mercoledì 19 marzo 2008

Esserci o non esserci?

Il nostro gruppo si è affacciato al teatro la prima volta nel Maggio del 2004, con la regia e organizzazione di una gara canora in un grande teatro di Firenze. Da li l'idea di un vero spettacolo, e naque Amore, follia, morte a Notre Dame, di chiara ispirazione cocciantiana. Tutto quello che è successo dopo è storia recente, con all'attivo una ventina di rappresentazioni in un crescendo rossiniano fino ad arrivare quello che siamo oggi.

Già, ma cosa siamo oggi? Una domanda che mi sono più volte posto recentemente, a cui non ho trovato ancora risposta. Purtroppo nella città in cui vivo la mentalità borghese, chiusa, invidiosa, bugiarda, bottegaia e becera, si ripercuote in ogni settore del tessuto urbano, compreso il mondo dell'arte, nel senso assoluto della parola. Nella città di un tempo che fu, nascono mostri architettonici, il degrado delle nostre vie e del nostro centro è sotto gli occhi di tutti, e tutto questo all'ombra del Cupolone e del Campanile, e sotto lo sguardo severo di una sudicia statua di Messer Filippo Brunelleschi, e di un giovane David che guarda sconsolato il panorama della città da uno sbiadito Piazzale Michelangelo. E così l'arte in generale... Guardiamo le locandine appese per la città: a parte gli eventi dei grandi nomi, tutto il resto sono manifesti pieni di nomi e di sigle, che pubblicizzano eventi pro quello, pro questo, a favore di... con il contributo di... che in realtà rappresentano la volontà di un gruppo di persone o di amici che se la cantano e se la ballano da soli, tuttal'più con il solito pubblico composto dalle mamme, nonne e dalle zie, prese di peso dalla poltrona di casa e messe sulla più o meno comoda poltroncina del teatro di turno, ad assistere ad un improbabile spettacolo del nipote che si crede De Sica. Ma non è una critica verso chi fà questo, anzi... Chi sono io per giudicare l'arte popolare?
Giudico però l'atteggiamento della scarsa apertura mentale delle persone che si atteggiano a grandi artisti, che hanno la convinzione di essere bravi, e che leggono solo al loro libro. Parole, idee, snocciolate come acqua corrente ma fatti concreti neanche l'ombra. E allora giudico gli spettacoli minori dal punto di vista organizzativo, vere e proprie rappresentazioni alla "viva il parroco", senza uno stralcio di metodo e di classe. Giudico la scarsa disponibilità delle persone pronte a chiedere e mai a dare, giudico l'armiamoci e partite, giudico chi ti prende un braccio quando gli hai offerto una mano.... Ecco, io giudico...
L'8 Maggio a Prato saliremo ancora su un importante palcoscenico italiano, ancora una volta saremo li insieme a quelle poche o tante persone che compongono il nostro gruppo, ma sicuramente saranno la migliore crema di tutti quelli che ci hanno conosciuto e poi sono andati via. Saranno quelli che affronteranno ancora una volta il giudizio di una platea che non conoscono, e dell'applauso che non nascerà per parentela, ma nascerà dal sudore versato a provare e riprovare... Gli spettacoli per gli amici sono fatti per poi riunirsi a bere una birra. Gli spettacoli veri sono fatti per capire se siamo degni di essere chiamati semplicemente artisti...
Noi siamo gli artisti senza nome, e se leggendo queste poche righe ti sentirai di raccogliere la sfida, sali con noi sul palcoscenico e una nuova luce illuminerà il tuo cammino...

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