirico e concertistico sono con l'acqua alla gola. Chiudono le orchestre, finisce la musica nel nostro Paese. Ebbene, credo che con tutte le trasmissioni televisive e le sollecitazioni che ci vengono dovrebbe essere obbligatorio porsi un problema morale, e cioè perché lo spettacolo e la cultura in questo Paese sono considerati il divertimento del re e non una attività produttiva e socialmente importante per la vita dei cittadini…".
Per il momento è tutto, ma non finisce qui...
