sabato 24 novembre 2007

I clandestini

Clandestino è colui che viaggia su di un mezzo di trasporto senza biglietto, oppure occupa abusivamente un posto in un luogo che sia uno stato o una casa, o nella visione più romantica delle cose, amarsi segretamente nel silenzio delle nostre vite, lontano dalla realtà. Noi artisti di strada siamo più vicini a questa descrizione, amiamo l'arte nella sua forma assoluta, non abbiamo confini ideologici, occupiamo, a nostre spese, luoghi sacri come teatri o palcoscenici, rubando ai depositari dell'arte, attimi che rimarranno indelebili nelle nostre menti.
Senza senso e clandestino, rischia di essere anche questo discorso se seguito così, ma essendo l'Istrione, dovevo trovare un aggancio per parlare di chi come noi tenta, non con pochi sacrifici, di mettere in scena l'arte all'ombra dei campanili, in mano ad arcidiaconi cattivi...
Ieri sera sono stato invitato da un caro amico a vedere l'ennesima rappresentazione del Notre Dame de Paris, e non essendo loro una compagnia "vera", ufficiale, la curiosità nasceva dal fatto che il tutto veniva rappresentato in un piccolo teatro accanto ad una chiesa, con i limiti ovviamente imposti dalla struttura. Essendo stato avviato alla comprensione del palcoscenico e di tutti i suoi trucchi dai maestri che collaborano con noi, non voglio stare a soffermarmi su discorsi puramente tecnici, ma voglio elogiare l'iniziativa presa da questi ragazzi, per la voglia di ricreare uno spettacolo che all'origine si compone di mega strutture, ma che con la volontà e l'impegno, può venir rappresentato anche nell'oratorio dietro casa. Costumi, trucchi, scenografie, elementi scenici, balletti, tutto realizzato da ragazzi che di giorno studiano, lavorano, e nei ritagli di tempo coltivano il sogno di non essere più clandestini di un palcoscenico, ma di essere loro stessi attori, macchinisti e tecnici. Casualmente il loro nome è "Compagniateatraleclandestini", che già li definisce tali, ma non per questo meritevoli di un luogo su cui esprimere arte, un palcoscenico donato da un comune, da una struttura statale, che offra loro un rifugio dove almeno per un giorno, possono stare lontani dalle trappole che ci offre la vita quotidiana. I baroni dell'arte rabbrivideranno a leggere tutto ciò, ma ho visto compagnie blasonate tirare avanti spettacoli con un centesimo di impegno rispetto a noi, avendo mezzi mille volte superiori, ma che non sanno infondere quella scintilla chiamata passione e amore...
Bravi ragazzi! "Per un giorno, su ogni testa o signoria" non siete stati poi tanto... clandestini...

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